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L’estrema destra ucraina: dai battaglioni al parlamento

Quando nelle ultime ele­zioni in Ucraina si è sco­perto che Svo­boda, par­tito di estrema destra, non aveva supe­rato la soglia del 5%, alcuni gior­na­li­sti nostrani ave­vano spe­ci­fi­cato che que­sta noti­zia smen­tiva «l’allarme neo­nazi» in Ucraina. Pigi Bat­ti­sta – noto «esperto» di cose ucraine e russe — dopo le ele­zioni (pre­si­den­ziali) di mag­gio, pre­ce­denti a quelli di otto­bre, aveva twittato 

 

Al di là delle «pro­fonde ana­lisi», la verità rac­conta un’altra sto­ria: l’importanza della destra nelle pro­te­ste di Maj­dan non è negata da nes­suno, spe­cie dai media internazionali.

Sap­piamo bene che la forza di un’organizzazione para­mi­li­tare in piazza conta, al di là del risul­tato elet­to­rale suc­ces­sivo, soprat­tutto in un paese in guerra e diviso. Inol­tre, anzi­ché fer­marsi ai sem­plici dati elet­to­rali, sarebbe stato neces­sa­rio appro­fon­dire, giu­sto per ren­dersi conto di almeno un paio di cose. In primo luogo che oggi quasi tutti i rap­pre­sen­tanti più noti dei gruppi di estrema destra sono in par­la­mento o rico­prono cari­che pub­bli­che rile­vanti (come ad esem­pio quella di capo della poli­zia di Kiev).

In secondo luogo si appu­re­rebbe un dato impor­tante: che di espo­nenti dei gruppi «di movi­mento» di estrema destra, erano far­cite le liste di quasi tutti i par­titi poli­tici ucraini che si sono pre­sen­tati alle ultime ele­zioni poli­ti­che; tutti par­titi con­trad­di­stinti da vena­ture popu­li­ste, nazio­na­li­ste e patriottiche.

I gruppi più noti della destra ucraina, Svo­boda e Set­tore Destro, pro­ta­go­ni­sti della Maj­dan, hanno quindi perso una sorta di bat­ta­glia poli­tica, sopraf­fatti dalla capa­cità di altri par­titi di assi­cu­rarsi parte del loro elet­to­rato, gra­zie ad un pro­gres­sivo spo­sta­mento a destra di tutte le forze poli­ti­che nazio­nali ucraine. Altro che scom­parsa, si è trat­tato di una rior­ga­niz­za­zione, alla luce della nuova situa­zione in cui versa il Paese.

L’Unione Patriot­tica

Andriy Bile­tsky capo dell’Unione Patriot­tica, gruppo neo­nazi mem­bro della fami­glia di estrema destra allar­gata della Natio­nal Socia­list Assem­bly, era anche capo del noto «bat­ta­glione Azov» ed è stato eletto in par­la­mento l’ottobre scorso.

L’Unione Patriot­tica, secondo alcuni esperti inter­na­zio­nali sulle destre nell’Europa orien­tale e in Rus­sia, come Anton She­ko­vo­tsov, visi­ting fel­low all’Institute for Human Scien­ces di Vienna, avrebbe sop­pian­tato le sto­ri­che for­ma­zioni di destra ucraine, pro­ta­go­ni­ste della Maj­dan. L’Up non avrebbe par­te­ci­pato alla Maj­dan per un motivo molto sem­plice: i pro­pri rap­pre­sen­tanti più noti erano in car­cere e sareb­bero stati libe­rati solo dopo la «Rivoluzione».

A que­sto si vanno ad aggiun­gere più fat­tori, respon­sa­bili del crollo elet­to­rale delle sto­ri­che forze di estrema destra.

La loro scon­fitta elet­to­rale non nega la rile­vanza nei fatti della Maj­dan, né pone in dif­fi­coltà un’estrema destra che anche a causa di legami rela­zio­nali ed eco­no­mici con chi è al potere oggi in Ucraina, rico­pre ancora ruoli chiave (ed è capace di creare sistemi eco­no­mici basati sulla sicu­rezza e su com­merci ille­gali, oltre ad assi­cu­rare la capa­cità di inti­mi­dire tanto gli atti­vi­sti di sini­stra, quanto gli atti­vi­sti lgbt ucraini, menando duro come da tradizione).

Par­tiamo dal dato elet­to­rale: per­ché Svo­boda e Set­tore Destro hanno otte­nuto risul­tati nega­tivi alle ele­zioni (Svo­boda, non ha supe­rato lo sbar­ra­mento al 5 per cento)?
Secondo She­ko­vo­tsov i motivi sono vari: Svo­boda, fino alla cac­ciata di Yanu­ko­vich era il prin­ci­pale par­tito di oppo­si­zione al vec­chio oli­garca, come con­fer­mato dai buoni risul­tati alle ele­zioni del 2012. Con la Maj­dan e la scon­fitta di Yanu­ko­vich è venuto meno uno dei motivi del suo suc­cesso, uni­ta­mente ad un altro fatto: lo scon­tro con la Rus­sia ha tolto a Svo­boda il paten­tino di unico gruppo «patriot­tico» in circolazione.

