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Yemen: Arabia Saudita intensifica i raid e si prepara ad inglobare Sana’a

Negli ultimi giorni, lungi dal sospendere le operazioni militari come annunciato al momento della fine ufficiale dell’operazione denominata ‘Tempesta Decisiva’, l’Arabia Saudita e il resto dei paesi che fanno parte della coalizione sunnita guidata da Riad hanno intensificato i bombardamenti sul territorio yemenita, dove nel frattempo continuano i violenti combattimenti tra i ribelli sciiti e milizie filo-governative. 

Negli ultimi giorni la coalizione ha bombardato postazioni degli Houthi a Khor Maksar e Dar Saad, due quartieri della città portuale di Aden, per favorire la loro riconquista da parte dei sostenitori del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, in esilio a Riad. Stando a quanto riferito da un responsabile del dipartimento della Sanità, decine di persone sono rimaste uccise negli scontri nella seconda città del paese. I ribelli Houthi, sostenuti da unità dell’esercito rimaste fedeli all’ex presidente Ali Abdallah Saleh e coadiuvati da alcuni carri armati, sono riusciti ad avanzare negli ultimi giorni ad Aden. Alcuni raid aerei hanno anche colpito delle postazioni dei ribelli in altre due province nel sud dello Yemen, stando a quanto riferito da fonti della “resistenza popolare” come si fanno chiamare alcuni gruppi legati al governo fantoccio. L’aviazione saudita ha anche bombardato la pista dell’aeroporto internazionale di Sana’a per impedire l’atterraggio di un aereo iraniano, ha riferito la tv satellitare al Arabiya, citando fonti della stessa coalizione. I combattimenti continuano anche a Taez (200 km a nord di Aden) dove la coalizione sunnita ha inviato armi ai combattenti delle tribù locali nel tentativo di sconfiggere gli houthi presenti in città. Raid aerei sono stati segnalati ieri anche ad Hajja, Ibb, al-Bayda e, soprattutto, nel governatorato di Sa’ada, il fortino dei ribelli.
Nonostante sul fronte militare i progressi della coalizione sunnita non siano proprio eclatanti le autorità di Sana’a rifugiatesi in territorio saudita hanno annunciato che “lo Yemen avanzerà presto la domanda di adesione al Consiglio di Sicurezza del Golfo”, cioè il blocco regionale formato da Riad e dalle petromonarchie che negli ultimi anni ha notevolmente rafforzato la propria integrazione sia sul fronte economico che militare che diplomatico. “Stiamo preparando un piano per l’introduzione del Paese nel Consiglio da presentare in Arabia Saudita il mese prossimo, ” ha dichiarato alla stampa il portavoce di Hadi. Lo Yemen è di fatto l’unico paese della penisola arabica a non far parte dell’organismo regionale fondato nel 1981, al quale aderiscono invece Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrein ed Oman. In attesa di adesione, invece, ci sono la Giordania e il Marocco.
La posizione geo-politica dello Yemen offrirebbe a Riad il pieno controllo del Canale di Suez e del traffico di greggio verso sud e verso ovest. Ma per assorbire San’a all’interno della nuova superpotenza islamista e sunnita che l’Arabia Saudita aspira a guidare, Riad deve assolutamente normalizzare lo Yemen, spazzando via la minaccia rappresentata dal movimento degli Houthi e in generale dalle formazioni sciite che rivendicano una più equa distribuzione delle risorse e del potere politico.
Formazioni sciite che puntano ora a colpire direttamente il territorio saudita. E’ quanto è avvenuto nei giorni scorsi, quando un ingente gruppo di ribelli ha attaccato la frontiera con Riad nella provincia sud-occidentale di Najran scontrandosi con le forze armate saudite. Nei combattimenti sarebbero morti decine di combattenti Houthi e alcuni membri delle forze di sicurezza di Riad. Attacchi contro i posti di frontiera sauditi sono stati segnalati anche in altre due regioni.
Visto che da soli i massici bombardamenti e le forniture di armi alle forze filosaudite dello Yemen non bastano a mettere in ginocchio la ribellione sciita, a dare manforte alle forze lealiste sono arrivati circa 300 combattenti delle tribù sunnite di Sana’a addestrati e armati in Arabia Saudita per poi essere inviati nel distretto di Sirwah, nelle regioni centrali del paese.
Mentre secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il conflitto ha fatto fino a oggi 1200 vittime e oltre cinquemila feriti – ma altre fonti parlano di almeno 2000 morti – lo Stato Islamico ha pubblicato su internet un video che mostra la decapitazione di quattro soldati yemeniti e la fucilazione di altri undici nella provincia di Shabwa, nel sudest del Paese. Secondo alcune fonti, al Qaeda nella penisola arabica ha negato di essere responsabile di queste esecuzioni effettuate a metà aprile e rivendicate invece da un nuovo reparto dell’Is. Lo scorso giovedì, un altro gruppo legato allo Stato Islamico aveva rivendicato l’uccisione di cinque ribelli Houthi nella provincia di Ibb.

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