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Moldavia. Governo di minoranza dei partiti filo-Ue

Dopo due mesi abbondanti di trattative vede la luce il nuovo governo moldavo, ma si annuncia tutt’altro che stabile: si tratta, infatti, di un esecutivo di minoranza formato dall’alleanza fra i due partiti favorevoli all’integrazione del paese nell’UE, ovvero il Partito Liberaldemocratico, appartenente al gruppo del Partito Popolare Europeo, e il Partito Democratico, osservatore del Partito Socialista Europeo. Le due forze  nel parlamento della Moldavia possono contare solo su 42 dei 101 seggi. Resta invece fuori l’altra componente filo-UE, ovvero i falchi del Partito Liberale (che hanno 13 seggi), favorevole all’accorpamento del paese alla Romania. Ora i liberali accusano le due formazioni che hanno stretto l’alleanza di governo di voler contare sul sostegno dei comunisti. In effetti, ora, data la distribuzione dei seggi in Parlamento, il Partito Comunista è sempre più ago della bilancia fra i partiti filo-imperialisti e quelli che propugnano l’ingresso del paese nell’Unione Doganale (accordo di scambio fra Russia, Bielorussia e Kazakistan), tra i quali figura il Partito Socialista, che dispone della maggioranza relativa avendo vinto le elezioni in autunno. Il Partito Comunista ha governato dal 2001 al 2009 tenendo sempre una posizione di equilibrio fra l’UE e la Russia e ancora oggi mantiene tale posizione; nelle sue iniziative parlamentari sta chiedendo che il paese rimanga neutrale fra l’UE e l’Unione Doganale.

Insomma, la tensione rimane alta e una precipitazione di tipo ucraino dello scontro non è del tutto scongiurata; la divisione politica del Parlamento riflette in parte anche la divisione etnica del paese: la maggioranza rumena appoggia i partiti filo-imperialisti, mentre le minoranze vedono i propri interessi maggiormente tutelati dai cosiddetti “filo-russi”, con i comunisti trasversali in mezzo al guado.

Leggi: La Moldavia al bivio. Scenario ucraino per Chisinau?

            Moldavia spaccata tra socialisti e partiti filo-Ue

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