Menu

Madrid: Podemos – in calo – incontra multinazionali e ambasciata Usa

Se si votasse ora per le elezioni legislative spagnole, Podemos si piazzerebbe in testa con il 22.5% dei voti. A confermare il primato della creatura politica di Pablo Iglesias è un sondaggio pubblicato ieri dal quotidiano iberico El Pais, secondo il quale i socialisti del Psoe otterrebbero il 20,2% dei suffragi mentre il Partido Popular, attualmente al governo con la maggioranza assoluta, si dimezzerebbe al 18.6%. Il sondaggio in questione predice anche un incredibile boom dei liberali di Ciutadanos che si piazzerebbero appena dietro il PP con il 18.4% dei voti, mentre la sinistra di Izquierda Unida, risucchiata dal fenomeno Podemos, si fermerebbe al 5.6% dei voti, tallonata dai liberali di destra dell’UpyD dati al 3,6%.

Rispetto ai sondaggi precedenti il sondaggio realizzato agli inizi di marzo segnala due tendenze politiche rilevanti. La prima è una netta discesa delle intenzioni di voto nei confronti di Podemos, che cala di ben 5 punti percentuali in un mese, forse a causa dell’apparente ripresa economica che rende meno appetibili alcune delle proposte politiche antiausterity agli occhi dell’elettorato. L’altro elemento evidente è la vera e propria esplosione di una forza politica – Ciutadanos – che fino a poco tempo fa era relegata in ambito catalano. Il partito, fondato in Catalogna nel 2006 da alcuni ambienti liberaldemocratici che si definirono ‘costituzionalisti’ e ‘postnazionalisti’ in aperta polemica con le forze indipendentiste catalane sia di centrodestra che di sinistra, sembra convincere sempre più gli elettori in fuga tanto dal PP quanto dal Psoe, e potrebbe rovinare la festa a Pablo Iglesias, permettendo ad esempio ai socialisti di trovare in Ciutadanos un eventuale partner di governo a livello statale senza intaccare il tradizionale bipartitismo nazionalista e liberista. Tra i mille cittadini iberici sondati ben il 50% gradirebbe un governo di coalizione Psoe-C’s e il leader e fondatore di quest’ultima formazione politica che afferma di voler difendere lo stato sociale e i diritti individuali e civili, Albert Rivera, sembra essere il personaggio politico che più fiducia ispira nell’elettorato.
Vedremo presto se la tendenza evidenziata dai sondaggi è quella reale, visto che prima delle elezioni generali previste nel prossimo autunno vari sono gli appuntamenti elettorali parziali che vedranno impegnati gli elettori di alcune importanti comunità autonome dello Stato Spagnolo. Prima che ai catalani (a Barcellona si vota a settembre), il 22 marzo tocca agli andalusi rinnovare il parlamento regionale dopo che i socialisti hanno deciso di andare a elezioni anticipate per punire i propri partner di governo di Izquierda Unida al cui interno alcune realtà di base e alcune correnti avevano contestato la decisione dei vertici di sostenere politiche di austerity e di tagli al welfare e ai servizi.

L’ultimo sondaggio, pubblicato dal giornale di destra La Razón, sostiene che il Psoe rimarrebbe il partito più votato nella contesa del 22 marzo con il 33.1% dei voti, cinque punti in più rispetto ai popolari. Podemos si affermerebbe – ma senza mettere a rischio il primato dei due partiti che si sono divisi il potere fin dall’autoriforma del sistema franchista – con il 14.3%, tallonato da Ciutadanos (10.1%) e dimezzando i consensi per Izquierda Unida, che in Andalusia possiede un suo storico bastione elettorale.

E’ in questo contesto di recupero da parte dei partiti storici e di esplosione del nuovo fenomeno rappresentato dai liberaldemocratici di Ciutadanos – una alternativa sempre più appetibile ma interna al sistema – che si inserisce la nuova strategia del gruppo dirigente di Podemos che, sull’onda di quanto già fatto da Alexis Tsipras in Grecia, sembra cercare esplicitamente l’approvazione di alcuni poteri forti interni e internazionali allo scopo di accreditare la sua formazione politica come responsabile e quindi adatta ad accedere al governo.

