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Il processo ad Alba Dorata: minacce, provocazioni e omissioni

Lo scorso 20 aprile, in una speciale aula di tribunale approntata all’interno del carcere di Korydalos, alla periferia di Atene, è  iniziato il processo a decine di leader e militanti del partito nazista ellenico Alba dorata, accusati di appartenenza a un’organizzazione criminale, di omicidio e di altri gravi reati. Dopo neanche due ore l’udienza è stata rinviata al prossimo 7 maggio perché uno degli imputati non aveva nominato un avvocato.
In un clima di tensione alla prima udienza hanno partecipato 44 dei 69 imputati, mentre il fondatore e leader di Alba dorata Nikolaos Michaloliakos e altri dirigenti del partito sono stati rappresentati dai loro avvocati. I procuratori hanno protestato contro la sospensione temporanea e hanno chiesto che il processo venga spostato in un’aula più grande per permettere la partecipazione della stampa. La prima sessione si è tenuta come scrivevamo in una sala speciale del carcere di massima sicurezza di Korydalos, a dieci chilometri da Atene. Il sindaco di questa località, Stavros Kasimatis, ha chiesto più volte di trasferire il processo, evidenziando che il carcere si trova vicino ad alcune scuole e che potrebbe diventare un luogo di ritrovo di neonazisti. Alla prima udienza si sono presentate 92 delle 131 persone chiamate a testimoniare nel processo, fra cui il sindaco di Atene, Yorgos Kaminis. Dalle prime ore del mattino, in una strada che conduce al carcere, hanno manifestato migliaia di antifascisti, migranti, lavoratori, esponenti politici mentre dalla parte opposta, protetti dalla polizia, un centinaio di militanti di Chrysi Avghi ha lanciato slogan e alcuni estremisti di destra hanno anche picchiato tre amici del rapper Pavlos Fyssas mentre si recavano in tribunale per testimoniare, mandandone uno in ospedale.
Proprio in concomitanza con il processo varie realtà antifasciste hanno denunciato il comportamento del giornale Proto Thema che incredibilmente ha pubblicato per intero la lista con tutti i nomi dei testimoni chiamati dall’accusa contro i dirigenti di Alba Dorata. Proto Thema, che da anni pubblica articoli tendenti a dare del movimento neonazista un’immagine edulcorata e che ispiri simpatie nell’opinione pubblica si è prestato così ad un esplicito ed inaccettabile gesto di intimidazione per conto del partito nazista contro i testimoni, esponendoli al rischio di ritorsioni e minacce da parte dei picchiatori agli ordini di Michaloliakos e degli altri gerarchi.

Di seguito vi proponiamo alcuni articoli sul processo e su alcuni temi inerenti l’estrema destra e le protezioni di cui gode negli apparati, tratti dal blog Atenecalling.org

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Prima udienza del processo contro Alba Dorata: intimidazioni e ostruzionismo

Prima udienza, Carcere femminile di Korydallos, Atene 20/4/2015

Il 20 aprile 2015 è iniziato nel carcere femminile di Korydallos l’atteso processo al gruppo parlamentare e ai semplici militanti di Alba Dorata accusati di una serie di violazioni del Codice Penale (come esse vengono descritte nel relativo decreto 215/2015 del Consiglio dei Giudici di Appello). Questo processo è senza precedenti nella storia giuridica, politica e sociale greca perché, oltre alla natura delle imputazioni a carico di un intero gruppo parlamentare e al numero di persone coinvolte nel processo, la corretta osservazione delle garanzie procedurali e il risultato finale costituiscono un punto cruciale per il moderno cosmopolitismo (giuridico e non solo) greco ed internazionale.

I. Accesso al tribunale: il principio delle udienze aperte al pubblico è previsto dalla legge affinché venga garantita la trasparenza della procedura e costituisce una garanzia fondamentale per gli interessi delle parti coinvolte (imputati e vittime) e dell’opinione pubblica

L’accesso del pubblico può avvenire solo se l’udienza viene svolta in un luogo adeguato. Il Consiglio Giuridico a cui è stato assegnato questo processo penale di enorme importanza si riunisce in un’aula all’interno del carcere giudiziale di Korydallos. Un’aula inadeguata in partenza, circostanza che mette in dubbio il carattere pubblico del processo.

