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Tokio: spese militari record e proiezione militare internazionale

Equivalente a 42 miliardi di dollari – 36 miliardi di euro – e superiore al 5% dell’intero bilancio pubblico, il nuovo budget giapponese per la Difesa appena approvato dal governo è il maggiore di sempre e il terzo di crescita consecutiva, in aumento del 2,8% rispetto al precedente. Il bilancio deve ancora ricevere l’avallo del parlamento ma vista l’ampia maggioranza di cui gode l’esecutivo non sono previste sorprese nonostante la grave recessione con la quale il paese sta facendo i conti.

La scelta segnala una chiara volontà del governo nazionalista di Shinzo Abe  di avere un ruolo di primo piano in Estremo Oriente ed una proiezione egemonica finora annunciata ma che Tokio non era in grado di sostenere, e che porterà sicuramente il paese a confliggere con Pechino e gli altri paesi dell’area, compresi alcuni di quelli che orbitano nell’area di influenza di Washington. D’altronde non pochi leader nazionalisti nipponici giustificano la necessità che il Giappone diventi una potenza militare affermando che l’inevitabile indebolimento della capacità di intervento militare statunitense in Estremo Oriente dovrà essere accompagnato dal rafforzamento delle capacità di Tokio per non lasciare campo libero alle spinte di Pechino.
Per ora entro i limiti – più volte forzati – segnati dalla costituzione e dalla legislazione “pacifista” imposte dai vincitori a Tokio dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, in attesa che Abe e il Partito Liberaldemocratico riescano a realizzare le sostanziali modifiche in cantiere, le nuove norme approvate dal governo nazionalista consentono già a Forze di autodifesa (eufemismo che indica le Forze Armate) e all’industria bellica nipponica una presenza esterna all’arcipelago. Almeno in aree o situazioni che non collidano con gli interessi degli alleati e con i trattati e convenzioni internazionali.

Velivoli per il pattugliamento marittimo, aerei a decollo verticale co-prodotti con gli Stati Uniti, veicoli anfibi e droni sono al centro delle spese belliche previste, motivate dal governo e in particolare dal ministro della Difesa giapponese Gen Nakatani con la “necessità di proteggere l’arcipelago dall’espansionismo cinese e dalla minaccia nordcoreana”, ma che per gli oppositori sia interni sia esterni indica una chiara volontà nazionalista e militarista dell’esecutivo nipponico riconfermato al suo posto da un recente passaggio elettorale.
Il piano prevede, tra le altre cose, l’acquisto di 20 aerei da ricognizione P-1, di altri cinque aerei ibridi V-22 Osprey e di sei caccia stealth F-35. Inoltre, il ministero della Difesa ha in programma l’acquisto di droni, di 30 veicoli anfibi e di investire in un sistema di difesa missilistica da sviluppare anche questo in collaborazione con gli Stati Uniti.

Nel progetto di rilancio quinquennale delle Forze di autodifesa di cui il budget annuale è il primo contributo, è prevista anche la creazione di un corpo di specialisti della Marina, sulla falsariga dei marines statunitensi, che possano intervenire in teatri di conflitto particolari. Come potrebbe essere quello delle isole Senkaku/Diaoyu, contese con la Cina e da questa rivendicate con crescente decisione.

Il pacchetto-difesa è parte del bilancio governativo per il prossimo anno fiscale che prevede anche ingenti stanziamenti sociali nel tentativo di risollevare i consumi e di ammorbidire le proteste di alcuni settori politici e sociali che pur non essendo di per sé contrari all’aumento delle spese militari fanno notare che la priorità dovrebbe essere la spesa sociale. 

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