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Manovre militari in Europa: si scherza col conflitto tra Nato e Russia?

La Nato non tende al confronto con la Russia. Questi i termini della questione, così come esposti dalla Nato medesima e riportati dai media, dopo la pubblicazione del rapporto del Centro analitico britannico European Leadership Network (ELN). Nel rapporto si afferma che le manovre militari della Russia e della Nato aumentano le probabilità di un conflitto in Europa. La Nato tuttavia, come riportato anche da RIA Novosti, dichiara che le manovre non sono legate al confronto con la Russia e l’alleanza si oppone alla equivalenza, che risulterebbe dal rapporto inglese, tra le proprie manovre e quelle russe.

RIA Novosti sintetizza il rapporto inglese – dal significativo titolo “Prepariamoci al peggio: rafforzano le manovre militari di Russia e Nato la probabilità di una guerra in Europa?” – in questi termini: gli esperti britannici hanno analizzato l’andamento delle recenti manovre militari russe su vasta scala, con la partecipazione di 80mila uomini e quelle della Nato di marzo e giugno con 15mila uomini. Hanno messo a punto mappe interattive, che illustrano i possibili scenari. La Nato ha immediatamente alzato la voce: “Il recente rapporto del ELN mette erroneamente il segno di eguaglianza tra le manovre della Nato e della Russia. Il Ministero della difesa russo ha dichiarato oltre quattromila manovre in quest’anno: dieci volte di più della Nato nello stesso lasso di tempo. La Nato” prosegue il comunicato di quei bravi ragazzi atlantici “ha più volte dichiarato di non cercare il confronto con la Russia”, al contrario di quest’ultima, le cui manovre su vasta scala “accrescono la tensione, invece di diminuirla.

La Russia ha appositamente bypassato i requisiti di notifica e sorveglianza sulle manovre, previste dal documento di Vienna del Osce”. Al contrario, i portatori di pace dell’Alleanza atlantica sottolineano che le loro manovre sono “aperte agli osservatori, tra cui anche i russi. Le manovre Nato sono annunciate con alcuni mesi di anticipo”. E, ribadendo lo spirito antibellicista dell’Alleanza, che si riflette in particolar modo negli sforzi affinché nessuna soluzione pacifica venga trovata al conflitto nel Donbass, si accusa Mosca di frapporre ostacoli all’attuazione dell’Accordo sulle armi convenzionali in Europa (CFE) e a quello sui “Cieli aperti” (The Treaty on Open Skies).

E’ appena il caso di ricordare che Mosca, a marzo di quest’anno, ha annunciato il suo ritiro dall’Accordo sulle armi convenzionali, a causa del rifiuto della Nato di procedere alla sottoscrizione di un nuovo accordo, che sostituisse quello in vigore dal 1990 e non più rispondente alla situazione attuale: quella cioè di una frenetica attività Nato di potenziamento del proprio fianco orientale dal mar Baltico al mar Nero. Il gesto di Mosca, di ritiro dal CFE, come aveva scritto a suo tempo Sputniknews, “risponde all’intensificazione dell’attività della Nato e manda un segnale ai suoi partner per dire che un sistema comune della sicurezza in Europa non esiste”. Di fatto, la Russia aveva sospeso la propria partecipazione al Trattato già nel 2007, giudicando il documento, nella sua forma attuale, ormai obsoleto. “L’Accordo di Adattamento, ratificato a suo tempo dalla Russia” aveva detto nel marzo scorso Dmitryj Trenin, “non è mai stato ratificato dalla Nato. Ritornare alla versione iniziale firmata nel 1990, quando in Europa esisteva ancora il sistema dei blocchi, non sarebbe nell’interesse della sicurezza nazionale della Russia”.

Ed è appena il caso di ricordare come proprio l’Alleanza difensiva nordatlantica, sullo sfondo della crisi ucraina – anch’essa piovuta dal cielo – abbiano proceduto all’attuazione di una serie di misure per l’allargamento della propria attività militare in Europa, tra cui, come ricorda RIA Novosti, “il rafforzamento e l’allargamento delle forze di pronto intervento, l’aumento del contingente militare USA in Europa, il repentino allargamento del programma di manovre e di pattugliamento e l’incremento delle spese militari”. In tale situazione, il minimo che ci si potesse aspettare da Mosca, era una dichiarazione su “l’allargamento senza precedenti dell’attività Nato alle proprie frontiere”. Cos’altro rappresentano, in effetti, le ultime manovre in Polonia e Paesi baltici, Saber Strike, nel quadro della serie di manovre Nato Allied Shield: BALTOPS, Saber Strike, Noble Jump и Trident Joust?

