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Libertà per i prigionieri palestinesi. Parla Abla Sa’adat

Nei giorni scorsi, alcune città italiane hanno ospitato il giro di conferenze con Abla Sa’adat, donna e militante palestinese, compagna del segretario del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, Ahmed Sa’adat rinchiuso nelle carceri israeliane. Il giro in Italia di Abla ha consentito di rimettere al centro dell’attenzione la situazione delle migliaia di progionieri politici palestinesi, una percentuale elevatissima rispetto alla popolazione ma indicativa della logica e delle conseguenze dell’occupazione coloniale israeliana dei territori palestinesi. Cliccando qui è visibile il video della conferenza tenutasi a Roma.

In Palestina sono soprattutto le persone politicamente impegnate ad esser prese di mira dall’occupazione; ovviamente non vengono risparmiati gli esponenti delle forze politiche palestinesi, difatti ben 14 membri
del Consiglio Legislativo Palestinese sono rinchiusi nelle carceri sioniste. Uno di questi è Ahmad Saadat, segretario del FPLP.
Da oltre due mesi anche la compagna Khalida Jarrar, da sempre impegnata a difesa dei prigionieri, è entrata a far parte della lunga lista di detenuti amministrativi, ossia dei circa 600 che stanno scontando
periodi di detenzione amministrativa, una pratica utilizzata durante il mandato britannico in Palestina e attraverso la quale l’entità sionista arresta e detiene senza alcuna giustificazione legale, nessuna accusa,
rinnovando a propria discrezione la carcerazione di 6 mesi in 6 mesi.
Dal 1967 ad oggi circa un milione di palestinesi è passato per le carceri israeliane il ché significa che un palestinese su quattro è stato arrestato almeno una volta nella sua vita. Centinaia le donne arrestate, tra queste 24 ancora sono recluse; si consideri anche la detenzione dei minori, in violazione di tutte le leggi e le convenzioni internazionali: ad oggi, tra i 6.000 prigionieri palestinesi, 240 sono minorenni, 25 di questi non hanno neppure compiuto il 16esimo anno d’età. Il duro regime carcerario non risparmia neppure i prigionieri con gravi malattie incurabili, alcuni dei quali molto anziani; diversi i casi di negligenza medica che hanno portato al decesso di prigionieri malati.

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