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Siria: si combatte ad Aleppo. Si squaglia una milizia armata dagli Usa

Sono ripresi assai intensi i combattimenti ad Aleppo tra forze lealiste di Damasco e gli insorti mentre è giunto in città il capo della delegazione Onu incaricato di tentare di mediare una tregua tra le parti. Khawla Matar, una dei rappresentanti dell’inviato Onu per la Siria Staffan De Mistura, è arrivata ad Aleppo col mandato, concordato con le autorità di Damasco, di convincere le parti a raggiungere un cessate il fuoco nel quartiere di Sayf ad Dawla, nella parte occidentale della divisa metropoli siriana. Sul terreno sono invece ripresi violenti i bombardamenti aerei e di artiglieria delle forze lealiste contro i quartieri orientali in mano agli insorti. Questi sparano colpi di mortai contro l’accademia militare di Hamdaniye e si scontrano con le forze lealiste, sostenute dagli Hezbollah libanesi, a nord di Aleppo.
I combattimenti sono ripresi dopo che i cosiddetti “ribelli moderati” hanno opposto un secco no al piano proposto dall’inviato Onu Staffan de Mistura per un cessate il fuoco di sei settimane ad Aleppo. Il neonato “Consiglio Rivoluzionario”, che raggruppa parte dell’opposizione a Bashar al-Assad, ha rifiutato la proposta formulata dal diplomatico italo-svedese nel quadro di una strategia delle “sospensioni locali” dei combattimenti perché non contempla “la rimozione di Assad e un processo nei suoi confronti per “crimini di guerra”. Il presidente siriano, che per de Mistura è “parte della soluzione” al conflitto, si era già detto disponibile a fermare le sue forze per favorire l’apertura di un corridoio umanitario. I rappresentanti dei miliziani della città settentrionale siriana, riunitisi nella cittadina turca frontaliera di Kilis assieme al capo dell’opposizione siriana in esilio Khaled Khoja, continuano a non fidarsi dal piano delle Nazioni Unite, considerando il cessate il fuoco proposto da de Mistura una pausa utile solo al governo siriano per riorganizzare le sue forze.

Ma le forze ribelli continuano a cedere una dopo l’altra, mentre le truppe di Damasco hanno conquistato tre villaggi nella zona di Deraa, bastione dei fondamentalisti siriani. A sparire dalla mappa dell’opposizione armata questa volta è stata “Harakat Hazm”, la prima milizia apertamente armata dagli Stati Uniti e addestrata dalla Cia per combattere sia le forze governative sia quelle fedeli ad Al Qaeda e allo Stato Islamico. Sotto l’onda delle continue sconfitte militari, delle numerose perdite e delle crescenti diserzioni proprio a favore dei concorrenti di Al Nusra e dell’Is, nei giorni scorsi i comandanti superstiti della milizia hanno annunciato la sua dissoluzione. La decisione è arrivata dopo l’ennesima sconfitta subita da Harakat Hazm nella regione di Idlib per meno della locale sezione di Al Qaeda, che ha ucciso 30 miliziani filo-Usa e si è impossessata di una certa quantità di missili anticarro Tow di cui Washington aveva rifornito i suoi poco diligenti servitori. Dopo la semi dissoluzione del Fronte Rivoluzionario Siriano a sparire dalla scena ora è una milizia che contava teoricamente su 5000 combattenti e che controllava un ampio territorio nel nord della Siria caduto ormai sotto il controllo dei fondamentalisti del Califfato o della resistenza curda.
Uno smacco non da poco per il governo statunitense che proprio in questi giorni ha lanciato, insieme alla Turchia e alle petromonarchie del Golfo un vasto piano diretto ad armare e addestrare alcune migliaia di ribelli ‘siriani’ – per la verità molti tutto sono tranne che originari del paese dove sono destinati a combattere – da inviare poi al fronte per contrastare sia le milizie islamiste che le forze leali a Damasco. Finora si era parlato di 5000 combattenti ma secondo alcune indiscrezioni il numero degli elementi addestrati potrebbe arrivare anche a 15.000.

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