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Merkel pretende che il debito diventi un guinzaglio

La banche greche riaprono, ma cambia ben poco. Bloccati i bonifici verso l’estero, resta il limite dei 420 euro settimanali (come prima: 60 al giorno, ma prelevabili in una volta sola), così come anche il controllo dei capitali. Si potrà operare con le carte di credito (come durante le tre settimane di chiusura, solo che ora l’erogazione verso il beneficiario avviene in tempo reale).

Un lieve allentamento delle briglie, insomma, non la liberazione. I calcoli che segnalavano una perdita di Pil pari a tre miliardi, a causa della chiusura degli istituti di credito, possono valere quasi integralmente anche per i giorni a partire da oggi.

Sempre oggi, Atene ha fatto partire l’ordine per rimborsare Bce, Fmi e la Banca centrale greca. La cifra totale ammonta a circa 6,8 miliardi di euro; in pratica l’intero importo del “prestito-ponte” concesso venerdì. Significa che di quei 7 miliardi in Grecia non si è fermato neanche un euro, ma il dbito è diventato più pesante.

E sempre da stamattina rincarano le tariffe dei taxi per lo scatto dell’aliquota Iva dal 13 al 23% dovuto alla recente legislazione approvata in Parlamento nel quadro dei negoziati con i “creditori”.

Ma naturalmente, raggiunta la vittoria, ora tocca alla Troika mostrarsi “generosa” affontando i roblemi greci dal lato che le spetta. Il principale, ce lo ripetono da giorni, è come alleggerire il debito ellenico. Il Fondo Monetario Internazionale e la Bce hanno detto chiaramente che bisogna tagliarlo, addirittura del 30-40%, altrimenti qualsiasi sacrificio sarebbe totalmente inutile. L’Unioen Europea – che detiene buona parte di quel debito – non vuole sentirne parlare, specie dal plotone di paesi “falchi” capeggiato dalla Germania. Le motivazioni uufficiali sono note: “il taglio del debito non è previsto dai trattati europei”. Quindi non si deve fare.

Che non sia previsto è vero. Che quel debito è tale da non poter essere mai ripagato, anche. Lo sanno tutti e lo dice persino Wolfgang Schaeuble. Come si esce da questa impasse?

Da più parti si dice ormai che quei trattati sono sbagliati e da riscrivere, frutto di un’altra epoca, di un mondo in lunga espansione economica e del compromesso paralizzante tra due diverse idee di “Europa”. Come spiegava Lucrezia Reichlin due giorni fa sul Corriere della Sera:

Quest’ultimo atto del dramma greco conferma un antico sospetto che si è andato consolidando gradualmente dal 2010: le regole europee sono inadeguate ad affrontare la crisi del debito. Nella loro formulazione originaria prevedevano il no al salvataggio di un Paese («no bailout»), no alla ristrutturazione del debito («no default») ma anche un no non scritto all’uscita di un Paese dall’euro («no exit»). I primi due principi, cari ai tedeschi, affermano che non si possono usare soldi dei cittadini europei per salvare un Paese in bancarotta, il terzo, caro ai francesi, preserva l’integrità dell’Unione. È una trinità impossibile e, infatti, dal 2010, queste regole sono state violate sistematicamente per risolvere non solo il caso ellenico.

Ma i trattati non verranno cambiati, se non in peggio, per renderli ancora più stringenti e quindi inabili ad affrontare situazioni impreviste (conviene sempre ricordare che nelle teorie liberiste le crisi del capitalismo sono frutto di “errori”, societari o nazionali, non una conseguenza inevitabile di un sistema folle). Quindi?

L’allternativa al taglio netto era già stata avanzata dal Fmi: un periodo lunghissimo, addirittura 30 anni, in cui la Grecia non restituisce nulla a anessuno e non paga neanche gli interessi. Così si crea un margine sostanzioso per provare a rimettere su un sentiero di crescita un paese azzerato dall’euro e dai vincoli di bilancio. Difficile, se non semplicemente impossibile, che ci si possa comunque riuscire, vista la marea di tagli di spesa o aumenti di tasse e prezzi imposta dai “creditori”. Ma dopo aver imposto quel pacchetto, ora hanno l’obbligo di provare a farlo funzionare…

Angela Merkel si è detta ieri disponibile a prendere in esame questa eventualità (possiamo ancora parlare di questo tipo di interventi”, ma solo dopo che i dettagli dell’ultimo programma di aiuti saranno definiti e approvati”). Perché è diventata improvvisamente buona e amorevole nei confronti di quegli scansafatiche dell’Egeo? Nemmeno un po’.

Tagliare il debito significa eliminarlo, “liberare” il debitore da un fardello insostenibile. Accordare un così lungo periodo di congelamento del debito è invece una semplce boccata d’ossigeno per Atene. Il mantenerlo valido in tutta la sua dimensione – anche se non restituibile – è dunque la spada di Damocle appesa sulla testa del Parlamento greco per i prossimi 30 anni a venire. Qualsiasi sia il governo che verrà scelto dagli elettori nel corso di questo periodo infinitamente lungo (come sarà il mondo e l’Europa, nel 2045?), quel debito sarà usato come una clava per demolire all’istante qualsiasi scelta di politica economica non approvata dai “creditori”.

Lo scambio accettato, per così dire, da Tsipras è appunto tra un attimo di respiro e tre decenni di schiavitù politic per l’intero paese. Se vi sembra una “vittoria”, o anche solo un “compromesso accettabile”, restate lontani….

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