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Il mondo ultrà in Egitto: tra repressione e resistenza

Gli Ultras, ovvero i gruppi organizzati dei tifosi, hanno rappresentato una componente influente della moltitudine rivoluzionaria egiziana nel 2011. La lunga esperienza degli ultras nei combattimenti con la polizia negli stadi ha aiutato i rivoluzionari ad ottenere molte vittorie sui reparti antisommossa nei primi giorni della sollevazione del 25 gennaio. La bravura nei combattimenti degli ultras non è comunque stato il loro unico contributo alla rivolta. Ancora più importante è stato il carattere carnevalesco della loro resistenza che ha trasformato la scena della protesta in qualcosa di più colorato, vitale, coreografico, e spettacolare.

Negli anni che sono seguiti alla rivolta del 25 gennaio, lo stato ha intrapreso misure punitive nei riguardi dei principali partecipanti. I giornalisti si sono trovati perseguiti, detenuti, e anche uccisi; i difensori dei diritti umani calunniati e minacciati, le loro attività limitate; gli attivisti politici detenuti senza accusa, oppure, quando incriminati, soggetti a dure condanne in tribunali descritti come fantocci giudiziari. Tutto questo è successo nel quadro di un vasto giro di vite contro gli anticonformisti religiosi e di genere.

Anche gli ultras hanno ricevuto la loro parte di punizione collettiva. I due più grandi gruppi del Cairo – gli Ultras Ahlawi e gli Ultras White Knigths, che supportano, rispettivamente, l’Ahli e lo Zamalek sporting club – hanno pagato un prezzo particolarmente alto. Gli ultras Ahlawi hanno vissuto un orribile massacro all’inizio del febbraio 2012, quando 72 tifosi sono stati uccisi nello stadio di Port Said, nel corso di scontri con i supporters dell’altra squadra. La polizia ed i soldati che erano presenti, non hanno mosso un muscolo per evitare questo massacro. La maggior parte degli ultras Ahlawi crede che questo sia stato un piano approvato dall’esercito e dal Ministro degli Interni per vendicarsi dei cori anti-esercito cantati nella partita precedente.

Il regime non ha dimenticato neppure i White Knights, arruolando il tristemente noto Murtada Mansour per lanciare una feroce campagna contro di loro. Funzionario statale dedito a condurre attacchi contro gli antagonisti politici, Mansour, una volta ha anche presentato una denuncia presso l’ufficio del pubblico ministero accusando il satirista Bassem Youssef di diffamazione della sua persona. In marzo, Mansour è stato eletto presidente dello Zamalek club. Da questa carica, e con il vivo supporto del mondo dei media che regolarmente demonizza gli ultras, Mansour ha dichiarato che i White Knights sono delinquenti  (shabab sayi‘a).

Già in febbraio lo stato aveva proibito agli spettatori di assistere negli stadi alle partite locali e qualche volta anche a quelle internazionali. Conseguentemente, la solo opportunità per i White Knights di vedere giocare la loro squadra è in allenamento. Dopo essere divenuto presidente, Mansour ha precluso ai White Knights di assistere agli allenamenti, dichiarando inoltre che gli ultras sono “terroristi” che non possono essere accettati all’interno delle cancellate. Arrivando addirittura ad elettrizzare le barriere che circondano il club per prevenire che gli ultras vi si arrampicassero. Mansour ha quindi provato a sostituire i White Knights pagando altri tifosi per supportare la squadra.

Per i tifosi “normali” può essere facile sopportare queste restrizioni, ma gli ultras le vivono come una minaccia esistenziale. La presenza agli allenamenti è uno dei più alti aspetti della popolarità di un club; infatti, questo è cosa differenzia una squadra popolare da una sponsorizzata dalle grandi imprese. Per i White Knights c’è anche un sentimento ulteriore: Zamalek è uno dei più cari club e farne parte è espressione di una particolare appartenenza di classe. La grande maggioranza degli ultras non sono membri del club, e formalmente non possono accedere all’impianto di proprietà della società, eccetto che per seguire gli allenamenti. Anche in queste occasioni, devono comunque passare attraverso un’entrata che permette l’accesso solamente al campo da gioco, e non agli altri servizi del club come ristoranti e piscine. Era un comune rituale per gli ultras andare ai campi della squadra a celebrare le vittorie oppure a protestare per dolorose sconfitte. Deprivati anche di un parziale accesso al club, gli ultras hanno iniziato a perdere il loro senso di appartenenza. 

Un altro fronte della campagna di Mansour è la sua dichiarata intenzione di vendere i campi di allenamento dello Zamalek club, lo stadio Zamoura, intitolato al leggendario giocatore Muhammad Hasan Hilmi, o semplicemente Hilmi Zamoura, che continuò ad impegnarsi per la squadra anche come presidente. I White Knights hanno sempre considerato questa storica sede come il loro punto di ritrovo. Mansour vuole abbatterlo e costruire un centro commerciale al suo posto. I White Knights hanno fortemente contrastato questa intenzione, rivendicando che Mansour sta cancellando la storia della squadra.

Da luglio ad ottobre, dozzine di appartenenti ai White Knights sono stati imprigionati su accusate orchestrate dal presidente del club. Appena la contesa si è fatta più aspra, molti hanno predetto che gli ultras avrebbero fatto un passo indietro, dato l’ambiente ostile e la mancanza di supporto da parte dei loro compagni. Gli ultras Ahlawi, per esempio, si sono ritirati dalla contesa dopo il massacro di Port Said, radunandosi solo alle partite e agli allenamenti della squadra. Al contrario i White Knights, come uno dei suoi leader ha detto, non hanno niente da perdere e così controbattono vigorosamente. Loro hanno organizzato proteste e flash mobs, rilasciando comunicati stampa su Facebook e scrivendo parodie che sbeffeggiano il presidente, che loro hanno battezzato il “cane del regime”. I loro sforzi sono culminati a metà ottobre quando hanno registrato un giovane tifoso che lanciava un sacchetto di urina e feci sopra Mansour. Il presidente ha dichiarato che il sacchetto conteneva acido, rivendicando un tentato omicidio. Con la loro costante pressione, i White Knights non hanno solamente imbarazzato Mansour, ma sono stati anche in grado di ottenere il rilascio della maggior parte dei detenuti contro ogni pronostico. Lo stadio Zamoura non è ancora stato venduto.     

L’originalità del repertorio ultras ha garantito loro queste vittorie contro le noiose e obsolete tecniche di repressione messe in campo dal club. Gli ultras sono ancora estromessi dalla maggior parte delle partite ed i White Knights non possono assistere agli allenamenti della loro squadra. Qualcuno di loro rimane dietro le sbarre. Ciononostante, le battaglie degli ultras per il loro diritti e la preservazione dei loro club come gli conoscono sono un invito a tutti noi a lottare per modificare cosa consideriamo ingiusto.

traduzione di Cortocircuito-Firenze

Fonte: http://www.merip.org/battle-egyptian-football-fans-against-dullness

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