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Hollande svolta decisamente verso l’austerità

DImissioni lampo e rimpasto velocissimo. In pochissimi giorni Francois Hollande ha defestrato la “sinistra” del Partito Socialista, eliminandola dal governo. Le parole con cui Arnaud Montebourg – ex ministro dell’economia – aveva bocciato il “rigore” teutonico e dell’Unione Europea, invitando a “fare come Renzi” (!), hanno segnato una rottura irreparabile. Ora la Francia “socialista” ha rafforzato l’asse con la Germania di Merkel, ribadendo ancora una volta il proprio rifiuto a fare il “leader dei paesi mediterranei”.

Così facendo, però, ha accelerato le ragioni strutturali della propria crisi come paese. AL momento, infatti, la Francia è in recessione (non “tecnicamente”, visto che la sua crescita è a zero e non sotozero, ma sul piano della “fiducia” sì) e qualsiasi manovra tesa a ridurre sia il deficit (oltre il 4% quest’anno) che il debito pubblico si tradurrà immediatamente in “crescita negativa”.

Ma questa è la linea dell’Unione Europea e la Francia di Hollande non ha alcuna intenzione di opporsi. Il primo ministro Manuel Valls ha perciò sostituito il riluttante Montebourg con il rampantissimo e giovanissimo Emmanuel Macron. Che viene così descritto:

“Dialogo con le aziende e l’Europa, moderazione nelle parole e nei modi, fedeltà alla linea dettata dal duo Francois Hollande-Manuel Valls. Il neo ministro dell’Economia e dell’Industria francese, Emmanuel Macron, incarna alla perfezione i valori cardine del nuovo governo di Parigi, che l’Eliseo ha voluto «chiaro» nelle posizioni e saldato intorno ai principi di «coerenza e solidarietà». Diplomato dell’Ena, la prestigiosa Scuola della pubblica amministrazione francese (come tutti i principali politici francesi, ndr), Macron è uno dei consiglieri più fedeli e devoti di Hollande, fin dai tempi delle primarie del 2011, in cui lo sostenne attivamente, pur non essendo ufficialmente membro del partito socialista (una riprova del fatto che anche in Francia la classe dirigente è ormai sostanzialmente omogenea e “imprintata” dallo stesso “pensiero unico, al di là delle tesssere di partito in tasca, ndr). Nella campagna elettorale per le presidenziali del 2012 ha dato un contributo cruciale alla stesura del programma del candidato Hollande, insieme a quello che sarà da domani il suo vicino di ufficio a Bercy, il ministro (confermato) delle Finanze Michel Sapin. Entrato all’Eliseo nel 2012 come segretario generale aggiunto incaricato dei dossier economici, il trentaseienne ex banchiere d’affari da Rotschild (ma che coincidenza, no?, ndr) si è rapidamente ritagliato un ruolo di spicco nelle stanze del potere e ai tavoli negoziali.

Ha partecipato come sherpa ai lavori di preparazione di tutti i recenti meeting di G8 e G20, e della gran parte dei vertici europei, ma ha anche curato i rapporti, non sempre facili, tra l’Eliseo e i rappresentanti dell’industria e della finanza. Nei mesi scorsi è stato il principale artefice del ‘patto di responsabilità’, l’accordo tra governo e imprese incentrato sulla riduzione del costo del lavoro in cambio di nuove assunzioni.

La promozione di Macron a ministro dell’Economia traccia una traiettoria molto chiara per la futura politica economica di Parigi, che si allontana sempre più dalle posizioni della gauche socialista più classica, di cui il suo predecessore Arnaud Montebourg era invece alfiere perfetto, per andare verso un approccio più liberal, ‘amicò del mondo imprenditoriale e delle istituzioni finanziarie’ (insomma: un più omogeneo “governo delle banche”, ndr).

Non a caso, la sua nomina ha riscosso commenti positivi da parte di diversi top manager di grandi aziende, e forti critiche dal mondo sindacale e dall’estrema sinistra, in testa il leader comunista Pierre Laurent, che l’ha definita »consacrazione di una politica più a destra che mai«. La rottura con il precedente inquilino di Bercy è netta anche sul fronte del comportamento. Se infatti Montebourg era un istrione amante delle frasi ad effetto, caratteriale e certo non timido nel criticare i colleghi e addirittura il presidente, Macron è un uomo pacato, nei toni e nei modi, con una reputazione di abile negoziatore con grandi talenti di »seduttore politico«.

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