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L’Isis alla periferia di Damasco. L’Olp lancia allarme su campo profughi di Yarmouk

Aggiornamenti: Palestinesi cacciano l’Isis da Yarmouk

Sui media mainstream a livello mondiale da ieri rimbalza la notizia diffusa dall’Olp che “L’Isis è arrivato nel campo profughi di Yarmouk”, in pratica alla periferia di Damasco. La notizia, presentata come novità, era invece una realtà che agiva sul campo e da tempo. Il campo profughi palestinese di Yarmouk (diventato nel tempo e di fatto un quartiere periferico di Damasco), da molto tempo era stato oggetto di insediamento di miliziani anti-Assad, prima di gruppi islamisti e di al Al Nusra e poi dell’Isis, anche in lotta fra loro. Le forze armate siriane hanno assediato da tempo Yarmouk e gli jihadisti che vi si erano insediati, ma una parte della popolazione palestinese che non è riuscita a fuggire, è rimasta in trappola nel campo assediato nel quale non riuscivano ad entrare aiuti alimentari e sanitari provocando una emergenza umanitaria che si è andata ad aggiungere ai combattimenti, spesso casa per casa. Qui di seguito un servizio dell’agenzia Nena News che ricostruisce la situazione sul campo.

Nena News. L’Isis è arrivato alle porte di Damasco, nel campo profughi palestinese di Yarmouk, che si trova otto chilometri a Sud della capitale. A darne notizia è l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp).

Milizie legate al sedicente Stato islamico stamattina hanno sferrato un attacco all’insediamento sotto l’assedio delle forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad, al cui interno sono bloccate circa 18mila persone. “I jihadisti hanno occupato la maggior parte del campo”, ha riferito Anwar Abdel Hadi, a capo degli affari internazionali dell’Olp di Damasco, al sito palestinese Ma’an.

Sarebbero entrati dalla zona occidentale, secondo il racconto di un abitante dell’insediamento al sito Middle East Online (MEE). Ci sono stati combattimenti tra i miliziani dell’Isis e il gruppo palestinese Aknaf Beit al Maqdis, vicino ai Fratelli Musulmani e anch’esso nelle file dell’opposizione ad Assad. Una delle tante sigle presenti nel campo che il presidente siriano ha descritto come un focolaio di “terroristi”, ordinando alle sue truppe di tenerlo d’assedio da oltre un anno. La situazione umanitaria disperata del campo è stata più volte denunciata dall’Agenzia Onu per i palestinesi (Unrwa). La mancanza di cibo, di acqua potabile, di carburante, di medicine è cronica e le organizzazioni hanno denunciato diversi casi di decessi per inedia.

Lo scontro tra l’Isis e Aknaf Beit al Maqdis è scoppiato dopo qualche giorno dall’arresto da parte del gruppo palestinese di alcuni membri dell’Isis. Testimoni riferiscono che qaedisti del Fronte al Nusra si sarebbero uniti ai jihadisti. La popolazione si trova in mezzo a uno scontro tra fazioni armate all’interno dell’insediamento, mentre dall’esterno i soldati governativi colpiscono con l’artiglieria, raccontano gli abitanti.

Alla fine del 2012, la presenza di gruppi armati ribelli, tra cui fazioni di stampo jihadista, ha provocato sanguinosi combattimenti e bombardamenti dell’aviazione governativa, che hanno ridotto Yarmouk a un cumulo di macerie, svuotato dalla fuga in massa dei suoi abitanti. Prima che iniziasse il conflitto siriano, a Yarmouk abitavano 160mila persone. Da campo di accoglienza per i profughi palestinesi, aperto nel 1957, si era trasformato in una cittadina vivace, centro commerciale sulla strada per Damasco, considerata la capitale della diaspora palestinese che in Siria conta circa 500mila persone.

Nel 2014 i ribelli siriani hanno lasciato Yarmouk in base a un accordo che consentiva soltanto ai gruppi antigovernativi palestinesi di restare all’interno del campo.

Intanto ieri Al Nusra, ramo siriano di al Qaeda, alla guida di una coalizione di gruppi jihadisti e islamisti radicali nota come Fronte Meridionale, ha preso il controllo di Nasib, l’ultimo valico di confine con la Giordania ancora nelle mani dell’esercito siriano. Si consolidano perciò le recenti conquiste territoriali fatte da qaedisti e jihadisti nella Siria meridionale nonostante l’offensiva lanciata dalle forze governative nei mesi scorsi nell’area della città di Deraa. (fonte: Nena News)

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