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Usa. Strage razzista in una chiesa di Charleston

Esplode il conflitto razziale all’interno degli Stati Uniti, nonostante – o forse proprio per – il primo presidente nero della storia di quel paese.

Nove persone sono rimaste uccise stanotte in una chiesa di Charleston, in South Carolina. Almeno un’ altra persona è rimasta ferita. La polizia sta ricercando un bianco di circa 21 anni, autore della strage compiuta con armi da fuoco. L’attentatore portava una felpa grigia e un jeans, ha spiegato la polizia. Nonostante un imponente dispiegamento di forze, compresi i mezzi aerei, a tre ore dalla sparatoria non era stato ancora catturato. Un allarme per la presenza di bombe è risultato invece infondato.

La chiesa dove è avvenuta la sparatoria, la Emmanuel African Methodist Episcopal Church, è una delle più vaste congregazioni di afroamericani nella regione ed una delle più antiche, nel sud degli Stati Uniti, e per questo è iscritta nel registro nazionale dei luoghi storici. L’attacco dunque si è indirizzato esplicitamente verso un simbolo della capacità nera di autorappresentarsi e darsi istitui duraturi nel tempo. Tra le vittime anche il pastore della chiesa della strage, il reverendo Clementa Pinckney, 42 anni, senatore democratico del Senato della Carolina del Sud. 

Secondo i quotidiani locali, il Charleston Post e il Courier, al momento della sparatoria, dopo le nove di sera, vi era in corso una lettura della Bibbia.

Charleston è stata di recente teatro di forti tensioni razziali dopo che un poliziotto bianco di nome Michael Slager ha ucciso senza alcuna giustificazione un nero, Walter Scott, mentre l’intera scena veniva ripresa con un telefonino e poi postata in internet. Questo gravissimo episodio ha immediatamente avuto anche conseguenze sulla campagna elettorale per le primarie. Jeb Bush, candidato alle presidenziali del 2016, ha cancellato una serie di eventi della sua campagna elettorale che aveva in programma tra alcune ore proprio a Charleston.

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