E se la lettura del documento britannico fatta da RIA può apparire sostanzialmente “neutrale”, il sito Vzgljad titola senza mezzi termini “La Nato mette a punto gli scenari della guerra con la Russia”. Il rapporto del European Leadership Network sulle manovre militari della Russia e della Nato, “ignora le differenze di potenziale di Russia e Alleanza atlantica. I media occidentali si sono affrettati a interpretare il rapporto come una indicazione sulla crescente aggressività di Mosca”. Così, la Deutsche Welle afferma che “La Russia si prepara al conflitto con la Nato e la Nato si prepara un possibile scontro con la Russia”. E Vzgljad ricorda che, nonostante l’immagine pacifista del ELN, tra gli autori del rapporto figurano esperti di sicurezza nazionale, consiglieri di comandanti Nato, analitisti delle regioni euroasiatiche. Così nel rapporto, mentre si rilevano alcune caratteristiche comuni alle manovre della Russia e della Nato – mobilitazione veloce, ridislocazione su grandi distanze e coordinamento interforze – si sottolinea però “la sensibile differenza di scala delle manovre. Così, le manovre russe analizzate si fondano su forti contingenti di reparti di élite, a cui le manovre Nato, sebbene altamente professionali, non corrispondono per estensione”.

Da qui, il Financial Times conclude che “la Russia incrementa la preparazione militare dei propri reparti, allo scopo di mandare un segnale alla Nato di maggior mobilità nel ridislocamento delle forze”.

L’obiettività degli autori del rapporto inglese è palesata dall’analista anglo-polacco Lukaš Kulesa, il quale giustifica l’allargamento delle manovre militari Nato con “l’aggressione russa all’Ucraina”: come volevasi dimostrare.

Peccato che di tale “aggressione” le conseguenze – quelle più recenti – siano gli ininterrotti bombardamenti ucraini su Gorlovka, ridotta ormai praticamente in fiamme e l’allarme lanciato ieri dal rappresentante al Gruppo di contatto per la DNR, Denis Pušilin, il quale ha detto che le operazioni di guerra potrebbero scattare in qualunque momento, considerato lo spropositato incremento dei bombardamenti ucraini sul Donbass registratosi negli ultimi giorni e gli spostamenti di mezzi corazzati, artiglierie e sitemi di lanciarazzi Grad ucraini verso la linea del fronte. Quale sia lo spirito pacifico dell’Alleanza atlantica l’ha espresso nuovamente, poche ore fa, il Capo di stato maggiore delle truppe di terra americane, generale Raymond Odierno, secondo cui la Russia è “uno dei paesi più pericolosi” per gli USA, “soprattutto perché più preparata rispetto ad altri nostri potenziali nemici”. Secondo Odierno, la Russia “dispone di serie capacità per la conduzione di operazioni complesse in Ucraina”. Ma, per l’appunto, sono gli USA che giustificano la dislocazione dei sistemi antimissilistici in Europa, tutto intorno alla Russia, con la minaccia iraniana, aggiungendo a pretesto una poco credibile insidia russa a Giappone e Corea del Sud costituita, secondo il Dipartimento di Stato, dai collaudi russi dei missili alati con base a terra e che rappresenterebbe, a detta di Washington, una violazione dell’Accordo sull’eliminazione dei missili a media e corta gittata!

E quale sia lo spirito pacifico della Nato lo testimonia anche il comandante del battaglione neonazista Azov, che ha detto il suo reparto essere equipaggiato e addestrato al livello dell’esercito di un paese baltico o della Germania, grazie ai soldi di “sponsor privati, imprenditori e persone ricche”: da dove provengano tali equipaggiamenti e addestramenti lo hanno mostrato più di una volta le casse di armi e munizioni marchiate Nato rinvenute nei luoghi da cui le milizie hanno sloggiato Guardia nazionale, esercito e battaglioni “volontari” ucraini.

Pare dunque che al rapporto degli analisti britannici possano adattarsi le parole con cui il sofocleo Emone ribatté a suo padre Creonte “che giusto pare soltanto ciò che affermi tu, null’altro”.

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