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Fracking, dall’esaltazione all’incubo

L’altro giorno IlSole24Ore annunciava trionfalmente che gli Usa stavano diventando di nuovo esportatori di petrolio grazie alle tecniche del fracking. Una procedura devastante che consiste nell’infiltare acqua e altro nel terreno per spaccarlo e far uscire piccole quote di gas o petrolio (piccole in rapporto alla quantità di terreno distrutto). Geologi e ambientalisti contestavano questa tecnica preveden do terremoti nelle zone sfruttate.

E puntualmente… I residenti dell’Oklahoma, del Texas e del Kansas in questi giorni sono sempre più preoccupati per l’aumento dei terremoti, in due Stati che storicamente hanno avuto una bassissima attività sismica. Invetabile pensare che possano essere effetti collegati all’aumento del fracking per estrarre gas e petrolio dal sottosuolo. Proprio in quelle zone, del resto, e in poche altre, si sta procedendo da anni a “frackare” il terreno su estensioni enormi.
Tra gennaio e maggio – ha scritto il “Guardian” – l’Oklahoma ha registrato 150 scosse, anche se la maggior parte erano così deboli da non aver causato alcun danno. Adesso dopo anni di richieste le autorità di Oklahoma, Texas e Kansas hanno deciso di rivedere i dati scientifici sulla questione per dare una risposta ai cittadini.
I politici dei tre Stati si sono incontrati per la prima volta lo scorso marzo a Oklahoma City per confrontare i dati e iniziare un piano comune di analisi. L’industria del gas e del petrolio, con uno stuolo di tecnici e scienziati a busta paga, sostiene che non c’è un rapporto di causa-effetto tra le trivellazioni e i terremoti.

Ma non c’è soltanto questa controindicazione a far considerare il fracking una tecnologia che non cambia affatto i termini dell’equazione energetica globale. Numerosi studi sul campo stanno provando che la durata nel tempo dei “giacimenti” aperti in questo modo  è praticamente nulla. In un anno, al massimo in tre, la quantità di idrocarburi estratta diventa assolutamente irrilevante. E il pozzo chiude.

Gli altissimi costi di investimento per aprire questi impianti vengono coperti solo grazie alla “bolla speculativa” che Wall Street ha gonfiato nei confronti dei titoli di imprese energetiche. Ma il gioco segue il più classico degli “schemi Ponzi” (catena di S. Antonio), per cui si pagano gli interessi ai vecchi investitori conquistandone dieci volte tante di nuovi. A un certo unto, improvvisamente, il gioco finisce. Male.

Alcune articoli decisamente chiarificatori:

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-25/storica-decisione-dipartimento-commercio-stati-uniti-diventano-esportatori-petrolio-070405.shtml?uuid=AB9g4dUB

http://www.inventati.org/cortocircuito/2014/06/01/sta-per-scoppiare-la-bolla-del-gas-di-scisto/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/01/shale-gas-due-studi-con-il-fracking-al-massimo-due-anni-di-abbondanza/933976/

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