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Ucraina. Le truppe golpiste prendono Slaviansk

La bandiera nazionale ucraina è stata issata sul municipio di Slaviansk, finora bastione degli insorti dell’est dell’Ucraina contro il golpe nazionalista di febbraio a Kiev. Dopo mesi di duro assedio, bombardamenti e combattimenti la città sarebbe quindi stata riconquistata dalle forze di Kiev hanno annunciato il ministro della Difesa della giunta golpista, Valerii Gueletei, e il capo di Stato maggiore, generale Viktor Mujenko.

Gueletei e Mujenko hanno comunicato la notizia al presidente Petro Poroshenko che nella mattinata di ieri aveva dato l’ordine di rendere così manifesta la riconquista della città che potrebbe segnare una svolta nella cosiddetta “operazione antiterrorista” volta a riprendere il controllo delle zone insorte, le cosiddette Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.

“In questo momento, la bandiera nazionale è issata sul municipio di Slaviansk, in presenza di una formazione di soldati ucraini”, ha dichiarato Gueletei, citato in un comunicato della presidenza. Poroshenko si è congratulato con i soldati e ha chiesto che gli sia consegnata entro oggi una lista dei militari che si sono distinti nella riconquista della città di Slaviansk e delle località limitrofe di Mykolayivka e Semenivka.

I capi delle forze armate hanno inoltre informato il presidente che in previsione di una nuova operazione, una unità da ricognizione si trovava a Kramatorsk, 15 chilometri da Slaviansk, per verificare se la città, dove hanno ripiegato gli insorti secondo la televisione russa, era minata.

La riconquista di Slaviansk, uno dei bastioni nell’est, è di gran lunga il più importante successo militare delle forze ucraine dalla ripresa della missione bellica contro le regioni ribelli.
“La partenza dei combattenti è stata una sorpresa. Nessuno ne era al corrente. Questa mattina ho visto che non c’erano più militanti davanti al comune. Poi ho visto che non ce ne erano neanche davanti alle barricate e ai posti di blocco sparsi per la città”, ha dichiarato al telefono dell’Afp un abitante di Slaviansk, Kolia Tcherep.
Intanto a Donetsk il Primo ministro della repubblica del Donbass, Alexandr Borodai ha ammesso il ritiro dei suoi uomini da Slaviansk. “A causa della schiacciante superiorità numerica dell’avversario, i nostri combattenti sono stati costretti ad abbandonare le loro posizioni”, ha scritto Borodai sul sito ufficiale degli insorti di Donetsk. Oltre che verso Kramatorsk centinaia di combattenti avrebbero ripiegato verso Gorlivka, città di 260.000 abitanti situata 50 chilometri a sud est di Slaviansk.
Ieri, Igor Strelkov aveva lanciato un appello a Mosca affinché intervenisse affermando che senza il suo aiuto Slaviansk sarebbe presto caduta nelle mani delle forze di Kiev. Ma Putin non è intervenuto. «Che possiamo dire? Ci è stata data una speranza e ci hanno abbandonato. Erano belle le parole di Putin sulla difesa del popolo russo, della Nuova Russia (il nome della regione durante l’epoca zarista ripristinato recentemente per indicare insieme i territori di Donetsk e Lugansk, ndr). Ma non erano che parole», ha scritto sconsolato su Twitter Denis Pushilin, uno dei principali leader degli insorti. 
Testimoni locali hanno raccontato ad alcune agenzie di stampa di rastrellamenti casa per casa, di irruzioni con porte e finestre sfondate, di arresti indiscriminati e numerosi morti e feriti. La città è stata di fatto occupata e per molte ore non è stato permesso alle autorità sanitarie di intervenire per curare i feriti o condurli fuori dalla città le cui infrastrutture sono state fortemente danneggiate da mesi di bombardamenti con l’artiglieria e l’aviazione.

Nelle ultime ore forti esplosioni sono state udite anche nel centro di Donetsk, non è chiaro se a causa di combattimenti sul terreno oppure di bombardamenti.

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