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Turchia, ondata di attacchi del Pkk

E’ ormai guerra aperta in Turchia tra le organizzazioni della guerriglia curda e quelle marxiste turche contro gli apparati di sicurezza dello stato e la conta delle vittime si fa ogni giorno più consistente.
Mentre le organizzazioni marxiste Dhkp-c e Hsb attaccavano rispettivamente durante la notte di ieri la sede del consolato degli Stati Uniti a Istanbul e un commissariato di polizia nel distretto di Fatih sempre nella metropoli sul Bosforo, i guerriglieri del Pkk davano vita ad una nuova ondata di attacchi contro obiettivi militari nel Sud-Est del paese.

Nella provincia sudorientale di Sirnak, a una manciata di km dal confine con Iraq e Siria, un soldato turco è stato ucciso ed altri 6 sono stati feriti da colpi d’arma da fuoco sparati dai combattenti curdi contro un elicottero militare. Il velivolo, un Sikorsky, è stato attaccato con cannoni antiaerei e razzi mentre era impegnato a trasportare alcuni militari nel distretto di Beytussebap dove da giorni sono in atto rastrellamenti e attacchi contro le basi della guerriglia. A seguito dell’attacco alcuni elicotteri Cobra turchi hanno bombardato l’area. Sempre nella provincia di Sirnak, i guerriglieri curdi hanno ucciso 4 poliziotti facendo saltare su una mina il veicolo blindato sul quale viaggiavano. L’episodio è avvenuto nel distretto di Silopi, dove venerdì tre curdi erano morti in seguito a violentissimi scontri a fuoco con la polizia durati diverse ore in una zona residenziale. Nel corso di una conferenza stampa indetta a Diyarbakir, la deputata dell’Hdp Meral Danış Beştaş ha denunciato che centinaia di poliziotti armati hanno aperto il fuoco a caso, e che numerosi cecchini erano posizionati sugli edifici a Silopi. Beştaş ha sottolineato che le tre persone uccise dalla polizia erano tutti civili, uno di loro era un operatore sanitario e un altro un vigile del fuoco.

Sempre ieri alcuni guerriglieri del Partito dei Lavoratori hanno attaccato con lanciarazzi un commissariato di polizia a Lice, nella provincia di Diyarbakir. Nelle stesse ore altri membri della resistenza curda hanno ingaggiato un scontro a fuoco con la polizia sempre nella provincia di Diyarbakir.
Qualche ora prima un poliziotto era rimasto ucciso durante l’assalto a una pattuglia nella provincia di Midyat. Nelle stesse ore è morto in ospedale il poliziotto ferito gravemente venerdì nei durissimi scontri nel distretto di Silopi, nella provincia di Sirnak, in cui erano già morti un militare e tre curdi. Un terzo ufficiale è stato invece ucciso mentre era a bordo di un veicolo di guardia nel distretto di Cizre.
Sabato, un com­bat­tente del Pkk è stato ucciso dalla poli­zia men­tre cercava di piaz­zare un ordi­gno nella città di Hak­kari. Sempre sabato due sol­dati tur­chi erano stati uccisi, in due diversi scon­tri a fuoco con mili­tanti del Pkk, a Van e ad Agri. 

Continuano intanto le operazioni militari dello stato turco contro le basi della guerriglia e contro i movimenti politici curdi e di estrema sinistra. Dal 24 luglio, giorno del lancio da parte di Ankara della cosiddetta operazione ‘antiterrorismo’ formalmente indirizzata contro i jihadisti dell’Isis, le forze di sicurezza turche hanno arrestato circa 1200 membri delle forze politiche curde e delle organizzazioni rivoluzionarie turche, mentre i caccia e i carri armati hanno più volte bombardato le postazioni della guerriglia sulle montagne del Kurdistan turco e di quello iracheno, uccidendo – ma il bilancio è quello fornito da Ankara, non confermato dalla controparte – circa 400 tra combattenti del Pkk e civili massacrati in alcuni villaggi dalle bombe sganciate dagli F16.

Per rafforzare l’offensiva militare all’interno dello stesso territorio turco le prefetture di otto province del sudest – a maggioranza curda – hanno dichiarato ben 37 aree “zone temporanee di sicurezza”, in pratica zone dove vige la legge marziale e l’esercito ha mano libera.

“I turchi sostengono di combattere lo Stato islamico, ma in realtà stanno combattendo il Pkk” ha ribadito nei giorni scorsi uno dei leader del Pkk, Cemil Bayik, nel corso di un’intervista alla rete britannica Bbc. “Dietro i massacri dell’Is c’è Erdogan. Il suo obiettivo è fermare l’avanzata curda contro di loro (i jihadisti dello Stato islamico, ndr), andando avanti con il suo scopo di turchizzare la Turchia” ha accusato il fondatore del partito della resistenza curda.

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