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Colombia: indagati 22 generali per la strage dei ‘falsi positivi’

La Procura colombiana ha annunciato l’avvio di un’inchiesta a carico di ben 22 generali dell’esercito di Bogotà sospettati di avere qualche responsabilità in una serie di esecuzioni arbitrarie di civili, fatti passare poi per guerriglieri di sinistra uccisi in azione, i cosiddetti ‘falsi positivi’. Ad annunciare l’avvio dell’inchiesta è stato il procuratore Eduardo Montealegre che nel corso del fine-settimana ha incontrato un gruppo di parenti delle vittime di questa pratica omicida dilagata soprattutto nella seconda metà del Duemila, fomentata dalla necessità di presentare risultati positivi nella lotta ai gruppi armati della guerriglia – in particolare le Farc – da parte delle forse di sicurezza nazionali. Molti dei ‘falsi positivi’, inoltre, erano attivisti politici, sociali e sindacali che non avevano nulla a che fare con la guerriglia e che sono stati spesso eliminati dall’esercito o da altri corpi di sicurezza durante proteste o perché invisi a esponenti dell’estrema destra o dell’oligarchia.
Il procuratore Montealegre ha ricordato per lo scandalo dei ‘falsos positivos’ – civili assassinati e camuffati da guerriglieri morti in combattimento – dal 2008 sono state pronunciate ben 817 sentenze di condanna contro esponenti delle forze di sicurezza ma che gli indagati sono circa 2000. Di questi, 1573 sono membri dell’esercito, fra cui 501 sono ufficiali. Nella lista figurano anche 89 membri della Marina militare e 56 agenti della polizia nazionale.
Secondo dati raccolti dalle organizzazioni della società civile, sono almeno 4300 gli omicidi documentati di civili occorsi negli ultimi anni per mano dei militari in Colombia. Una vera e propria strage di innocenti rispetto alla quale i media occidentali hanno accuratamente evitato di dare conto alle proprie opinioni pubbliche per non denunciare un governo, quello di Bogotà, che tutt’ora costituisce un fedele alleato degli Stati Uniti in America Latina.
Un regime contro il quale pochi giorni fa centinaia di migliaia di colombiani hanno manifestato, marciando lo scorso 9 aprile in diverse città del paese anche a sostegno dei Dialoghi di Pace in corso tra esecutivo e guerriglia a Cuba. Le manifestazioni sono state convocate dalle associazioni di difesa di diritti umani e dall’ampio spettro dei movimenti sociali e popolari, compreso il movimento Marcia Patriottica. Imponenti cortei hanno sfilato nelle strade della capitale e nelle principali città colombiane tra le quali Cali, Medellín, Bucaramanga e Neiva. La giornata di mobilitazione è stata indetta in occasione della tradizionale commemorazione del Giorno della Solidarietà alle Vittime del Conflitto Armato. L’ex senatrice e portavoce di Marcia Patriottica, Piedad Córdoba, partecipando al corteo di Bogotá, ha ricordato che le mobilitazioni di quest’anno rappresentano un’opportunità per esigere il cessate il fuoco sia all’esercito che alla guerriglia. Un passo questo già anticipato dalla tregua unilaterale decretata dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, mentre il governo ha solo ordinato uno stop temporaneo ai bombardamenti delle postazioni dei ribelli anche se in realtà fonti indipendenti hanno contabilizzato ben 66 attacchi contro la guerriglia negli ultimi tre mesi. 
Dal canto suo, l’organizzazione guerrigliera ha inviato “un saluto patriottico, carico di fraternità”, dalle montagne della Colombia e dall’Avana, rivolto “all’universo dei manifestanti, uomini e donne, adulti e anziani, giovani e bambini”.

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