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Ungheria. Gas lacrimogeni contro migranti in un campo. Pressione sul confine con la Serbia

Le scene viste pochi giorni al confine tra Grecia e Macedonia si sono ripetute ma questa volta al confine tra Serbia e Ungheria, dove la polizia ungherese ha sparato gas lacrimogeni per impedire a circa duecento migranti di lasciare il centro di identificazione per rifugiati di Roszke sul territorio ungherese vicino al confine. Il  portavoce della polizia, Szabolcs Szenti ha riferito che gli immigrati rifiutavano di lasciarsi prendere le impronte digitali e che la “polizia sta cercando di riportare alla calma la situazione, anche se gli immigrati continuano a urlare”. Anche qui si vedono a occhio gli effetti devastanti del Trattato di Dublino che impone, una volta identificati i migranti, di rimanere bloccati nel paese dove si è stati identificati invece di poter proseguire verso il paese di destinazione.

 Il capo della polizia ungherese ha intanto annunciato che oltre 2.100 agenti saranno inviati alla frontiera  con la Serbia, dove  si sta riversando un grande numero di migranti provenienti dalla Macedonia nella speranza  di poter poi entrare nel territorio dell’Unione Europea. I gendarmi inviati da Budapest, ridenominati “cacciatori di confine”, pattuglieranno la frontiera, supportando gli oltre mille poliziotti regolari che già lavorano per intercettare i profughi. Il portavoce del Parlamento, Zoltan Kovacs, ha dichiarato che la possibilità di inviare l’esercito sarà dibattuta la prossima settimana. Oltre 2.500 persone, , di cui 555 bambini, hanno varcato martedì il confine per l’Ungheria. La maggior parte arriva da Siria, Afghanistan e Pakistan.

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