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Bielorussia. Lukashenko rimpasta il governo, economia in difficoltà

Vladimir Putin ha ridotto all’osso le vacanze di fine anno dell’élite politica a Mosca: Aleksandr Lukashenko ha deciso di dare una “smerigliata” alla squadra di governo bielorussa. Kiev ha interrotto i collegamenti ferroviari con la Crimea: Minsk fa altrettanto a distanza di neanche ventiquattrore. La Bielorussia ha dato da subito, dal settembre scorso, la propria disponibilità a fare da intermediaria nei colloqui tra governo ucraino e Repubbliche del Donbass, accogliendo così i desiderata sia di Kiev che di Mosca; ma ora non manca di fare la voce grossa sulla questione della valuta da usare nelle transazioni tra Minsk e Mosca: niente moneta comune, ma euro e dollari sonanti.

Insomma, Aleksandr Lukashenko, perenne presidente (ma non è l’unico, tra i leader delle ex Repubbliche sovietiche: il kazakho Nazarbaev lo supera ampiamente) della Bielorussia dal 1994 fa sentire la voce del capo e rimpasta il governo a tre giorni dall’anno delle elezioni presidenziali e affinché si stappi lo champagne, ha detto, con il pensiero già rivolto ai compiti per il 2015, è necessario che, già da ora, chi sarà ministro sappia cosa deve fare e cominci a farlo “senza tentennamenti”, a partire dal presidente del consiglio.

Dunque, salta il vecchio primo ministro Mikhail Mjasnikovic e gli subentra il capo dell’amministrazione presidenziale Andrej Kobjakov, che non è proprio un novellino: nato a Mosca 54 anni fa, ingegnere aeronautico, ex vice premier, ex ministro dell’economia, ex ambasciatore a Mosca, ex rappresentante ai preparativi per l’Unione economica euroasiatica, la struttura che, per l’appunto, partirà il 1 gennaio. Sottoscritto lo scorso maggio, l’accordo sull’Unione euroasiatica tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan va nella direzione  di una parziale integrazione dell’area postsovietica che, a tappe diverse, va avanti dal 1995. A gennaio è prevista anche l’adesione dell’Armenia – sia a Unione economica che a Unione doganale – e poi del Kirghizistan.

Tornando a Minsk, cambio anche al vertice della Banca di stato, di alcuni ministeri e governatorati di regione: il tutto, si dice anche a Mosca, per far fronte a una situazione economica non proprio brillante. Lukashenko ha detto di essere pronto a lavorare con la nuova squadra di governo anche dopo le elezioni presidenziali del 2015, dando così per scontata la sua permanenza in sella, “anche se tutto il mondo sarà contrario”, come ha dichiarato. E ha anche detto di avere ancora “diversi uomini di riserva, che potrebbe mettere in campo dopo le presidenziali, per “tornire” la squadra che sosterrà l’esame di fronte al popolo”. Non c’è nulla “di eccezionale nel ricambio attuale”, ha detto; “per tradizione, nell’anno delle presidenziali, è consuetudine procedere a nuove nomine, rotazioni, sostituzioni di quadri a tutti i livelli: il popolo deve conoscere prima delle presidenziali la squadra che governerà in seguito, se il popolo ci sopporterà ancora”.

Perché i rischi di malcontento non sono pochi. Osservatori russi fanno notare che, se il rublo non gode di ottima salute, anche l’economia bielorussa non se la passa tanto bene, proprio in ragione della discreta dipendenza dell’export bielorusso dal mercato del grande vicino. Tanto che l’obbligo di vendita della valuta ricavata dalle esportazioni è stato portato dal 30 al 50%, con la prospettiva, annunciata dagli economisti di Minsk, di un 2015 non proprio roseo.

Dunque, insieme al primo ministro, gli altri avvicendamenti riguardano il vecchio ministro dell’economia Nikolaj Snopkov, che diventa ora vice capo dell’amministrazione presidenziale; al suo posto è subentrato Vladimir Zinovskij. Avvicendamenti anche ai ministeri dell’industria, dell’istruzione, delle finanze e al Comitato statale per il demanio, che si sommano ai precedenti ricambi ai vertici di economia, difesa, abitazioni, informazione e Comitato per il controllo di stato. Sostituiti anche i governatori delle regioni di Brest, Vitebsk e Mogilëv (la prima confinante con la Polonia e le seconde con la Russia) e il Sindaco di Minsk.

E per non far torto a nessuno, Minsk, dopo che Kiev ha chiuso il collegamento ferroviario con la Crimea (sulla questione della penisola che, con un referendum, ha deciso l’unione alla Russia, le posizioni bielorussa e ucraina non si differenziano più di tanto), ha sospeso i treni tra Minsk e Simferopoli, ufficialmente adducendo “ragioni di sicurezza”: i convogli in partenza dalla capitale bielorussa si fermano a Gomel, una settantina di chilometri a nord del confine ucraino e non vanno oltre. Come dire che il rapido Roma Berlino arriva fino a Vipiteno e lì si ferma.

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