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Democrazia occidentale: retata di avvocati baschi, sedici arresti per terrorismo

Lo Stato Spagnolo non ha mai avuto bisogno di qualche “11 settembre” – anche se certo, le Torri Gemelle e poi la strage alla stazione di Atocha e ora il massacro di Charlie Hebdo hanno fornito un sostanziale aiuto – per portare avanti una “lotta contro il terrorismo” che in realtà è un giro di vite continuo e inesorabile, contro i più elementari diritti politici e civili dei propri cittadini. Lotta armata o tregua, scontro frontale o negoziato non ha mai fatto alcuna differenza per le istituzioni ereditate dal franchismo. Che l’ETA sia da più di cinque anni inattiva e sul punto di consegnare le armi – manca un ok da parte di Madrid che evidentemente è il governo spagnolo a non voler dare per non perdere un succulente argomento, la “lotta al terrorismo” appunto – non sembra avere alcuna importanza per Mariano Rajoy e i suoi giudici.
Che stamattina, a poche ore dalla grande manifestazione che a Bilbao ha visto scendere in piazza circa 80 mila persone in una marcia che chiedeva, per l’ennesima volta, il rispetto dei diritti dei prigionieri politici – il rimpatrio, la scarcerazione di quelli gravemente malati e di quelli che hanno scontato i tre quarti della pena – hanno ordinato alla Guardia Civil di scatenare una maxioperazione che ha portato all’arresto di almeno sedici persone legate al movimento indipendentista e alle organizzazioni per i diritti umani.
Pericolosi terroristi? Macchè, avvocati. Avvocati baschi però, e quindi per le istituzioni spagnole un po’ terroristi come in fondo in fondo lo sono tutti i loro concittadini. L’accusa nei confronti degli arrestati è proprio “appartenenza a organizzazione terrorista”. E poi i giudici hanno aggiunto anche le accuse di “riciclaggio di capitali” e altri reati di natura fiscale.
In certi contesti non serve neanche essere islamici per finire nel mirino di uno stato e dei suoi apparati repressivi. 
Stamattina all’alba centinaia di poliziotti hanno letteralmente assaltato decine di abitazioni private e studi legali in diverse città basche (questi ultimi a Iruñea, Hernani e Bilbao) e si sono portati via sedici persone. Tra queste dodici avvocati attivi nella difesa dei militanti della sinistra indipendentista e quattro “tesorieri”. Tra coloro che sono finiti in manette, secondo la stampa progressista basca, ci sono Arantxa Aparicio, Aiert Larrarte, Onintza Ostolaza, Ainhoa Baglieto, Atxarte Salvador, Kepa Manzisidor, Jaione Karrera, Ane Ituño, Amaia Izko, Haizea Ziluaga, Eukene Jauregi e Alfontso Zenon. Tanto per capire dove va lo stato di diritto europeo, al quale quello spagnolo potrà offrire sicuramente utili suggerimenti “post Charlie Hebdo”, da notare che Izko (che è anche una delle portavoci del partito di sinistra Sortu), Jauregi e Ziluaga sono stati arrestati a Madrid dove si trovavano per difendere 35 militanti baschi che a partire da oggi dovevano essere processati dall’Audiencia Nacional. Il passaggio a fine anni ’70 dalla dictadura alla dictablanda è stato così indolore che il Tribunal de Orden Publico inventato da Francisco Franco non ha dovuto neanche cambiato il suo indirizzo. I 35 sotto accusa – il processo è stato sospeso vista l’assurda situazione determinata dalla maxiretata – sono tutti dirigenti politici ed ex eletti di Batasuna, del Partito Comunista delle Terre Basche e di Azione Nazionalista Basca, anche loro naturalmente accusati di “appartenenza a organizzazione terrorista”.
Mentre scriviamo è arrivata anche la notizia che gli agenti con i passamontagna hanno anche perquisito la sede di Bilbao del sindacato Lab e da fonti di stampa si apprende che nel mirino della maxioperazione c’è anche Iñaki Goioaga, che però gli agenti non hanno potuto – ancora – arrestare in virtù dell’immunità che gli concede la sua condizione di senatore del Regno.

Dura la denuncia del parlamentare della sinistra basca al parlamento regionale di Gasteiz, e avvocato, Julen Arzuaga, che su Twitter ha scritto: “è una risposta miserabile alle richieste di rispetto dei diritti umani e alle ansie di libertà del nostro popolo”. 

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