Nonostante il grande interesse dell’opinione pubblica e dei giornalisti a livello nazionale e internazionale nei confronti di questo processo, la prima udienza è stata svolta in quest’aula. Le autorià competenti però non hanno provveduto alla sua adeguata sistemazione. Questo ha portato all’esclusione de facto del pubblico. L’aula in cui è stata svolta l’udienza di oggi non è assolutamente adatta visto il gran numero di imputati, difensori e vittime; non c’erano sedie sufficienti per gli avvocati della difesa e i giornalisti, e in aula erano presenti solo persone accreditate – il pubblico è stato in sostanza escluso dal tribunale. L’amplificazione dell’aula era insufficiente e non tutti sono riusciti a sentire quanto veniva detto, il che ha portato i giornalisti a interrompere continuamente l’udienza, chiedendo inoltre ai giudici di garantire  la possibilità di seguire l’udienza stessa.

Era inoltre difficile accedere all’edificio del Carcere Femminile di Korydallòs e, a causa delle misure di sicurezza adottate dalle autorità, via Solomoù, su cui si trova l’entrata del carcere femminile, era bloccata da blindati della polizia da entrambe le parti. L’ingresso al carcere era possibile solo con un permesso fornito dagli organi della polizia.

Questi malfunzionamenti molto importanti sono stati riferiti alla corte alla chiusura dell’udienza dal sindaco di Korydallòs ivi presente e da un difensore della parte civile, che hanno chiesto il trasferimento delle udienze in un’altra aula, come l’Aula delle Cerimonie presso la Corte di Appello di Atene. La PM nel suo intervento ha sottolineato:

– l’aula del processo è stata decisa dal Ministro della Giustizia;

– l’aula delle Cerimonie della Corte d’Appello non è disponibile;

– si troverà una soluzione per il trasferimento in una nuova aula che sarà appositamente allestita;

– la richiesta di trasferimento non può essere proceduralmente presentata dalla parte civile fino alla regolarizzazione della sua posizione.

Su quest’ultimo punto ha espresso il suo parere positivo anche la presidente della corte, che ha rimandato la discussione alla prossima seduta del tribunale e non ha permesso a nessun’altro di esprimersi sulla questione, nonostante il fatto che anche la presidente dell’Unione dei Redattori della Stampa Quotidiana presente in aula avesse chiesto la parola per sottolinerare le grandi difficoltà pratiche che i suoi colleghi giornalisti hanno affrontato prima e durante questa prima seduta.

II. Ostruzionismo nei confronti dei testimoni e aggressioni: dopo la lettura dei nomi degli imputati e la regolarizzazione dei loro rappresentanti legali, uno dei difensori della famiglia di Pavlos Fyssas ha riferito al tribunale che due testimoni mentre si recavano al processo erano stati aggrediti e ha chiesto di interrompere l’udienza per alcuni minti. Poi, durante la lettura dei nomi dei testimoni, i difensori della famiglia di Pavlos Fyssas hanno confermato che due testimoni erano assenti, in quanto erano stati aggrediti fuori dal luogo del tribunale e avevano subito delle lesioni fisiche.

III. L’udienza: l’udienza è iniziata alle 09:15 con l’appello degli imputati e le dichiarazioni dei loro difensori. In aula erano presenti 44 imputati. 24 imputati erano assenti ed erano rappresentati dai loro difensori mentre, in base alle dichiarazioni degli altri difensori, l’imputato Antonios Boletis è deceduto.

L’imputato Nikolaos Papavasileiou ha dichiarato di non aver nominato nessun difensore e ha chiesto al tribunale un difensore d’ufficio. La corte ha nominato due difensori dalla lista degli avvocati dell’Ordine degli Avvocati di Atene e in seguito ha letto i nomi dei testimoni.

I cinque testimoni protetti hanno dichiarato di essere presenti mediante una chiamata telefonica. Il tribunale ha interrotto l’udienza rinviandola al 7 maggio 2015 affinché i difensori designati per Papavasileiou possano studiare il materiale per il processo.

Con la decisione della corte sull’interruzione del processo è terminata la prima udienza; nella prossima seduta saranno essere regolarizzati i difensori della parte civile e sarà dettagliatamente esaminata la questione del cambio di aula per le udienze.

Fonte: goldendawnwatch.org 

Traduzione di AteneCalling.org

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Chi non verrà processato per i crimini di Alba Dorata?

ai membri di Alba Dorata iniziato lunedì 20 aprile è un evento storico per la Grecia e per l’Europa. In primo luogo è una grande vittoria del movimento antifascista,che si è scontrato con lo stato, i media e la giustizia greca (i quali collaboravanoapertamente con i nazisti) e ha chiesto una punizione esemplare per questa banda di assassini.

Info-war.gr seguirà la vicenda anche mediante il sito dell’iniziativa Golden Dawn Watch. La sensibilizzazione di tutti è un dovere di ogni cittadino e il processo è una delle battaglie a cui dobbiamo partecipare con tutte le nostre forze.

Basta…non farsi illusioni sul funzionamento della “giustizia greca indipendente” – che è forse la barzelletta più breve di questi ultimi decenni.

