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Strage di Suruc, la stampa turca contro Erdogan

Contrariamente a quanto era avvenuto in passato, questa volta buona parte della stampa turca reagisce con sgomento e rabbia alla strage avvenuta lunedì nella cittadina di confine di Suruc, mentre il governo finisce esplicitamente sotto accusa per “non aver fatto abbastanza” contro i rischi rappresentati dalla presenza nel paese dei jihadisti dello Stato islamico, che combattono nella vicina Siria anche per conto degli interessi di Ankara.
I quotidiani vicini al presidente Recep Tayyip Erdogan e al sui partito islamico Akp se la prendono invece con forze esterne che vorrebbero trascinare Ankara nel conflitto siriano. “Barbarie” titola Zaman, “Massacro caotico” il filogovernativo Sabah, “Assassini” grida Evrensel, mentre il centrista Milliyet sceglie “Che siano dannati”. Tra i molti quotidiani che abbracciano la linea del governo, Star descrive l’attacco kamikaze, che ha ucciso 32 attivisti della Federazione delle Associazioni della Gioventù Socialista (dietro la quale vi sono organizzazioni dell’estrema sinistra turca come ad esempio il Partito Marxista Leninista Mlkp, ma tra i morti vi sono anche dei giovani che si definivano anarchici), ferendone centinaia, l’opera della “sinistra mano che vuol portare la guerra di Kobane in Turchia”. Una linea che si ritrova anche nel filogovernativo Turkiye, secondo cui l’obiettivo del massacro è di “portare la Turchia nel pantano”. Ma i quotidiani d’opposizione e di sinistra attaccano Erdogan per non essere riuscito a – o non aver voluto – mettere in sicurezza il confine con la Siria e fermare la minaccia dell’Isis.
Anche perchè, è emerso dopo la strage, pare ora che i servizi segreti turchi – o una parte di essi – avesserro lanciato ripetuti allarmi sull’ingresso di militanti dell’Isis in Turchia con l’obiettivo di attaccare nel paese. Le forze dell’ordine erano state informate dai servizi segreti il 22 giugno e il 3 luglio in dispacci che contenevano i nomi di sette jihadisti, tra cui tre donne. Ma nonostante vaste operazioni di polizia in varie città con un centinaio di arresti, i sette sono sfuggiti ai controlli. Su Hurriyet, l’editorialista Mehmet Yilmaz scrive che la colpa della strage è anche di Erdogan e del premier Ahmet Davutoglu perchè da tempo è chiaro che la Turchia rischia di essere coinvolta nel conflitto siriano. “La coppia Erdogan-Davutoglu ha sbagliato i conti, provocato la guerra civile in un Paese vicino e chiuso un occhio davanti alle violazioni del confine” scrive Yilmaz. “E innocenti hanno pagato il prezzo dei loro errori”.Murat Yetkin, di Radikal, quotidiano di sinistra, pronostica che ora Ankara dovrà adottare la linea dura. Ma sul laico Cumhuriyet Orhan Bursali scrive “la Turchia naviga ora in acque pericolose”. L’Isis sembra voler “regolare vecchi conti” in Turchia, aggiunge. Il quotidiano ipotizza che se la crisi peggiorerà il governo potrebbe ricorrere al voto anticipato per riconquistare la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento.
Il quotidiano internazionale in lingua araba Al-Quds al-Arabi afferma che “è tempo per la Turchia di rivedere la sua posizione nella guerra al terrore” e chiede ad Ankara “misure più severe per taglaire le fonti di combattenti, armi e finanziamenti”. Vari quotidiani mediorientali affermano che la Turchia sta pagando per aver consentito ai ‘foreign fighters’ che si uniscono all’Isis di usarla come Paese di transito e l’accusano di aver fornito armi e denaro ai jihadisti, come provato da numerose testimonianze, documenti e prove provenienti anche dall’interno delle forze di sicurezza. In Siria il quotidiano pubblico Al-Thawrah non ha mezzi termini: la strage dipende dal fatto che “Erdogan ospita organizzazioni terroriste”. “La Turchia paga il prezzo per aver armato il Daesh” titola l’egiziano Al-Misri al-Yawm.

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