Popu­li­smo e patriot­ti­smo sono diven­tati il sim­bolo di ogni rag­grup­pa­mento poli­tico ucraino e l’estrema destra si è così persa e distri­buita tra tutti i par­titi. Nel par­tito di Yatse­niuk, il pre­mier attuale e del post Maj­dan, «mili­ta­vano» Bilie­stky e Vadym Troyan, espo­nenti di rilievo del noto bat­ta­glione mili­tare Azov, dichia­ra­ta­mente neo­na­zi­sta e con­si­de­rato for­mato da cri­mi­nali da guerra da diversi rap­porti di Amne­sty (non solo Azov, qui il report sul bat­ta­glione Aydar).

«Pre­sumo che gli elet­tori più mode­rati siano tor­nati a votare per le forze nazional-democratiche — ha scritto She­ko­vo­tsov — come il Fronte Popo­lare. Parte dell’ex elet­to­rato di Svo­boda sem­bra essere andato a Set­tore Destro e al Par­tito Radi­cale di Lya­shko. L’inclusione di que­sti due par­titi nella cate­go­ria di estrema destra è prov­vi­so­ria. Come par­tito poli­tico, Set­tore Destro è oggi molto diverso dal movi­mento che con lo stesso nome si è for­mato durante il 2014; il par­tito è meno radi­cale del movi­mento; il Par­tito Radi­cale di Lya­shko è peri­co­lo­sa­mente popu­li­sta ed è una tipica forza anti-establishment. Tut­ta­via, sia Set­tore Destro sia il Par­tito Radi­cale sono mem­bri di un’estrema destra mino­ri­ta­ria». In ogni caso, il lea­der di Set­tore Destro Dmy­tro Yarosh è stato eletto in par­la­mento. Così come Bile­tsky e Troyan. O come Ihor Mosiy­chuk, eletto nel Par­tito radi­cale e com­pa­triota di Biletskiy.

Secondo Hro­mad­ske, media nazio­na­li­sta, ma ottima fonte sull’Ucraina, «ha una sto­ria lunga e ben docu­men­tata di par­te­ci­pa­zione a movi­menti di estrema destra che risale alla metà degli anni 1990. Prima di entrare nell’Unione Patriot­tica è stato mem­bro del Par­tito nazio­nal­so­cia­li­sta, che sarebbe poi diven­tato Svo­boda nel 2004». Prima di essere eletto come rap­pre­sen­tante del Con­si­glio comu­nale di Kiev, e poi depu­tato al par­la­mento ucraino, come mem­bro del Par­tito Radi­cale, Mosiy­chuk fu per breve tempo un vice coman­dante del bat­ta­glione Azov.

Ami­ci­zie sto­ri­che
Secondo in comando nel «Bat­ta­glione Azov», il tenente colon­nello Vadym Troyan è stato nomi­nato capo della poli­zia di Kiev. Troyan ha otte­nuto que­sta carica diret­ta­mente dal mini­stro dell’interno Ava­kov, lo scorso 31 otto­bre. Le cause? Secondo Ava­kov, Troyan, «ha dimo­strato pro­fes­sio­na­lità e corag­gio durante le azioni e i com­bat­ti­menti della cam­pa­gna anti ter­ro­ri­smo nelle regioni orientali».

Vadym Troyan è mem­bro dell’Unione Patriot­tica, non­ché ex mem­bro del «bat­ta­glione Azov», «patro­ci­nato» dal vice mini­stro Anton Gera­schenko e da Arsen Ava­kov. «Per­ché – si chiede il pro­fes­sor She­ko­vo­tsov — il mini­stero dell’Interno ucraino pro­muo­vere i lea­der di un’organizzazione neo­na­zi­sta? Né Ava­kov né Gera­sh­chenko sono neo-nazisti. La spie­ga­zione sem­bra risie­dere nel loro pas­sato e in una sini­stra idea di clientelismo».

Ava­kov, Bile­tskiy e Troyan pro­ven­gono da Khar­kiv e si cono­scono almeno fin dal 2009, quando Ava­kov era ancora gover­na­tore della regione. «A Khar­kiv, ha scritto She­ko­vo­tsov, il Pu è stato coin­volto in atti­vità discu­ti­bili, che vanno da attac­chi con­tro i com­mer­cianti viet­na­miti, alla chiu­sura di imprese». Gli atti­vi­sti del Pu si distin­sero per favori ad amici di Ava­kov, for­nendo anche la sicu­rezza per le pro­te­ste a Khar­kiv del Blocco di Yuliya Tymo­shenko (a quel tempo Ava­kov era a capo dell’ufficio regio­nale del BYuT).

«Il coin­vol­gi­mento di oggi dei lea­der Pu nella poli­zia ucraina è gui­data dalla fidu­cia di Ava­kov nell’organizzazione con cui ha lavo­rato in pas­sato. Ava­kov sem­bra anche cre­dere nella fedeltà per­so­nale del bat­ta­glione di Azov uti­liz­zato come una sorta di eser­cito pri­vato per motivi di lavoro o politici».

Ed è stato pro­ba­bil­mente Ava­kov che ha sug­ge­rito a Poro­shenko di con­ce­dere la cit­ta­di­nanza ucraina al mem­bro bie­lo­russo del bat­ta­glione Azov, Ser­gey Koro­t­kikh già coin­volto nei movi­menti neo­na­zi­sti in Bie­lo­rus­sia e Rus­sia a par­tire dalla fine del 1990.

Vanno bene tutti i neo­nazi, per­fino quelli di dop­pia cit­ta­di­nanza russa e bie­lo­russa. E invece di scom­pa­rire, i lea­der sono entrati in parlamento.

* Il Manifesto 30/12/2014

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