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Grecia: il panico irrompe in campagna elettorale

A poco più di una settimana dalle elezioni politiche anticipate, in Grecia non accenna a diminuire la tensione tra i partiti e i loro leader mentre prosegue e si intensifica in tutto il Paese la campagna elettorale con manifestazioni e comizi. Giovedì sera il leader del partito di governo Nea Dimokratia, il premier Antonis Samaras, parlando nel quartiere popolare ateniese di Peristeri, si è detto disposto dopo le elezioni a collaborare con tutte le forze filo-europee. “Nel caso in cui il mio partito vincesse le elezioni – ha detto Samaras – io cercherò la collaborazione di altre forze filo-europee. Di fronte a me però – ha aggiunto – si trova un partito, Syriza, che pochi giorni fa ha chiesto di collaborare con il Partito Comunista di Grecia e con Antarsya, due partiti che sono contro l’Unione europea”. Da parte sua, Evanghelos Venizelos, vice premier e leader del Pasok – altro partito di governo – parlando a Iraklion (Creta) ha detto che il suo partito potrebbe collaborare con Syriza solo sulla base di un accordo per una “strategia nazionale”. “Siamo disposti a collaborare con Syriza – ha detto il vice premier – ma non con il suo programma. Non possiamo dare il nostro consenso ad un programma pericoloso e senza sbocco”. 

Da parte sua Alexis Tsipras, il leader di Syriza, parlando a Rodi, ha chiesto agli elettori di dare al suo partito una maggioranza tale da consentirgli di formare un governo monocolore per poter attuare il suo programma. “Ci aspettano giorni di duro lavoro. Lo sappiamo e lo vogliamo – ha detto Tsipras -. Abbiamo la volontà, il coraggio e la determinazione di dare battaglia per un grande cambiamento progressista e di vincerla” ha affermato dicendosi convinto che Syriza risulterà il vincitore alle elezioni. “Una vittoria – ha concluso – che segnerà la fine delle politiche di austerità, l’allontanamento della troika dalla Grecia e che caccerà via anche il sistema politico corrotto che ha distrutto il Paese”.
Polemiche dentro il partito della sinistra radicale ha suscitato l’intervento di Rachil Makri, una candidata di Syriza a Kozani (Grecia del Nord), che parlando alla locale stazione TV Flash, ha detto che sarebbe una cosa inaudita che la Banca Centrale europea (Bce) smettesse di fornire liquidità alla Grecia. “In questo caso – ha affermato Makri – la Banca Centrale della Grecia stamperebbe da sola gli euro e ne potremmo stampare sino a 100 miliardi. Questa è la posizione ufficiale di Syriza – ha aggiunto – ed è prevista dagli accordi dell’Eurozona”. Ma l’affermazione non è piaciuta né a Tsipras né al suo partito – oltre che al resto delle forze politiche di centro e centro destra, che hanno preso le distanze dalla candidata.
Intanto la paura continua a rappresentare un formidabile argomento di campagna elettorale, facendo pendere la bilancia dalla parte della continuità con il precedente esecutivo. Dopo che nelle settimane scorse il paese aveva perso circa due miliardi di euro di depositi nelle locali banche spostati da alcuni grandi investitori e risparmiatori in istituti di altri paesi in attesa del responso delle urne, negli ultimi giorni sia ad Atene che in altre città è iniziata la corsa dei cittadini agli sportelli automatici delle banche per prelevare i propri risparmi. Il panico sarebbe scattato dopo l’annuncio che due importanti istituti di credito ellenici – l’Alpha Bank e la Eurobank – hanno presentato alla Banca Centrale di Grecia la prima domanda per l’aumento della loro liquidità tramite il meccanismo preposto dell’Ue, l’Emergency Liquidity Assistance (ELA). Secondo i responsabili delle due banche la loro richiesta si è resa necessaria per far fronte alla riduzione della liquidità dovuta alla partecipazione degli istituti bancari ellenici all’acquisto dei titoli di Stato e ai recenti sviluppi del franco svizzero. Ma sull’onda del passaparola e di quanto pubblicato da alcuni siti web molti cittadini hanno cominciato a temere che prima o poi (come avvenuto nel marzo del 2013 nella Repubblica di Cipro) non potranno fare prelievi dagli sportelli automatici e quindi corrono a prelevare i loro soldi. La perdita di un ulteriore miliardo di euro dai depositi bancari negli ultimi giorni potrebbe sortire un ulteriore effetto a catena. Secondo alcune fonti anonime dell’Ue la fuga di capitali dalle banche elleniche viaggia al ritmo di 60 milioni al giorno; le istituzioni europee sono in allerta e starebbero addirittura valutando l’ipotesi di allungare da due a sei mesi la proroga concessa al piano di salvataggio greco in scadenza a fine febbraio.
E come se non bastasse l’agenzia Fitch ha fatto irruzione nella campagna elettorale, auspicando un accordo fra il prossimo esecutivo ellenico e la troika ma decidendo intanto di rivedere l’outlook della Grecia da stabile a negativo e confermando il rating sulle emissioni del debito sovrano a «B».  auspicando un accordo fra il prossimo esecutivo ellenico e la troika.
Per quanto riguarda le intenzioni di voto Syriza è data ancora in testa. Il sondaggio condotto dalla società Alco per conto del settimanale satirico To Pontiki, dà la sinistra a quota  31,2% contro il 27,8% di Nea Dimokratia. Seguirebbero To Potami (“Il Fiume”) con il 5,1%, il partito nazista Chrysi Avghì (“Alba Dorata”) con il 5%, il Partito Comunista di Grecia (KKE) con il 4%, il Pasok (socialista) con il 3,6%, mentre rimarrebbero fuori dal Parlamento i Greci Indipendenti (destra nazionalista) con il 2,6%, i socialdemocratici di Dimar e il partito Movimento dei Socialisti Democratici (Kidiso) fondato di recente dall’ex premier socialista Giorgos Papandreou fermo al 2,4%.

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