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Messico. La polizia carica studenti, maestri e genitori dei desaparecidos, fermi e feriti

Che l’invio di oltre 3500 elementi della polizia federale nello stato del Guerrero non facesse presagire nulla di buono, lo avevano già anticipato i genitori e i compagni dei desaparecidos di Ayotzinapa, dicendo che non sarebbero venuti a cercare i normalisti scomparsi il 26 settembre o a colpire la delinquenza organizzata ma a reprimere il movimento. La conferma di questi cattivi presagi è arrivata nella nottata di sabato, quando una trentina di agenti ha aggredito un gruppo di familiari e di studenti a Chilpancingo, la capitale dello stato, con un bilancio di 17 feriti, uno dei quali in gravi condizioni.

Le tensioni sono iniziate attorno alle 4 di mattina nella piazza “El Caballito”, dove alcuni giovani stavano iniziando a preparare la logistica per il concerto “Una Luz en la Oscuridad” in programma a partire dalle 11 del 14 dicembre. Mentre stavano delimitando Avenida Insurgentes con delle transenne i giovani sono stati aggrediti verbalmente da alcuni agenti in borghese in evidente stato di ebbrezza.

In seguito, gli stessi elementi sono entrati nel vicino hotel Real del Sol, dal quale sono usciti in assetto antisommossa e, manganello in mano, hanno iniziato a caricare e a picchiare i giovani. Nel frattempo, avvisati dagli studenti aggrediti, sono giunti sul posto altri normalisti, insieme a genitori dei desaparecidos, docenti del sindacato CETEG (Coordinadora Estatal de Trabajadores del Educación) e membri del MSG (Movimiento Social Guerrerense).
Tutti insieme hanno iniziato ad accerchiare l’albergo per impedire l’uscita di altri poliziotti. A quel punto, l’arrivo di un gruppo di celerini a sostegno dei colleghi ha determinato altre violente cariche che hanno disperso i manifestanti, alcuni dei quali sono stati fermati dai poliziotti.

Verso le 7 normalisti, genitori e attivisti solidali si sono nuovamente raggruppati nella zona e ci sono state altre aggressioni con lanci di lacrimogeni. Durante gli scontri, un pick-up bianco ha attraversato l’avenida investendo e ferendo diverse persone (tre poliziotti e alcuni giornalisti e uno dei genitori). Una volta fermato, l’autista della camionetta ha estratto un’arma e, dopo aver minacciato quanti lo stavano accerchiando, si è dato alla fuga.

Il bilancio dell’operazione poliziesca è di 17 feriti, tra cui due familiari dei desaparecidos, studenti di Ayotzinapa e maestri della CETEG. Tra i casi più seri, il fotoreporter dell’emittente antagonista Regeneración Radio, cui è stato rotto un braccio e pare rischi di perderne la mobilità, lo studente Ernesto Cruz Flores, con frattura della mandibola, e Lambertino Cruz, padre di uno degli scomparsi, che ha la testa fratturata. I normalisti hanno in seguito dichiarato che la Croce Rossa locale ha negato attenzione medica ai feriti, i quali sono stati portati negli ospedali della zona.

Verso le 7.30, è iniziata una trattativa con le forze dell’ordine, le quali hanno riconsegnato ai manifestanti i professori fermati. Questi, visibilmente feriti, hanno denunciato di essere stati derubati di scarpe, cellulari e portafogli. La stessa sorte è toccata ai tre autisti degli autobus Estrella de Oro che avevano accompagnato i normalisti sul luogo, i quali pure, confusi con i docenti, sono stati aggrediti e derubati.

Al momento la tensione è ancora alta, tuttavia, nonostante l’aggressione della polizia, i normalisti hanno annunciato che il concerto in solidarietà con Ayotzinapa si terrà comunque alle 5 del pomeriggio.

 

Dopo le dichiarazioni del ministro dell’interno Osorio Chong, che ha sostenuto che non saranno tollerati ulteriori blocchi stradali e di altro genere nello stato del Guerrero, seguite da quelle del ministro della Marina Francisco Soberón, secondo il quale i parenti delle vittime sarebbero manipolate da gruppi di destabilizzatori, l’aggressione odierna è senza dubbio assai preoccupante e conferma una tendenza denunciata già a partire dai primi di novembre con le provocazioni all’UNAM e i tentativi di sequestro ai danni di studenti noti per il loro attivismo. A tutto ciò va aggiunta la recente riforma degli articoli 11 e 73 della Costituzione, i quali, mettendo in contrapposizione diritto alla mobilitá degli automobilisti e manifestazioni, mette seriamente in discussione il diritto alla protesta. Per questo, il portavoce dei normalisti Omar García ha invitato la società messicana e i solidali di tutto il mondo a mobilitarsi a favore del movimento e a mantenere alta l’attenzione sul tentativo del governo di reprimere la protesta.

* Da Città del Messico

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