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Gruppo femminista ‘assalta’ l’aeroporto di Liegi: “basta armi a Israele”

Non sono le Pussy Riot, non se la prendono solo con i nemici dell’occidente e non si spogliano, e per questo le attiviste del collettivo belga LilithS non hanno avuto gli onori della cronaca, almeno nella maggior parte dei paesi europei.

Eppure sei di loro hanno letteralmente dipinto di rosso la hall dell’aeroporto di Liegi per protestare contro la collaborazione militare tra Bruxelles e Israele, riproducendo simbolicamente la carneficina provocata recentemente da Tel Aviv nella Striscia di Gaza. Una strage che, hanno voluto denunciare le attiviste – lo avevano fatto in precedenza anche 26 diverse organizzazioni non governative e associazioni – può contare sulla collaborazione del governo belga e sull’Unione Europea, che permettono che dall’aeroporto di Liegi transitino sistemi militari destinati a Israele.

Intorno alle 11.30 di martedì scorso sei ‘lilith’ – collettivo che sul suo profilo facebook si descrive come femminista, rivoluzionario e anticapitalista – sono arrivate nello scalo, tutte indossavano magliette con la bandiera della Palestina e slogan come “Il terrorismo è reale”, “Free Palestine”, “Euro-collabo” e Palestina, uno stato subito”. Hanno appeso un lungo striscione che recitava – in inglese – “Quante tonnellate di armi per fare così tanti litri di sangue” e poi hanno rovesciato sul pavimento un centinaio di litri di vernice rossa attirando naturalmente l’attenzione dei lavoratori dello scalo e dei passeggeri in transito.
LilithS ha denunciato che anche l’aeroporto di Amsterdam Schipol, in Olanda, è stato usato per far arrivare tonnellate di armi statunitensi a Israele poi utilizzate per massacrare i libanesi durante l’invasione del paese da parte delle forze armate di Tel Aviv. Secondo il collettivo dopo il 2005-2006 il transito di armi statunitensi dirette a Tel Aviv è stato prevalentemente spostato sull’aeroporto di Liegi dopo che lo stesso scalo aveva informato del passaggio continuo di rifornimenti militari per Israele.
In una nota il capo dell’ufficio stampa della società che gestisce lo scalo belga ha affermato che la notizia non risponde al vero e che denuncerà le attiviste di LilithS. Il gruppo ha risposto affermando che “l’oppressione del popolo palestinese è possibile solo perché la comunità internazionale, gestita dalle potenze europee e dagli Stati Uniti, la permettono”.

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