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In Germania si risparmiava sui controlli nel trasporto aereo

L’austerità uccide. Specie se accoppiata con l’ansia di profitto in settori dai margini ormai ristretti. È quel che viene fuori in queste ore sulla tragedia della GermanWings – 150 morti sulle Alpi francesi – che si è cercato frettolosamente di derubricare a “colpo di testa umano”, in modo da scaricare il più possibile le responsabilità della compagnia aerea (controllata al 100% da Lufthansa) e quelle del costruttore (Airbus, in società tra Francia e Germania).

Poi, sappiamo, le condizioni di salute mentale del pilota suicida erano note da tempo, anche alla compagnia aerea, di cui aveva saltato interi periodi di addestramento a causa della depressione. Diciamo, fin qui, un errore di valutazione sulle condizioni psicofisiche di quello che comunque era destinato a restare, probabilmente per tutta la vita, un “secondo”.

Ma con 150 morti da spiegare nessuna inchiesta può mollare la presa troppo presto. E ora si viene a sapere che anche l’Agenzia tedesca per la sicurezza dei voli – l’organismo statale incaricato di condurre i controlli sul personale di volo – era “da tempo nel mirino” delle commissioni europee per una lunga serie di disfunzioni. Tutte provocate da carenza di personale, vuoti di organico, competenze inferiori a quelle necessarie.

La “grande Germania” che bacchetta ogni paese che sfori un parametro contabile – salvo sforare lei stessa, clamorosamente e per anni, quello sul surplus commerciale – viene così colta con le mani nel più immondo dei pasticci. Per risparmiare qualche centinaio di migliaia di euro l’anno (al più pochi milioni) lo Stato che dipende dal Reichstag – quindi da Angela Merkel e sopratttto Wolfgang Schaeuble, ministro delle finanze – ha messo a rischio la sicurezza dei voli gestiti da personale tedesco, piloti e assistenti di volo.

Controlli qualitativamente meno serrati, meno intensi, burocratizzati e senza eccessivi approfondimenti. Tutto questo avrebbe permesso ad Andreas Lubitz di continuare a entrare in cabina di pilotaggio pur senza averne più i requisiti minimi necessari.

Non è sorprendente, a ben pensarci. Era già accaduto altre volte. La più clamorosa defaillance nella sicurezza del trasporto aereo venne scoperta in seguito alle indagini dopo l’11 settembre 2011. Nell’ansia di “risparmiare”, in quel caso, gli Stati Uniti avevano progressivamente abbassato la qualità dei controlli sui passeggeri che si imbarcavano per voli interni; man mano venivano assunti precari di diversa provenienza, spesso senza neanche la cittadinanza statunitense, senza alcuna competenza particolare.

Un varco sfruttato con freddezza dai dirottatori che presero il controllo di quattro aerei e poi colpirono Twin Towers e Pentagono.

L’austerità uccide. In tanti modi, per diverse ragioni, sempre per aumentare il livelli di profitto di qualcuno o diminuire i budget di spesa di qualcun altro. Ma uccide.

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