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Le petromonarchie del Golfo tornano “sorelle”

Accordo raggiunto, nella notte, a Riad, tra le monarchie petrolifere del Golfo, che dopo nove mesi di altalenanti trattative, tornano “sorelle” pronte a ristabilire piene relazioni diplomatiche.

E così i governi di Arabia Saudita, Emirati Arabi e Bahrein invieranno in Qatar i rispettivi ambasciatori dopo averli ritirati nel marzo scorso, segnale drastico che aveva evidenziato la crisi più grave mai registrata tra i paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg), blocco regionale creato nel 1981.
Seconda immediata conseguenza del raggiunto accordo, la conferma che l’annuale vertice dei leader dei sei paesi del Ccg – di cui fanno parte anche Kuwait ed Oman – si terrà il prossimo 9 dicembre a Doha, come deciso prima della spaccatura primaverile.
Il summit rischiava di saltare o comunque di non essere risolutivo, data l’esplicita indisponibilià di Riad, Abu Dhabi e Manama di recarsi nella capitale qatariota.
I tre paesi del Golfo non hanno mai fatto mistero del mal sopportato appoggio garantito dal Qatar ai Fratelli Musulmani, corrente politica messa addirittura fuori legge nei tre stati (anche se variamente supportata quando serve in altre regioni arabe), ed invece esplicitamente supportata dall’emittente satellitare qatariota Al Jazeera con alcuni dei suoi leader – compreso il capo spirituale Yousef Al Qardawi- ospitati nel piccolo emirato.
La prolungata insofferenza era diventata una crisi formale all’inizio di marzo quando diversi paesi avevano accusato Doha di non aderire ai principi e agli obiettivi su cui si fonda il Ccg e di interferire nella politica interna dei paesi vicini, sostenendo tra l’altro i Fratelli Musulmani in Egitto contro il regime militare supportato tra gli altri dall’Arabia Saudita.
La mediazione è stata condotta in particolare dal Kuwait nel tentativo di riavvicinare le parti, con un primo accordo raggiunto ad aprile con cui si stabiliva la creazione di una commissione che valutasse i comportamenti del Qatar.
Nonostante in questi mesi Doha abbia ripetuto che il peggio fosse passato e le “fraterne relazioni” ristabilite, i rapporti erano in realtà rimasti tesi e le relazioni diplomatiche sospese. E anche l’accordo raggiunto la notte scorsa non fa rientrare del tutto la rivalità tra alcuni dei componenti del Consiglio di Cooperazione del Golfo alle prese attualmente con l’intervento militare in Siria e in Iraq a fianco degli Stati Uniti e contemporaneamente con un altalenante sostegno ad alcune delle correnti più estremiste dell’Islam politico che la coalizione obamiana afferma di voler combattere.

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