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Crisi: l’Ue ha impoverito spagnoli e greci e arricchito i tedeschi

Qualcuno nega, stupidamente, che la crisi esista davvero e sia in realtà una furbesca invenzione di qualche governo o di qualche banca che ha così trovato il modo di arricchirsi sulle spalle di decine di milioni di lavoratori che da anni pagano di tasca loro il ripianamento di un debito che, però, cresce in realtà sempre di più. Come se si cercasse di svuotare una barca che affonda con un cucchiaino mentre ogni onda la riempie di litri di acqua ogni volta.
Ma no, la crisi del capitalismo non solo esiste, ma è la più grave che questo sistema economico affatto perfetto affronta dall’inizio del secolo scorso.
Però è sicuramente vero che in questa crisi c’è qualcuno che ha giocato sporco. E’ proprio il caso di dire che, per continuare ad utilizzare la metafora di prima, “non siamo tutti sulla stessa barca”.
Basta leggere i dati diffusi dal Gruppo Julius Baer – ma sono solo gli ultimi in ordine di tempo, una ennesima conferma – per rendersi conto di come alcuni paesi, e alcune classi sociali in particolare, abbiano approfittato della crisi e dell’emergenza da essa creata in tutto il continente per appropriarsi di un’enorme fetta di ricchezza sottratta alle classi sociali meno abbienti e anche a quelle intermedie che, fino a qualche anno fa, pensavano di volare verso gli strati più alti della scala sociale.

I ricercatori del Julius Baer – la maggiore banca privata svizzera, mica un team di pensatori bolscevichi! – hanno prima compilato le liste delle attività finanziarie e delle proprietà di tutte le famiglie europee, quindi ne hanno sottratto i debiti arrivando così ad una stima finale delle loro ricchezze. La ricerca ha dimostrato quel che in realtà si sapeva già, cioè che la ricchezza privata in Europa ha raggiunto il livello più alto nel 2013 con 56 trilioni di euro (cioè 56mila miliardi) in totale, con un aumento del 17% rispetto all’anno precedente.
Ma questa apparente record della prosperità non corrisponde ad un quadro che in realtà è fatto di enormi diseguaglianze tra un paese e l’altro nonostante la propaganda dell’Unione Europea incensi questo polo imperialista in formazione come un elemento di promozione della giustizia sociale e dei diritti universali.
E allora si ‘scopre’ che i tedeschi sono complessivamente diventati più ricchi di due trilioni (duemila miliardi) di euro rispetto ai livelli pre-crisi, mentre il patrimonio complessivo di tutte le imprese elvetiche è cresciuto di un trilione.
All’altro estremo, nei Paesi del Mediterraneo – in particolare Spagna e Grecia – la ricchezza privata è letteralmente crollata. In totale, i patrimoni dei cittadini greci sono calati complessivamente del 23% rispetto ai livelli del 2007 e le famiglie greche hanno perso in tutto 170 miliardi di euro dall’inizio della crisi (dato che nasconde il fatto che un numero esiguo di cittadini di Atene si è parecchio arricchito rispetto all’inizio del crack).
E’ andata un po’ meglio, almeno per ora, nel nostro paese: in Italia la ricchezza dei risparmiatori è scesa complessivamente del 7%, passando da 8.900 a 8.300 miliardi di euro (-622 miliardi). Nel Regno Unito la ricchezza è diminuita del 2,1% rispetto ai livello pre-crisi, passando da 9.807 a 9.600 miliardi, in Francia è salita dello 0,2% anche se probabilmente la tendenza parla di una diminuzione rapida negli ultimi mesi e di una tendenza all’ulteriore ribasso nei prossimi.
Nello stesso periodo, le famiglie dello Stato spagnolo hanno invece perso addirittura il 28% netto delle ricchezze di cui disponevano prima del manifestarsi della crisi.
Dal punto di vista della distribuzione della ricchezza a livello di classi sociali, lo studio rivela che il 10% dei ricchi europei possiedono più della metà della ricchezza del Vecchio Continente e l’1% dei super-ricchi possiede addirittura il 27% della ricchezza europea. Il grosso della concentrazione di ricchezza appartiene a Germania e Austria, dove l’1% dei super-ricchi possiede rispettivamente il 35% e il 40% della ricchezza totale, contro il 21% dell’Italia e il 15% di Gran Bretagna, Grecia e Olanda.
Che è stata utilizzata dal nucleo dominante dell’Unione Europea per operare il più grande trasferimento di ricchezza che si sia mai visto in questo continente negli ultimi decenni attraverso una vera e propria rapina nei confronti dei paesi della periferia mediterranea e dell’Irlanda.
Se si potesse misurare la ‘democrazia’ e la possibilità di partecipare alle decisioni sulle questioni politiche e sociali come è possibile fare con la ricchezza economica, si vedrebbe che grazie alla gestione autoritaria della crisi da parte della Banca Centrale Europea, della Commissione Europea e dell’UE in quanto tale, i paesi ‘maiali’ sono stati letteralmente espropriati, con i livelli decisionali passati da Atene o Madrid o Roma fino a Berlino e Bruxelles. Un processo che in passato abbiamo descritto come di ‘gerarchizzazione’ all’interno del polo imperialista europeo con l’emersione di un’area di paesi dominanti e la creazione di una vera e propria periferia interna.

Qualcuno dirà: “si sapeva già”. Vero, ma repetita juvant. E comunque sono ancora in troppi a pensare che, nonostante tutto, sia sbagliato lavorare per la rottura di questo meccanismo infernale che è l’Unione Europea perché ciò romperebbe una presunta solidarietà tra le diverse classi lavoratrici del continente. Non sapendo però spiegare perché mai un lavoratore tedesco, che dalla crisi non ci ha perso e in alcuni casi ci ha addirittura guadagnato, dovrebbe mobilitarsi e lottare per ottenere un miglioramento economico e di vita per un suo ‘collega’ greco o catalano o portoghese o italiano…

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