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Ramadan di sangue in Yemen, Stato Islamico e sauditi fanno strage

Vigilia di Ramadan di sangue nello Yemen. Ieri sera ben 4 autobomba sono esplose nella capitale Sana’a uccidendo un numero per ora imprecisato di persone, con un bilancio destinato a salire visto l’altissimo numero di feriti gravi. Gli attentatori, apparentemente dei kamikaze, si sono accaniti contro tre diverse moschee frequentate dagli sciiti e contro il quartier generale nella capitale yemenita del movimento ribelle degli Houthi, che lotta in armi contro il governo fantoccio subalterno agli interessi dell’Arabia Saudita e anche contro le bande di Al Qaeda attive in particolare nel sud del paese. Un ordigno ha infatti colpito l’abitazione di Saleh al Sammad,  leader dell’ufficio politico del partito Ansa­rul­lah che rappresenta le comunità sciite del centro-nord del paese.
Dopo qualche ora è giunta la rivendicazione, diffusa su internet dallo Stato Islamico, organizzazione che si era già attribuita un ben più grave massacro provocato lo scorso 20 marzo. A causa delle esplosioni in una moschea di Sana’a erano morte allora 150 persone.
Teoricamente a Ginevra sono in corso, iniziati con settimane di ritardo rispetto alla tabella di marcia concordata tramite la mediazione delle Nazioni Unite, i colloqui di pace tra le diverse fazioni. Ma difficilmente dai negoziati di Ginevra usciranno soluzioni ad un conflitto civile all’interno della quale sono intervenute le petromonarchie che ormai da mesi bombardano le città yemenite con l’obiettivo di riportare in sella il governo fantoccio del presidente Hadi. D’altronde gli Houthi rifiutano di trattare con un leader che si è rifugiato in Arabia Saudita e che ha invocato l’intervento di potenze straniere contro il proprio stesso popolo, e chiedono di poter discutere direttamente con il regime wahabita che è il vero padrone della coalizione in cui si è imbarcato anche l’Egitto, oltre alle petromonarchie e agli altri paesi dell’orbita saudita. Da parte loro Hadi e soci pongono come precondizione alla partenza reale dei negoziati – intanto è in vigore una fragile tregua – il ritiro delle milizie sciite dal centro e dal sud del paese, condizione evidentemente irrealizzabile nel contesto attuale.
L’altro ieri, prima che scattasse la tregua concordate tra le parti in occasione dei colloqui di Ginevra, almeno 31 persone – per lo più civili – erano state uccise dai bombardamenti realizzati dai caccia della cosiddetta ‘Coalizione araba’. La maggior parte delle vittime sono state falciate dalle bombe sganciate dai jet sauditi su un convoglio di civili in fuga dai combattimenti nella città di Aden, nel sud dello Yemen.

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