Accanto agli assassini nazisti noi vorremmo vedere anche i complici morali dell’ascesa del nazismo in Grecia (e non uso il termine neo-nazisti consapevolmente, in quanto credo che Alba Dorata si colleghi organicamente ai collaborazionisti dei Nazisti, con cui hanno organizzato il meccanismo statale e la classe borghese greca dopo la guerra civile).

Chi vorremo vedere processati nel nostro tribunale virtuale?

– i membri della giustizia greca che hanno fatto di tutto perché non venisse processato nessuno per crimini a sfondo razziale, circostanza che ha spianato la strada ai nazisti per uccidere Pavlos Fyssas.

– i capi della polizia greca che hanno ignorato le concrete denunce sulla collaborazione dei membri della polizia con Alba Dorata. Non è un’accusa vaga e generica. L’attuale capo della polizia greca, se volesse, potrebbe rendere pubblici i dialoghi tra gli equipaggi delle volanti e il centro operativo nella notte del 10.5.2011, quando la polizia seguiva passivamente il pogrom contro i migranti avvenuto dopo l’omicidio di Manolis Kantaris.

– I giornalisti Yannis Pretenderis e Stefanos Kassimatis, che nello stesso giorno (16.9.2012) firmavano due articoli quasi identici, in cui presentavano il nazismo di Alba Dorata come l’unica “opportunità” per la società greca; l’editore del giornale Proto Thema, Themos Anastassiadis, che presentava come eroi i membri di Alba Dorata nei suoi programmi televisivi e, secondo le accuse, ha mandato in onda falsi reportage sull “opera sociale” dei nazisti; il giornalista Giorgos Tragkas, che promuoveva l’opera di Alba Dorata dal canale televisivo Skai di Alafouzos.

L’accusa potrebbe essere allargata anche ad altri giornalisti come Eleonora Meleti, che presentava Kassidiaris come un idolo della gioventù greca, Stavros Theodorakis, che beveva in modo provocatorio acqua da una tazza con il simbolo di Alba Dorata e poneva a Michaloliakos domande “difficili”, tipo come andava a scuola. Nel nostro processo virtuale dovrebbe essere imputato anche Bogdanos, che ha iniziato la sua carriera televisiva con un’intervista a Michaloliakos – anche se vista la completa umiliazione quella sera il giornalista sarebbe forse assolto per limitata capacità di intedere.

Ma, qualcuno si dirà, se ci mettiamo a processare i giornalisti corriamo il rischio di violare la libertà di stampa. Cosa rispondere? L’unica cosa che sappiamo è che al processo di Norimberga fu processato e condannato un giornalista per il sostegno offerto a Hitler. Sappiamo inoltre che il giornalista belga George Ruggiu fu condannato dal Tribunale Penale Internazionale per i crimini in Rwanda a causa delle sue trasmissioni radiofoniche, che promuovevano l’odio contro settori specifici della popolazione. Ovviamente i crimini non sono paragonabili, ma questo riguarda la “pena” che sarà inflitta dal nostro tribunale virtulale, non se le accuse reggono o meno.

Ovviamente le accuse più pesanti non riguardano i giornalisti (anche se molti di questi fanno parte di imprese, o sono editori, ecc.) ma i proprietari dei loro media. Parliamo ovviamente delle famiglie Vardinogiannis, Bobolas, Psycharis, Alafouzos, Kyriakou ecc, i cui media hanno promosso per anni Alba Dorata.

Ovviamente la nostra accusa non può che concentrarsi sulle personalità politiche che hanno orchestrato l’ascesa di Alba Dorata come Michalis Chrissochoidis, che nel 2011, parlando a Mega Channel ha rivelato che esistevano denunce concrete sulla collaborazione della polizia greca con il partito neonazista di Alba Dorata dal 2008 – ma che ovviamente non ha fatto nulla per affrontarla, o come Antonis Samaràs, che ripeteva a papagallo ogni comunicato di Alba Dorata (ad es. sui figli dei migranti cacciati via dagli asili nido), professando l’odio contro i migranti e i rifugiati (chiamandoli “clandestini”, “parassiti” della società greca) e guidando l’attività parlamentare di Alba Dorata attraverso la mediazione di Baltakos.

Infine Andreas Loverdos, che quando non era impegnato a presentare gli stranieri come una minaccia per l’igiene e la salute parlava di Alba Dorata come del primo movimento spontaneo presentatosi in questi ultimi anni in Grecia.

