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Southstream: Slovenia, Bulgaria e Ungheria con Mosca contro l’Ue

La Russia continua il pressing per fare avanzare il South Stream, progetto bloccato dalla Commissione europea e che sta diventando il fulcro della scontro tra Mosca e Bruxelles esploso dopo il sostegno occidentale al colpo di stato andato in scena a Kiev nel febbraio scorso. 

Ieri il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha incassato l’appoggio della Slovenia al nuovo gasdotto, mentre una controllata di Gazprom, la Tsentrgaz, si è aggiudicata la costruzione del tratto serbo del South Stream.
Gazprom ha annunciato che Tsentrgaz ha vinto la gara di appalto per la costruizone del tratto serbo e “sarà responsabile della fase preparatoria del progetto, della consegna degli equipaggiamenti e dei materiali, della formazione del personale e dell’entrata in fuzione del South Stream in Serbia”.

“Siamo convinti della necessità di rimuovere tutti gli ostacoli artificiali sulla via della realizzazione (del South Stream) e di agire in ottemperanza agli accordi intergovernativi già conclusi”, ha dichiarato Lavrov a Maribor. Un passo importante per Mosca visto il contropressing che Bruxelles e Washington sta esercitando sui paesi nei quali dovrebbe passare la nuova via del gas. Nei giorni scorsi il numero due dell’ambasciata statunitense a Lubiana aveva rilasciato un’intervista a un giornale locale “suggerendo” di rinviare la visita di Lavrov, un consiglio caduto nel vuoto.
Da parte sua la Commissione Ue ha chiesto alla Bulgaria la sospensione dei lavori per il South Stream, contestando la violazione delle norme del cosiddetto Terzo Pacchetto Energia, che prevede la divisone tra il ruolo di distributore e di fornitore del gas, cosa che esclude automaticamente il colosso del metano russo Gazprom. Ma la Russia, come ha fatto nuovamente notare ieri Lavrov, considera scorretta e inaccettabile l’applicazione delle regole del Terzo pacchetto in modo retroattivo rispetto agli accordi già firmati negli anni scorsi con i singoli Paesi aderenti all’Ue.
La Bulgaria ha comunque dichiarato di sperare che l’Ue cambi posizione. Il ministero degli esteri di Sofia “sostiene il progetto South Stream, sulla base della legislazione europea” e si dice convinto che “la Commissione europea consentirà di iniziare presto la sua costruzione”, ha detto il responsabile esteri bulgaro Kristian Vigenin nel corso di una conferenza stampa realizzata nei giorni scorsi dopo un incontro con il suo omologo russo.
Anche il premier ungherese Viktor Orban ha fatto sapere che il tratto ungherese del gasdotto sarà costruito, punto e basta. “Non possiamo dipendere dall’Ucraina per le nostre forniture energetiche”, ha detto Orban, che pure ha ribadito il suo sostegno all’Ucraina nel braccio di ferro economico e politico che la oppone alla Russia.
“L’Ungheria costruirà South Sream perchè vuole mettere in sicurezza il proprio approvvigionamento energetico. Non permetteremo che ci si possa ritrovare in una situazione in cui dipenderemo dall’Ucraina per l’approvvigionamento di gas”, ha detto Orban alla stampa a Belgrado, dopo un incontro con il premier serbo Aleksandar Vucic.
I si da parte di Ungheria, Slovenia e quelli più tiepidi di Bulgaria e Serbia seguono l’importante assenso del governo austriaco che il 24 giugno ha firmato un accordo con Gazprom per i 50 km di gasdotto nel territorio di Vienna.

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