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La delegazione romana a Suruc: “attentati a Kobane, Turchia complice dell’Isis”

“Fatelo sapere a tutti che i turchi ogni notte lasciano passare il confine ai convogli armati dell’Isis mentre i compagni curdi rischiano di saltare in aria sulle mine che l’esercito di Ankara ha sparso lungo la frontiera”.

E’ l’invito lanciato da Suruc, la città gemella di Kobane sul lato turco del Kurdistan, dalla delegazione di attivisti e attiviste arrivate nella località per portare la propria solidarietà al popolo curdo in lotta non solo contro gli islamisti dell’Isis ma anche contro un apparato statale turco sempre più complice delle milizie dello Stato Islamico.

Sul blog approntato per l’occasione – http://delegazioneromakobane.noblogs.org/ – e tramite alcune radio di movimento gli attivisti e le attiviste stanno rilanciando in queste ore quanto accade nella città di confine diventata negli ultimi mesi il luogo dove trovano rifugio decine di migliaia di profughi scappati dai territori invasi dalle milizie jihadiste, e dove arrivano centinaia di volontari curdi pronti a combattere per proteggere Kobane e le altre località del Rojava ma che nella maggior parte dei casi non riescono a superare una frontiera presidiata da circa dieci mila soldati di Ankara. Alcuni ci riescono, ma a rischio della propria vita, e alcuni giovani sono già stati uccisi nel tentativo di oltrepassare una frontiera artificiale che divide in due la propria terra. E la stessa sorte è toccata a molti combattenti o civili feriti dagli islamisti che, arrivati proprio da Kobane, si sono visti rifiutare il transito da parte delle autorità turche. Per le quali, non è un mistero, quelli del Pkk – e quindi anche del Pyd – sono “peggio dell’Isis”.

La delegazione arrivata da Roma si sta incaricando di diffondere quelle notizie che la stampa internazionale si guarda bene dal trattare. La moltitudine di giornalisti arrivati a Suruc nei mesi scorsi sono spariti, tornati alle loro faccende, Kobane non tira più…

Gli attivisti e le attiviste romane raccontano che ieri sera alle 21.00 un attacco da parte delle milizie di autodifesa curde, le Ypg e le Jpg, ha portato alla morte a Kobane di 13 miliziani dell’Isis tra i quali due ufficiali. Ma questa mattina gli islamisti si sarebbero vendicati con un micidiale attentato: “Questa mattina tra le ore 5:30 e le 6:00, due autobombe, fatte passare alla frontiera turca nella notte dai militari turchi, sono state fatte esplodere nel centro di #Kobane, controllato dalle unità di difesa #YPG-#YPJ. Il bilancio attuale è di 8 morti e 25 feriti quasi tutti civili, trasportati all’ospedale di #Suruc. Nell’operazione, ISIS ha preso il controllo di un magazzino alimentare all’interno della città”.

Nel corso della mattinata le informazioni si sono fatte più dettagliate: “L’isis ha tentato un’avanzata con artiglieria e uomini in forze. La resistenza degli uomini e delle donne dell’ypg/ypg ha tenuto le sue postazioni riuscendo anche a uccidere due ufficiali di alto livello delle truppe di Al Baghdadi. Alle 5:30 un autobomba passata dal confine turco è esplosa al check point che controllava la strada che dalla città siriana porta a #Suruc. Tre combattenti sono morti e diciasette sono i feriti. Il bilancio complessivo è di otto morti e oltre 25 feriti tra combattenti e civili. Le responsabilità del governo turco sono evidenti. Il progetto di una regione kurda autonoma ai suoi confini è inaccettabile. Ieri il capo della formazione fascista e ultranazionalista dei lupi grigi Devlet Bahceli si e recato a Dersim con il chiaro intento di provocare la comunità curda che ha risposto con violenti scontri costringendolo alla fuga. Un commisariato è stato dato alle fiamme e numerosi sono stati gli arresti e i feriti. Sembra che il processo di pace non sia negli interessi dell’establishment di Ankara”.

Alla notizia del massacro una parte della popolazione di Suruc, indignata dalla complicità omicida del regime turco con gli stragisti di Al Baghdadi, ha partecipato ad un improvvisato corteo che si è diretto verso il vicino confine, respinto però dai militari turchi schierati armi alla mano. A quel punto un nuovo corteo, racconta la delegazione romana, si è mosso verso il vicino villaggio di Mesher, dove si sono radunate circa 2000 persone.

Intanto secondo i nuovi aggiornamenti il bilancio delle vittime starebbe aumentando e l’ospedale locale sarebbe ancora pieno di feriti, per la maggior parte civili, alcuni in gravi condizioni. Secondo la ricostruzione di quanto avvenuto all’alba i soldati turchi avrebbero lasciato tranquillamente passare in territorio siriano il camion bomba, dietro ad un camion di aiuti alimentari. Il veicolo sarebbe poi esploso a Mursitpinar a poca distanza dal checkpoint controllato dai guerriglieri curdi. 

Nel corso della giornata lo stesso Governatore della provincia turca di Urfa, Izzettin Küçük, ha ammesso in un colloquio con il parlamentare dell’HDP İbrahim Ayhan che le bande  dell’ISIS si trovavano in territorio turco e da lì hanno attaccato Kobanê.

Nel pomeriggio l’esercito turco ha schierato i carrarmati sul confine minacciando lo sgombero dei villaggi curdi al ridosso della frontiera con la Siria, dove forte è anche la presenza di volontari internazionali.

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