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La Siria accusa: “la Turchia partner diretto dei terroristi islamisti”

L’ammissione di Ankara che Hayat Boumedienne, la vedova di uno degli autori degli attacchi terroristici in Francia, è passata dalla Turchia in Siria nonostante fosse monitorata dalle autorità di Ankara, conferma che la Turchia é “un partner diretto” dei terroristi “nel versare il sangue di innocenti in Siria e in tutto il mondo”. A lanciare l’accusa è il ministero degli Esteri di Damasco.
Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha confermato che la giovane francese di origine algerina Hayat Boumedienne, vedova del jihadista Amedy Coulibaly, da alcuni giorni ricercata dalla polizia francese, è passata dalla Turchia in Siria l’8 gennaio. La donna era giunta in Turchia, con un volo da Madrid a Istanbul, il 2 gennaio scorso. Queste informazioni sono state comunicate nei giorni scorsi dai servizi segreti turchi del Mit all’intelligence di Parigi, secondo la stampa di Ankara. Il quotidiano Zaman ha precisato che Boumedienne, 26 anni, ha trascorso la prima notte in Turchia in un hotel di Kadikoy sulla sponda asiatica di Istanbul, con un altro francese di origine nordafricana, Mehdi Sabry Belhoucine.
Ma il governo turco non ci sta. Non si può puntare il dito contro la Turchia per aver lasciato che Hayat Boumeddiene raggiungesse la Siria passando per Istanbul prima degli attentati della settimana scorsa nella capitale francese. Lo ha detto il Primo ministro turco Ahmet Davutoglu, citato dal sito di Le Figaro, sottolineando che le autorità turche non avevano ricevuto informazioni per poter respingere la donna alle sue frontiere.
La Turchia, ha affermato il premier di Ankara prendendo la parola a Berlino, in una conferenza stampa congiunta con la cancelliera tedesca Angela Merkel, ha già rifiutato l’ingresso nel suo territorio a 1.500/2.000 cittadini stranieri i cui nomi figuravano su una lista nera di 7.000 individui fornita da agenzie di intelligence internazionali. Circostanza che però nessuna fonte indipendente ha finora confermato e che suona come una presa di distanza di comodo dal sostegno finora accordato agli integralisti dell’Isis e di altre organizzazioni estremiste sunnite che in territorio turco possono contare su infrastrutture e finanziamenti, oltre che su un’estrema tolleranza da parte delle autorità del paese. 

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