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Euro-Maidan, scontri e resa dei conti a Kiev

Dopo i violenti scontri di ieri nella piazza divenuta simbolo della protesta e ribattezzata dagli stessi manifestanti ‘Euro-Maidan”, stamattina nel centro di Kiev, a poche centinaia di metri da piazza dell’Indipendenza è esplosa una bomba, ferendo due passanti. 

E’ solo l’ultimo atto di una vicenda che sembra volgere verso una vera e propria resa dei conti all’interno della composita geografia dei gruppi nazionalisti di destra e di estrema destra, tutta interna al campo politico antirusso e filoccidentale che a febbraio ha ottenuto con la violenza la defenestrazione del presidente Yanukovich e del governo impropriamente definito ‘filorusso’ dai media di mezzo mondo.
Ieri quando in piazza si sono presentati alcuni vigili urbani e funzionari del comune, accompagnati da un nutrito gruppo di poliziotti e di soldati, imponendo agli occupanti di sbaraccare tende e barricate e di liberare finalmente lo spazio nel centro di Kiev occupato ormai da nove mesi, gli attivisti dei vari gruppi per lo più di ultradestra hanno risposto incendiando pneumatici, lanciando pietre e cercando di allontanare i reparti antisommossa con molotov e bastoni.
Questa volta il nemico non erano gli odiati ‘filorussi’, ma autorità elette o nominate dai golpisti negli ultimi mesi.
Si è trattato di uno scontro definito ‘fratricida’ da alcuni media ucraini, visto che i reparti antisommossa inviati a sloggiare ciò che restava di Euro-Maidan erano composti dai volontari dei battaglioni Kiev-1 e Kiev-2, formati da ex membri del servizio d’ordine della protesta ai tempi dello scontro con il presidente Yanukovich e ora assimilati all’interno delle forze di sicurezza.
Negli scontri sono rimasti coinvolti anche alcuni operai e i pompieri che erano stati inviati dal Comune per smobilitare le barricate erette nell’autunno scorso dai manifestanti e mai smontate nonostante i pressanti inviti del governo centrale e di quello municipale. Recentemente la Procura Generale Ucraina ha addirittura aperto un procedimento penale nei confronti dei responsabili del comune di Kiev accusato di non fare abbastanza per smantellare le barricate e togliere l’occupazione di una parte del Municipio e di altri edifici pubblici. E così il sindaco Vitali Klitschkó, uno dei leader della rivolta antigovernativa dei mesi scorsi e leader del partito nazionalista Udar, ha dovuto rompere gli indugi e ha deciso l’uso della forza.
La piazza è stata a lungo avvolta in un una nuvola di fumo acre sviluppatosi dagli pneumatici incendiati dai manifestanti e da alcune tende che hanno preso fuoco, mentre i volontari dei gruppi paramilitari agli ordini del comune si scontravano con poche centinaia di irriducibili appartenenti a gruppi di estrema destra come Samooborona (Autodifesa), Pravi Sektor (Settore destro) e i cosacchi.
Da capire ora se lo scontro di Kiev avrà ulteriori ripercussioni nei rapporti già altalenanti tra le forze governative e i gruppi paramilitari di estrema destra, inquadrati nella cosiddetta ‘Guardia Nazionale’ e impegnati nell’est del paese, a fianco delle truppe regolari, nella repressione delle popolazioni insorte contro il golpe di febbraio.

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1 Commento


  • alexfaro

    Cazzi loro ben gli stà,cosa credevano di continuare impunemente ad occupare il suolo pubblico,all’infinito?
    Come da regolamento:
    >L’ORDINE,ORA DEVE REGNARE SOVRANO NELLE PIAZZE DI KIEV!>
    “F.to BOMBAMA,WASHINGTON”
    un saluto
    Alexfaro
    un saluto

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