Chi processerà queste persone?

di Aris Chatzistefanou

Fonte: info-war.gr

Traduzione di AteneCalling.org

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Il movimento anti-fascista si costituisce parte civile contro Alba Dorata

Il governo, la polizia, i tribunali e tutte le “istituzioni” coinvolte hanno palesemente tollerato – se non sostenuto – le attività dei neonazisti fino alla sera dell’omicidio di Pavlos. L’inattività dello Stato di fronte all’omicidio razzista di Shezhad Luqman da parte di membri di Alba Dorata il 17 gennaio 2013 a Petralona, la mancanza di arresti persino dopo l’attacco omicida contro i sindacalisti del PAME [1] a Perama e, infine, la firma di una decisione ministeriale per il regolare finanziamento del “partito” di Alba Dorata da parte del Ministro dell’Interno Yannis Michelakis il 6 settembre 2013, rivelano chiaramente i veri scopi delle posizioni delle istituzioni. Solo la paura che ci fosse un’esplosione anti-fascista durante gli scioperi dei lavoratori ha obbligato il governo a cambiare direzione.

Alba Dorata è una banda criminale nazista e non un altro partito politico, nemmeno uno “estremista”. Questa frase, che è stata usata per 20 anni nei documenti antifascisti, riassume la natura dell’organizzazione. Le attività criminali di Alba Dorata hanno origine nelle sue convinzioni naziste. Il loro scopo non è la persuasione politica, ma la creazione di truppe d’assalto nei quartieri e nelle strade che seminino terrore contro i migranti, gli anti-fascisti, i sindacalisti gli attivisti di sinistra e molti altri.

Nei periodi di forte crisi economica e di instabilità sociale, la potenza ottenuta da queste truppe d’assalto ha storicamente permesso ai leader fascisti di negoziare il trasferimento di potere politico ai potenti e ai ricchi. Questo tipo di progetto politico, che è il modello di Alba Dorata, implica la realizzazione di numerosi crimini, tra cui l’omicidio.

Infatti, gli avvocati che hanno firmato questo documento dichiarano in anticipo di non credere che le istituzioni possano smantellare completamente questa organizzazione nazista. Al di là delle nostre convinzioni ideologiche rispetto allo Stato di diritto e alle sue limitazioni o possibilità di democratizzazione e riforma degli apparati statali, noi siamo stati testimoni del fallimento delle istituzioni di affrontare nella pratica la minaccia fascista. È per questo che siamo convinti che solo il movimento anti-fascista dei lavoratori e dei giovani, insieme alle mobilitazioni di massa della maggioranza democratica che disprezza i neonazisti, riuscirà a eliminarli.

Questo punto di vista non significa però che adottiamo un atteggiamento di ritiro o di abbandono rispetto ai procedimenti legali esistenti contro i membri della banda nazista. Dichiariamo sin dall’inizio che durante il processo ci costituiremo parte civile contro Alba Dorata per conto del movimento anti-fascista. Nella consapevolezza che la portata dell’accusa è indebolita: dalla lunga tolleranza che lo Stato che ha mostrato verso I’azione dei neonazisti; dalle disposizioni del Codice Penale, verso cui il mondo giuridico progressista nutre delle obiezioni sostanziali; dall’erosione dei meccanismi dello Stato da parte degli attuali membri della banda nazista.

Costituirsi parte civile, comunque, permetterà al movimento anti-fascista di avere accesso in maniera indipendente ai fascicoli, di rivelare al publico i crimini commessi dalla banda, di sottoporre a contraddittorio testimoni e accusati e, infine, di condannare i colpevoli e i complici dei crimini dei nazisti di Alba Dorata

È per questo che abbiamo preso l’iniziativa pubblica di presentare la costituzione in parte civile per conto del movimento anti-fascista, in collaborazione con il movimento anti-razzista KEERFA e con la coalizione anti-fascista, con la Comunità Pakistana di Grecia, con l’Unione dei Lavoratori Migranti e con altri comitati anti-fascisti, organizzazioni e movimenti per i diritti democratici verso cui indirizziamo un appello al coordinamento. Ci rivolgiamo agli avvocati democratici e progressisti affinché ci accompagnino in questo sforzo.

Offriremo i nostri risultati all’uso dei sindacati, delle associazioni studentesche e di tutti coloro che collettivamente prendono una posizione attiva contro le azioni criminali dei nazisti di Alba Dorata.

Stiamo raccogliendo le firme di avvocati che a livello internazionale vogliono unirsi o sostenere l’iniziativa delineata in questo testo. Per aggiungere il tuo nome, per favore scrivici qui: jailgoldendawn@yahoo.gr

Note

[1] PAME: conosciuto come il “Fronte militante di tutti I lavoratori” è il movimento sindacale del Partito Comunista (KKE) fondato nel 1999.

di Jail Golden Dawn

Traduzione di AteneCalling.org

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