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In Macedonia è caccia al comunista

Tome Adziev, il capo della commissione macedone per l’epurazione, ha fatto sapere nei giorni scorsi di aver inviato diverse lettere alle varie istituzioni statali dell’ex repubblica jugoslava per informarle del loro obbligo di licenziare dalla pubblica amministrazione quelle persone che siano state dichiarate “colluse” con il precedente regime comunista e i suoi apparati. Le lettere sono partite dopo che un tribunale questa settimana ha confermato molte delle decisioni controverse adottata dalla commissione stessa.

“Molte delle istituzioni statali non hanno ancora allontanato queste persone, ma dovranno farlo”, ha tuonato Adziev, aggiungendo che questo include i professori che lavorano nelle università pubbliche, nonché membri dell’Accademia macedone delle Scienze e delle Arti (MANU) e molti funzionari pubblici. “La legge è chiara; affermando che le persone indiduate come informatori del vecchio regime non possono ricoprire cariche pubbliche nè svolgere pubbliche attività” ha spiegato il leader della commissione per l’epurazione. Alle persone indicate dalla commissione statale come “informatori” (in realtà nella maggior parte dei casi si tratta semplicemente di militanti o dirigenti di organizzazioni comuniste al tempo dell’ex Jugoslavia) viene negato il diritto di ricoprire cariche pubbliche ma l’ex capo della Corte Costituzionale, Trendafil Jovanovski, indicato dalla commissione come colpevole di aver collaborato con il passato regime ha contestato la decisione in tribunale, affermando che anche adesso le persone vengono perseguite per motivi politici ed ha insistito sul fatto che la richiesta di licenziarle dai loro posti di lavoro, soprattutto se non sono titolari di importanti cariche pubbliche, aggiunge la beffa al danno.

“L’obiettivo di questo governo è quello di eliminare ulteriormente l’influenza pubblica di liberi pensatori e di persone progressiste che sono le più critiche rispetto al governo rimuovendoli dal lavoro – ha detto Jovanovski – in particolare, i professori universitari non possono essere licenziati dal lavoro perché non rivestono una carica pubblica, ma svolgono un servizio pubblico”.

Questa settimana ben 24 persone, tra cui molti personaggi pubblici di spicco, hanno perso la loro causa presso l’Alta Corte Amministrativa della Macedonia, presso la quale avevano presentato ricorso contro le decisioni della Commissione di dichiararli “collaboratori”. La corte ha respinto tutti gli appelli. Ora, dal punto di vista legale, a chi é stato colpito dai provvedimenti non rimane che rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Tra questi il ​​capo di “Open Society Institute Macedonia” Vladimir Milcin, che è una voce critica del governo, lo storico Kosta Balabanov e lo scrittore e uomo politico Paskal Gilevski. L’ultimo a essere bollato come “informatore” é stato lo storico più importante della Macedonia in epoca jugoslava e nei primi anni di indipendenza del paese, Ivan Katard’iev, che rigetta però ogni accusa.

Avendo la commissione per l’epurazione iniziato i lavori nel 2009, finora ha esaminato oltre 29.000 file personali e “scoperto” più di 140 persone che avrebbe collaborato con la polizia politica dell’epoca jugoslava, in cambio di vantaggi economici o per motivi ideologici. Il processo però da quando ha avuto inizio è stato segnato da polemiche, molte ONG per i diritti umani ed i gruppi di opposizione sostengono che il governo ha commesso numerosi abusi nell’applicazione della legge utilizzata per colpire alcuni intellettuali critici nei confronti del nuovo regime. Nel 2012, l’opposizione ha anche rimosso due dei suoi membri dalla commissione in segno di protesta. 

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