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Atene: la troika vuole un taglio al diritto di sciopero

Dopo aver ordinato e ottenuto nei giorni scorsi la privatizzazione del 30% del capitale dell’azienda elettrica statale Dei, i rappresentanti della troika sono ancora ad Atene per imporre altri giri di vite. Anche oggi i rappresentanti di Fmi, Ue e Bce sono nella capitale ellenica per incontrare vari ministri della coalizione di governo tra Nea Dimokratia – centrodestra – e Pasok – socialisti – ai quali elencheranno una serie di misure da prendere.

Secondo i media locali, i rappresentanti della troika continuano a fare pressioni affinché vengano attuate prima possibile tutte le misure considerate indispensabili per il “risanamento dell’economia” e per poter sperare in un rapporto positivo in autunno, quando la troika tornerà ad Atene per una nuova valutazione della situazione. Se non saranno contenti, i delegati dell’establishment politico ed economico continentale non concederanno l’ok alle nuove tranche di aiuti. Un ricatto che dura da molti anni ormai, e i cui disastrosi risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Tra le questioni sulle quali i rappresentanti dei creditori internazionali – a Roma si dice “strozzini” – della Grecia insistono maggiormente vi sono la liberalizzazione dei licenziamenti nel settore privato, le modifiche alla legislazione sugli scioperi, l’accelerazione delle riforme strutturali e delle privatizzazioni, la liberalizzazione del mercato dell’energia e il licenziamento di 6.500 dipendenti del settore pubblico entro il 2014. Oggi sono in programma incontri fra i rappresentanti della troika con i ministri degli Interni, Argyris Dinopoulos, delle Infrastrutture, Mihalis Chrysochoidis, e del Lavoro Yannis Vroutsis e con il coordinatore per la lotta contro la corruzione, Ioannis Tendes. Da parte sua il governo greco insiste nella sua posizione di chiedere almeno qualche alleggerimento fiscale per i lavoratori e i pensionati in quanto, come sostiene, l’attuazione del bilancio dello Stato procede bene e con buoni risultati.
Che la troika accetti o meno qualche alleggerimento di facciata della pressione fiscale, fra le sue priorità vi è la modifica della legislazione in materia di sindacati e dei requisiti per la proclamazione e l’attuazione di uno sciopero. La richiesta, come sottolinea il quotidiano To Vima, se soddisfatta porterebbe ad un giro di vite assai consistente in materia di diritti garantiti dalla costituzione del paese. In base ad una relazione della Commissione Ue che guida le richieste dei rappresentanti della troika, il governo greco deve assicurare il diritto al lavoro (cioè il diritto dei dipendenti che non aderiscono a una protesta di potersi recare al lavoro facendolo così fallire), la promozione di relazioni costruttive tra i partners ed evitare eventuali “interruzioni non necessarie” al funzionamento delle imprese, assicurando nel contempo che i sindacati agiscano in conformità con le normative internazionali. Insomma una limitazione drastica del diritto di sciopero che ridurrebbe ancora di più le possibilità del popolo ellenico di frenare o almeno ritardare misure che negli ultimi anni hanno gettato milioni di greci in pasto alla disoccupazione, alla precarietà e alla povertà.

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