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Unione Europea all’assalto finale contro la Grecia

L’Unione Europea prepara il ricatto finale per il governo greco. La resistenza – spesso “bizantina” – popposta alle richeste dell’Eurogruppo e della Troika viene ritenuta a Bruxelles non più tollerabile. Quindi – secondo le indiscrezioni racolte dall’Ansa tra i funzionari dello stesso Eurogruppo – i ministri delle finanze europei starebbero mettendo a punto una lista di “riforme strutturali” che Atene deve impegnarsi a realizzare rapidamente, altrimenti la tranche di prestiti da 7,2 miliardi di euro concordata alla fine di febbraio verrà congelata.

Per essere più chiari, «non c’è nessuna ipotesi di accordo con la Grecia sul tavolo dell’Eurogruppo», dicono a Bruxelles. Il che significa che le proposte elleniche non sono stae neanche prese in considerazione. Non ci possono insomma essere due diverse linee all’interno della prigione disegnata dai trattati. Eventuali “eccezioni” accordate alla Grecia, infatti, significherebbero aprire il vaso di Pandora delle richieste analoghe da parte di tutti i paesi in difficoltà (Italia compresa, che ha inviato nei giorni scorsi addirittura il presidente Sergio Mattarella a fare un discorso contro la prosecuzione delle politiche di austerità, nonostante sul caso greco sostenga la posizione ufficiale della Troika).

La scadenza prevista per quest’ultimo diktat integrale – “prendere o lasciare”, viene detto a tre quarti di bocca – è la fine di maggio. L’accordo del 20 febbraio, d’altro canto, prevedeva un termine ultimativo per giugno. E fin qui Atene e Unione Europea non hanno trovato alcuna convergenza su una lista di impegni accettabili per entrambe le parti.

Il blocco degli aiuti deciso dalla Troika fa dunque parte di una normale strategia di ricatto e strangolamento di un paese che ha probabilmente le casse vuote proprio mentre scade domani una rata piuttosto pesante: la restituzione di 760 milioni al Fondo Monetario Internazionale. Per non parlare poi dei quasi 6 miliardi che dovrebbero essere rimborsati alla Bce.

Va ricordato che, con l’ingresso nella moneta unica, ogni paese ha smesso di poter stampare moneta in autonomia; quindi o riceve “aiuti” dai presunti partner continentali oppure deve far ricorso al mercato, emettendo nuovi titoli di debito. Che però, viste le condizioni finanziarie del paese, dovrebbero garantire tassi di rendimento impossibili.

All’intenro del governo Syriza vanno perciò crescendo la pressioni per un esplicito rifiuto del pagamento del debito (vedi anche https://contropiano.org/interventi/item/30654-grecia-e-il-momento), anche a costo di mettere in rpeventivo l’uscita dall’euro.

 

Naturalmente, sul piano ufficiale, Atene continua a rassicurare i creditori di vole rispettare gli impegni e di restare nell’Unione. Ma ogni giorno che passa sembra avvicinarsi il momento in cui una scelta dirimente – arrendersi alla Troika o rompere – diventerà obbligatoria.

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