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Tokyo: Abe cambia la Costituzione, l’esercito potrà intervenire all’estero

Il governo giapponese ha presentato due disegni di legge sulla sicurezza che permetterebbero alle cosiddette “Forze di autodifesa” (così si chiama l’esercito nipponico) di intervenire all’estero. Il pacchetto di riforme dovrà essere esaminato dalla Dieta, il parlamento di Tokyo. Se fosse approvato, come è probabile vista la maggioranza di cui gode lo schieramento governativo (anche se i tempi di discussione e votazione si annunciano lunghi a causa dell’ostruzionismo annunciato dalle opposizioni), si tratterebbe di un cambiamento storico per la politica militare del paese. L’articolo 9 della costituzione giapponese, approvata dopo la seconda guerra mondiale sotto dettatura degli Stati Uniti e degli altri paesi vincitori della Seconda Guerra Mondiale, prevede infatti che l’esercito, le cosiddette Forze di autodifesa, abbia solo compiti difensivi e non possa superare una certa consistenza.
Le nuove leggi, invece, introdurrebbero il concetto di “difesa collettiva”, secondo il quale l’esercito, in caso di pericolo diretto per il Giappone, può intervenire militarmente per difendere i suoi cittadini all’estero o per aiutare un paese terzo “che ha stretti legami” con il Giappone. Le norme permetterebbero inoltre a Tokyo di inviare soldati per fornire “supporto logistico” ai paesi alleati. Ma resterà comunque in vigore, almeno formalmente, il principio della non partecipazione diretta ai combattimenti, come già accaduto nelle due guerre nel Golfo quando Tokyo invio alcuni ‘peacekeepers’ con compiti assai limitati.
La proposta del governo è stata accolta da proteste di piazza, soprattutto delle associazioni pacifiste, del Partito Comunista, di altre formazioni di sinistra e di alcuni sindacati. Circa cinquecento manifestanti hanno protestato ieri per alcune ore di fronte all’ufficio del primo ministro nazionalista Shinzō Abe. Altre 800 persone hanno protestato contro la riforma della costituzione ‘pacifista’ nel distretto di Ginza, sempre nella capitale nipponica.
“L’esecutivo ha approvato delle leggi per assicurare pace e sicurezza al Giappone e al mondo”, ha dichiarato il leader del Partito Liberal Democratico, il quale ha escluso il coinvolgimento diretto delle Forze di autodifesa in Medio Oriente. L’esercito, ha aggiunto il premier, potrebbe invece partecipare alle “operazioni antiterrorismo” internazionali e verrebbe coinvolto nel caso di una crisi con la Corea del Nord. Il capo di gabinetto di Tokyo, Yoshihide Suga, ha dichiarato che le nuove leggi serviranno anche a migliorare l’alleanza militare tra Giappone e Stati Uniti.
Il revival militarista è visto con sospetto anche dal governo cinese, che in più occasioni ha voluto ricordare al Giappone i “pericoli” di un nuovo periodo di corsa agli armamenti. Senza citare la nuova legge sulla sicurezza in discussione al parlamento di Tokyo, Sun Jianguo – vice capo dello staff dell’Esercito di liberazione popolare cinese – ha “avvertito” i deputati giapponesi che “seguire gli Stati Uniti nella presenza militare nel Pacifico è un errore”. Inoltre, il Quotidiano del Popolo – giornale ufficiale del Partito comunista cinese – ha sottolineato che Tokyo “sbaglia se pensa di poter cancellare la storia, senza neanche assumersi le proprie responsabilità per quello che è stato fatto”.

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