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Grecia. E’ scandalo per i giornalisti mercenari al servizio della Troika

Ci sono giornalisti che rischiano la vita nei teatri di guerra o semplicemente perché mettono il naso negli affari sporchi dei potenti e delle mafie. Ce ne sono altri che tentano di svolgere al meglio il proprio mestiere con dignità e professionalità. La maggior parte cerca di indovinare ciò che il proprio direttore o editore desiderano che venga scritto o detto prima ancora che il boss glie lo faccia presente, evitando che si debba ricorrere ad una fastidiosa censura. E poi ci sono i giornalisti mercenari, come nel caso della vicenda venuta alla luce in questi giorni in Grecia. 

Mentre il paese è scosso dall’ennesimo fallimento della trattativa tra il governo di Atene e la Troika e il premier Tsipras accusa il Fondo Monetario di avere responsabilità criminali per quanto riguarda la condizione tragica in cui versa il popolo greco, si viene a sapere che dal 2010 ad oggi, proprio il Fondo monetario internazionale ha “formato” giornalisti embedded allo scopo di diffondere articoli, opinioni, commenti favorevoli alle richieste dei cosiddetti “creditori internazionali”. Quegli stessi che oggi pretendono da Tsipras un taglio da quasi 2 miliardi alle pensioni in un paese in cui la stragrande maggioranza dei pensionati non arriva a percepire neanche 450 euro al mese.
Il ruolo del Fmi e della Troika nella manipolazione di una parte della stampa ellenica è stato denunciato dalla Commissione Parlamentare sulla trasparenza della crisi a partire dalle rivelazioni dell’ex membro greco dell’istituzione internazionale Panagiotis Roumeliotis. Il quale ha rivelato – con colpevole ritardo – che una certa serie di seminari di formazione ai quali venivano invitati molti cronisti di Atene erano stati scientificamente pensati e organizzati dai creditori stessi per creare dei veri e propri “portavoce” delle richieste della Troika nei confronti della classe politica e dei cittadini greci. I quali, per qualche anno, sono stati bombardati quindi non solo dalla propaganda del premier e dei ministri socialisti e conservatori i quali hanno diligentemente applicato austerity, tagli, privatizzazioni e licenziamenti in nome del risanamento della nazione e dell’uscita dalla crisi, ma anche da messaggi propagandistici diffusi da alcuni giornalisti che per mestiere, per mission potremmo dire, avevano il compito istituzionale di tessere le lodi delle politiche imposte da Bruxelles e Francoforte, di raccontare una realtà parallela funzionale agli interessi dei poteri forti. Molti dei giornalisti che da anni spandono il loro terrorismo mediatico a proposito delle conseguenze catastrofiche di un eventuale rifiuto dei memorandum e delle misure implementate dall’Unione Europea e dalle altre istituzioni internazionali, sui rischi di una uscita della Grecia dall’Eurozona o dall’UE, sul rifiuto dei diktat della Troika non sono animati solo dalla propria opinione politica o professionale, ma in alcuni casi anche da un rapporto di sudditanza organica nei confronti degli aguzzini del proprio popolo. Il sistema mediatico non ne esce bene… e sospetti che il meccanismo svelato da Roumeliotis non esista solo in Grecia ma sia stato implementato anche in altri paesi del continente sottoposti alla dittatura della Commissione Europea, della Banca Centrale e del Fondo Monetario – Italia compresa – sembrano più che legittimi.
A chi accusa ora Roumeliotis di diffondere notizie infondate e di destabilizzare così un paese già instabile di suo l’ex membro del Fondo ha risposto fornendo solide pezze d’appoggio sull’iter che ha portato alla realizzazione di un tale meccanismo di condizionamento della stampa ellenica. Prove che, stando a quanto affermato dai responsabili della commissione parlamentare che indaga sul Fondo Monetario Internazionale dovrebbero essere rivelate al paese entro alcune settimane.
L’ex rappresentante greco al Fmi ha aggiunto che ad affiancare la stampa embedded c’era (c’è ancora?) anche un pool di economisti e docenti universitari che, in occasione di interviste sui quotidiani o di trasmissioni televisive, si adoperavano per convincere l’opinione pubblica ellenica della bontà delle ricette dei creditori e dei “terribili” rischi derivanti da un eventuale cambio di rotta. Questo mentre ad Atene stringeva le manette ai polsi di Kostas Vaxevanis, giornalista reo di aver pubblicato sul suo settimanale Hot Doc la lista Lagarde con i circa 2000 nomi di altrettanti megaevasori fiscali. E mentre il governo Samaras chiudeva manu militari la radio televisione di stato colpevole di essere troppo critica nei confronti dell’esecutivo e delle politiche imposte dalla Troika.
Secondo Roumeliotis, la Commissione parlamentare potrebbe ora chiedere formalmente al responsabile comunicazione del Fmi, Jerry Reis, i nomi dei giornalisti invitati ai seminari. Per questa ragione il presidente della Camera, Zoì Konstantopoulou (membro della sinistra interna di Syriza), ha recepito la proposta annunciando una lettera formale indirizzata all’istituto guidato da Christine Lagarde. Che ora, c’è da giurare, cadrà dal pero…
Intanto la stessa presidente del parlamento di Atene ha citato il giornalista televisivo Yiannis Pretenteris il quale in un suo recente libro avrebbe ammesso di aver frequentato proprio i seminari del Fmi in questione.

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