Nelle ultime settimane la stampa iberica ha diffusamente parlato degli incontri realizzati con alcuni gruppi finanziari e imprenditoriali e poi con l’Ambasciatore degli Stati Uniti.

Alla fine di febbraio alcuni dei dirigenti e degli economisti di Podemos hanno incontrato i manager di diverse compagnie internazionali come la banca HSBC, Google, i costruttori della FCC, alcuni diplomatici e i rappresentanti di alcune importanti lobby dell’industria. L’incontro è stato realizzato grazie al lavoro dell’impresa Kreab Gavin Anderson, specializzata in pubbliche relazioni strategiche, e ha visto il protagonismo di Carolina Bescansa – numero quattro di Podemos – e di Nacho Alvarez, professore di economia e consigliere del partito guidato da Iglesias. L’incontro è stato definito dagli imprenditori come importante e interessante, anche se molti di loro hanno affermato di non essere rimasti particolarmente impressionati dalle proposte in campo economico illustrate dai rappresentanti di Podemos che, a quanto pare, non hanno convinto più di tanto i propri interlocutori. “Non si è parlato quasi di misure dirette ad aiutare il settore privato ma soprattutto di stimolare quello pubblico” si è lamentato al termine del meeting Jesús Sainz, direttore generale del Circolo degli Imprenditori.  Ma Sainz ha anche affermato che rispetto al passato i leader di Podemos sembrano aver nettamente moderato i propri linguaggi e i propri propositi di riforma rispetto al passato. Molti però gli imprenditori presenti all’incontro che si sono detti delusi dalla mancanza di dettagli sulla copertura finanziaria di molte delle proposte di Podemos in campo economico come la deroga della legge sul lavoro fatta approvare dal PP nel 2012, la diminuzione dell’età pensionabile, l’aumento del salario minimo ecc. Da parte loro i leader del partito rivelazione del 2014 hanno affermato che il meeting con gli imprenditori e i banchieri è il primo di una lunga serie con la ‘società civile’, al fine di mettere a punto il programma elettorale della formazione per le elezioni politiche generali di fine anno.
In molti, a sinistra, si chiedono perché Podemos abbia dovuto iniziare il confronto con la società civile partendo proprio da coloro che hanno imposto e gestito le tremende politiche di austerity che hanno ridotto in povertà milioni di lavoratori, giovani e pensionati. Molti dubbi ha generato anche la decisione di Pablo Iglesias, eurodeputato oltre che fondatore e segretario del partito, di incontrare lo scorso 2 marzo l’ambasciatore degli Stati Uniti a Madrid. L’incontro, che sarebbe stato chiesto dal diplomatico Usa James Costos, sarebbe stato a detta di entrambi “utile, produttivo, cordiale e interessante”. I due hanno, a quanto si sa, discusso dell’austerity, dei problemi della Grecia e della Spagna, dell’indebolimento delle vecchie elite politiche in entrambi i paesi, delle possibilità di collaborazione tra Europa e Stati Uniti. Durante il meeting Iglesias avrebbe informato Costos della volontà di tornare negli Stati Uniti a breve per incontrare alcuni congressisti di Washington, dopo che a febbraio ha visitato New York riunendosi anche con il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz alle cui idee, ha affermato il leader di Podemos, il suo movimento si ispira.
Al termine del suo incontro con Stiglitz davanti ai giornalisti statunitensi Iglesias aveva elogiato la politica economica nordamericana, mettendo in evidenza l’efficienza della Federal Reserve rispetto all’arretratezza della Banca Centrale Europea. “La BCE dovrebbe rassomigliare di più alla Federal Reserve” ha detto Iglesias, aggiungendo: “Occore fare il contrario dell’austerità. Dobbiamo recuperare lo spazio della socialdemocrazia. E’ necessaria una riforma fiscale che dia allo Stato i mezzi per difendere i cittadini e i loro diritti sociali”. 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *