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Donbass: ancora bombardamenti, civili nel mirino

Nuova escalation del conflitto nelle regioni orientali dell’Ucraina e nuovo aumento del tributo di sangue che le popolazioni del Donbass stanno pagando sull’altare dell’ingerenza della Nato e dello scontro tra Ue e Usa da una parte e Russia dall’altra. 

L’impennata dei combattimenti è scattata il 18 gennaio quando il governo di Kiev ha dato l’ordine alle sue truppe di attaccare massicciamente, con tutte le armi a disposizione, le posizioni dei ribelli in diversi territori delle Repubbliche Popolari e in particolare allo scopo di riprendere il pieno controllo delle rovine dell’aeroporto di Donetsk bombardato pesantemente da entrambi gli schieramenti.
Intanto le bombe, i razzi, i colpi di artiglieria sparati dai governativi hanno ricominciato a martellare le zone residenziali e il centro di Donetsk – ieri è stato colpito un ospedale e anche l’università – e altre città in posizione strategica. Come a Gorlovka, dove ieri due persone sono state uccise e altre 16 sono state ferite dai grossi proiettili che hanno distrutto una fermata degli autobus. Su Gorlovka, ha denunciato il capo della Repubblica Popolare di Donetsk, Alexándr Zajárchenko, l’aviazione da guerra ucraina ha sganciato bombe da 500 chilogrammi.
“I combattimenti sono diventati più intensi – spiega un soldato ucraino alle agenzie di stampa – con bombardamenti anche tre volte al giorno, a colazione, pranzo e cena. E qualche volta anche più tardi. I colpi di mortaio fanno parte della nostra routine quotidiana. All’inizio sembra una cosa terribile, con il tempo ci fai l’abitudine”.
Amnesty International ha rinnovato il suo appello alle parti affinché proteggano la popolazione civile. Ma l’organizzazione internazionale, come spesso avviene, affibbia le colpe in maniera bipartisan senza prendersi la responsabilità di distinguere tra aggressori e aggrediti. E incredibilmente Denis Krivosheev, vicedirettore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty addossa la colpa delle vittime civili alle autorità ribelli che utilizzerebbero le proprie popolazioni come ‘scudi umani’.
“La scelta di usare le zone densamente popolate di Donetsk e Horlivka come basi di lancio degli attacchi dei separatisti filorussi e la risposta delle forze filo-Kiev contro quelle zone sta ponendo in grande pericolo la vita dei civili”, ha detto Krivosheev, utilizzando la classica scusa degli israeliani per giustificare il bombardamento indiscriminato dei centri abitati.  
Le autorità di Donetsk hanno informato che cinque civili sono morti ed altri undici sono rimasti feriti nei bombardamenti che hanno colpito nelle ultime ore la città. Uno di questi bombardamenti sulle zone residenziali delle città – che il regime ucraino continua a negare – è stato filmato dal giornalista britannico Graham Phillips. Nella ripresa si vede un anziano passante deceduto dopo esser stato colpito dalle schegge. Questa mattina anche alcuni operatori della catena televisiva di Mosca Rossía-24 sono stati coinvolti in un bombardamento con mortai proveniente dalle postazioni delle truppe ucraine acquartierate alla periferia estrema della città: un proiettile è esploso in mezzo ai passanti ferendo, in modo per fortuna non grave, alcuni civili.
Si moltiplicano però nel resto dell’Ucraina sotto il controllo del governo gli attentati e gli atti di sabotaggio. Nel pomeriggio una esplosione ha distrutto un ponte ferroviario nella provincia di Zaporozhie, ai limiti dell’oblast di Donetsk, proprio in concomitanza con il passaggio di un treno carico di minerale ferroso. Il macchinista è riuscito a frenare ma il convoglio è comunque deragliato.
Inoltre, nell’Ucraina nord orientale una bomba è esplosa di fronte al tribunale di Kharkiv – in una zona a maggioranza russofona fuori dall’area dei combattimenti – ferendo 14 persone. Quattro dei feriti verserebbero in gravi condizioni. Secondo la polizia locale l’ordigno era di fabbricazione artigianale, imbottito di chiodi e bulloni.
La Russia, che sta letteralmente bombardando Kiev e l’Osce di messaggi volti al ritorno delle parti al tavolo delle trattative senza ottenere risposte degne di nota, ha intanto smentito categoricamente le ennesime accuse formulate dal regime ucraino secondo le quali circa 700 soldati di Mosca sarebbero entrati nell’Ucraina orientale per sostenere le milizie popolari. “Le accuse di Kiev di ieri su sedicenti incursioni di gruppi di soldati russo attraverso la frontiera russo-ucraina non meritano alcuna reazione. E’ un’assurdità totale” ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa di Mosca Igor Konachenkov secondo il quale si tratta di “allucinazioni” delle autorità ucraine che puntano a suscitare la simpatia dei loro sostenitori occidentali a poche ore dal forum mondiale di Davos, che si terrà da mercoledì a sabato, e nel quale la questione ucraina sarà una delle più calde. 
Nel frattempo la Giunta Ucraina ha lanciato una quarta ondata di mobilitazione militare, che riguarderà circa 50.000 uomini, segno che Poroshenko e Jatsenjuk mirano a risolvere il contenzioso con le popolazioni russofone delle regioni sud-orientali esclusivamente attraverso l’intensificazione dell’azione bellica. La mobilitazione durerà 90 giorni e sarà seguita da altre due fasi di richiamo, con il coinvolgimento complessivo di 104.000 uomini. I primi ad essere richiamati saranno quelli con una formazione militare pregressa come carristi, artiglieri e paracadutisti, ma anche autisti e meccanici.
A sostegno della folle strategia bellicista di Kiev di nuovo l’Unione Europea. Dopo il voto del parlamento europeo che lo scorso 15 gennaio ha votato una risoluzione di appoggio ai nazionalisti di Kiev dal punto di vista politico, economico e militare, l’ambasciatore di Bruxelles a Mosca ha affermato che l’Unione Europea non vede per ora ragioni sufficienti per revocare o allentare le sanzioni imposte negli ultimi mesi a Mosca, con la quale però vorrebbe normalizzare le proprie relazioni (!).
“Tutti i Paesi dell’Ue, indipendentemente dall’ubicazione geografica, vogliono normalizzare la situazione e sono interessati alla stabilizzazione dell’Ucraina e alla normalizzazione delle relazioni tra Unione europea e Russia”, ha dichiarato l’ambasciatore Vygaudas Usackas. “Sfortunatamente, restiamo ostaggi del conflitto in Ucraina e del fatto che la Russia ha annesso illegalmente la Crimea”, ha aggiunto il diplomatico. “Non ci sono le basi per revocare le sanzioni ora”.

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