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La bozza di riforme greche all’Eurogruppo. Dubbi Fmi e Bce

Cominciano ora le trattative vere tra Eurogruppo e nuovo governo grco. La lista di riforme chiesta dall’Eurogruppo al governo greco è arrivata ”nella notte, ma in tempo”, come sottolinea con malevola protervia  la portavoce della direzione generale degli affari economici e monetari della Commissione Ue.

Il piano greco è stato definito a una prima lettura una “buona base di partenza”, non certo d’arrivo. ANche perché prevede cose impensabili in sede di poteri sovranazionali, come buoni pasto, energia e sanità per i poveri, possibile estensione dello schema pilota di salario minimo. Ma queste sonoanche le uniche misure per affrontare la “crisi umanitaria” del popolo ellenico sopravvissute all’esame preventivo delle “istituzioni” (nuovo nome della vecchia Troika). Il governo specifica infatti che “la lotta alla crisi umanitaria non avrà effetti negativi per il bilancio”.

Le norìte dolenti arrivano subito dopo. La Grecia “si impegna a non ritirare le privatizzazioni già completate e a rispettare, in base alla legge, quelle per cui è stato lanciato il bando”; in compenso, “rivedrà quelle non ancora lanciate puntando a migliorare i benefici a lungo termine per il Governo”.

Il Governo greco farà “un ‘phase in’ di un nuovo approccio intelligente sulla contrattazione collettiva per bilanciare la flessibilità con l’equità. Questo include l’ambizione di aumentare il salario minimo” che però “sarà fatto in consultazione con le istituzioni europee”. Proprio sull’innalzamento del salario minimo si era concentrata buona pare delle critiche “europee”, visto che la soglia indicata – 751 euro – “sarebbe stata più alta del salario minimo esistente in almeno quattro paesi europei”, tra cui la Spagna, attesa dal voto in autunno.

Prevista anche una revisione delll’Iva (che Samars avrebbe portato al 25%), perché non abbia “impatto negativo sulla giustizia sociale” ed evitare “sconti ingiustificati”. Forte sottolineatura della lotta a “frode ed evasione”, puntando a sostituire le esenzioni (clamorosa quella degli armatori, vedi https://contropiano.org/internazionale/item/29319-gli-armatori-greci-minacciano-se-ci-tassano-ce-ne-andiamo) con non ancora specificate “misure sociali”; e comunque “assicurare che tutte le aree della società, specialmente le benestanti, contribuiscano equamente” alla spesa.
Per l’Ue, a un primo sguardo, la lista di Atene “è sufficientemente completa per essere un valido punto di partenza per una positiva conclusione della revisione del programma, come chiesto dall’Eurogruppo” ed “è incoraggiata dal forte impegno a combattere evasione fiscale e corruzione”.

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Ore 17. Col passare delle ore assume contorni meno tranquilli l’accoglimento della “lettera di inteni” inviata dal governo greco all’Eurogruppo. Nessuno a Bruxelles, per ora, contesta la “serietà” dello sforzo dichiarato. Ma i “problemi”, o le “lacune” (come subito dopo hanno cominciato a distinguere sia il Fmi che la Bce, possono causare nelle prossime ore anche un ribaltamento di giudizio.

Non sorprendono troppo i tagli alla spesa pubblica annunciati, anche perché riguarderanno soprattutto i ministeri, che verrano intanto ridotti da 16 a 10. La spesa che verrà presa di mira è soprattutto quella che non va in stipendi e pensioni, che in alcuni casi – spiega il governo attuale accusando pesantemente quelli precedenti – “ammonta a un incredibile 56% del totale”. Bisognerà vedere le voci, naturalmente, ma sembra di capire che consulenze, forniture non necesarie, appalti, ecc, subiranno un ridimensionamento drastico. Illustrata anche una riduzione della spesa sanitaria ma “garantendo l’accesso universale”.

Il Fmi ha invertito la posizione tenuta da alcuni anni a questa parte (si era ormai fatto una minima credibilità come critico dell'”austerità”, spingendo – nelle dichiarazioni pubbliche – per un “maggior sostegno alla crescita”). Nel caso greco, invece, torna alla vecchia impostazione “rigorista”, nel timore – non dichiarato, ma consaputo – di vedere soprattutto i propri prestiti messi in fondo all’elenco dei debiti darestituire. Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, considera la lettera mandata da Atene alla Ue “un valido punto di partenza”, ma sottolinea che “in vari settori” mancano rassicurazioni sulle riforme previste dal Memorandum, in particolare Iva, pensioni e continuazione delle liberalizzazioni, privatizzazioni e riforma del lavoro.

Idem per la Bce, che per cui la lettera “è un valido punto di partenza”, ma dato “il tempo molto limitato disponibile” non è stato possibile ad Atene “elaborare proposte concrete e impegni” su crescita, finanza pubblica e stabilità finanziaria. Insomma: troppo il governo Syriza si sarebbe lasciato un margine discrezionale considerato troppo alto”. E si confronta la lettera che Draghi e Trichet inviarono a Italia e Spagna dell’estate 2011, con l’elenco puntuale delle “riforme strutturali” ritenute indispensabili, con quella di Tsipras-Varoufakis, una certa differenza la vede anche un cieco.

La partita si gioca tutta intorno all’ammissibilità – per la Troika – di misure nazionali per alleviare la “crisi umanitaria” che affligge il popolo di Atene. Com’è ormai noto, a lor signori piace contare le lacrime e sentire l’odore del sangue…

Problemi non mancano comunque anche all’interno di Syriza, con una divaricazione abbastanza forte tra “realisti” e fedeli al “programma di Salonicco”. Una riunione immediata del gruppo parlamentare e degli organi del partito è stata chiesta dall’economista e parlamentare di Syriza Costas Lapavitsas, che in un articolo sul suo blog esprime “profonda preoccupazione” per l’accordo del governo con l’Eurogruppo e le riforme che prevede. “E ‘difficile vedere come attraverso questo accordo sarà attuato il programma di Saloniccco” (il programma elettorale, ndr), afferma nell’articolo. “Coloro che sono stati eletti nelle fila di Syriza sono impegnati ad andare avanti nella realizzazione del piano nazionale a prescindere dai negoziati sul debito, perché abbiamo bisogno di riavviare l’economia e dare sollievo alla società. È quindi necessario spiegare ora come questo programma sarà attuate e come il nuovo governo intende cambiare la tragica situazione che ha ereditato”, scrive Lapavitsas. “L’accordo con l’Eurogruppo non è stato completato, anche perché non si sa nemmeno quali riforme saranno proposte dal governo greco e quali saranno accettate. Ma coloro che sono stati eletti sulla base del programma di Syriza e che credono che le promesse di Salonicco siano il nostro impegno per il popolo greco, nutrono profonda preoccupazione”.

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