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L’Unione Europea mostra la faccia feroce

“Al momento non ci sono i presupposti per nuove trattative su altri programmi di aiuto”. Lo ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, a Berlino in conferenza stampa. Il giorno dopo la vittoria del No al referendum in Grecia, parole dure arrivano anche dal membro del board della Bce Christian Noyer: “Per definizione il debito greco alla Bce non può essere ristrutturato perché ciò costituirebbe un finanziamento monetario”. “Il taglio del debito per noi non è un tema”, ha ribadito Martin Jaeger, portavoce del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, sostenendo che la posizione della Germania non è cambiata.

Le reazioni delle cancellerie europee al risultato del referendum greco sono un campionario della retorica da “punizione collettiva”. Naziste nel cervello, che vedono nella resistenza di un popolo e di un governo attento nel rappresentarne gli orientamenti (illusioni comprese) qualcosa di intollerabile e da schiacciare.

La “Grexit” è così improvvisamente passata da scenario attribuito a un gruppo dirigente “duro e ideologico” (parola di Angela Merkel…), incapace di “stare in società”, a obiettivo dichiarato della parte economicamente più forte dell’Unione Europea e dei “creditori” principali.

Questa banda di criminali (“terroristi”, nella definizione datane da Yanis Varoufakis) ha deciso che per oggi lascerà le briglie sciolte sul collo dei “mercati”. Sarà soltanto la Bce a intervenire per limitare i danni che speculazione internazionale produrrà assaltando i titoli di stato dei paesi dell’eurozona, con ovvia preferenza per quelli dei Piigs (Portogallo, Italia, Spagna, Irlanda). Mario Draghi comprerà titoli a più non posso, ma non quelli greci, che affonderanno dunque nel prezzo e saliranno a livello assurdo nei rendimenti. Poi, domani, alle 13 si riunirà l’Eurogruppo, ovvero i ministri dell’economia dell’eurozona, e a seguire (ore 18) il vertice dei leader. I “creditori” si aspettano che sia Atene a fare la prima mossa e “i ministri si aspettano nuove proposte da parte delle autorità greche”. 

Da Atene è arrivata subito la risposta, con una telefonata di Tsipra alla Merkel. Tsipras le avrebbe annunciato che il suo governo presenterà alcune proposte al vertice di domani. 

Molto dipenderà anche dalla scelta – sempre a carico della Bce – di mantenere o abbandonare la difesa di livelli credibili di “liquidità d’emergenza” per le banche elleniche. Che comunque resteranno chiuse fino a stasera.

Intanto si vedranno Hollande e Merkel, nel classico “vertice a due”, rimandando a domani pomeriggio la riunione di tutti i capi di stato e di governo dell’eurozona. Dovranno stabilire preventivamente la linea da tenere, e già questo si annuncia come un incontro complicato, visto che nelle prime reazioni i francesi sono apparsi decisi a sostenere che la Grecia deve restare “comunque” nell’Unione Europea, mentre da Berlino sono arrivati segnali decisamente opposti.

Il ministro francese dell’Economia, Emmanuel Macron, ha infatti tracciato una linea “trattativista”: “Dobbiamo riprendere i negoziati politici. Non rimettiamo in scena il trattato di Versailles”. In pratica, a non ripetere gli errori commessi con la Germania alla fine della Prima Guerra Mondiale, costretta a pagare “i danni di guerra” e per questo fatta precipitare in una crisi economica devastante che fece da incubatore per il nazismo.

Al contrario, il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel, segretario dei socialdemocratici, ha fatto toccare con mano il concetto che non esistono più differenze con la destra democristiana: “Tsipras ha distrutto l’ultimo ponte verso un compromesso tra Europa e Grecia”.

Stessa storia da parte di Martin Schultz, socialdemocratico tedesco eletto presidente del Parlamento europeo. Dopo aver toppato totalmente le previsioni (“Nel momento in cui si introduce una nuova moneta, si esce dalla zona euro; ciò mi fa auspicare che la gente non voterà per il no”), ha drammatizzato in misura estrema la situazione: “È un giorno molto difficile, la promessa che Tsipras ha fatto al popolo greco che con questo voto la posizione ai negoziati sarà più forte secondo me non è veritiera. I greci hanno detto No ma altri 18 membri avevano concordato sulla proposta fatta alla quale i greci hanno detto No”, quindi “adesso spetta ai greci fare delle proposte che convincano le altre democrazie e le istituzioni europee“. Mentre nell’immediato “bisognerà parlare di aiuti umanitari per i greci che non devono pagare il prezzo della situazione drammatica nella quale il governo ha trascinato il Paese”. 

Un muro eretto a difesa di una posizione immutabile: la Grecia deve piegarsi ai diktat, non ce ne frega niente della volontà dei popoli.

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