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Perù. Proteste contro l’arrivo delle truppe statunitensi

Inedite proteste hanno accolto lo scorso 19 agosto l’annunciato dispiegamento in Perù di 3200 militari statunitensi rispetto ai 125 attualmente presenti nel paese sudamericano. L’arrivo delle truppe di Washington è atteso per il primo settembre prossimo, e secondo quanto riferito dai comandi militari statunitensi il vasto dispositivo militare straniero dovrebbe rimanere nel paese solo pochi giorni. 

Ma sono in molti a pensare che l’operazione rappresenti una prima testa di ponte per piazzare in un territorio strategico una vasta e permanente presenza militare di Washington.
La marcia più consistente ha percorso le strade di Lima, sfilando dalla centrale Piazza San Martin fino alla sede dell’ambasciata degli Stati Uniti, denunciando quella che considera una vera e propria occupazione militare visto che i soldati di Washington saranno accompagnati da navi da guerra, caccia, elicotteri da ricognizione e combattimento e armamento pesante. Una ‘dotazione’ e un numero di soldati che stride con le dichiarazioni ufficiali del Pentagono e dello stesso governo peruviano, secondo cui il massiccio dispiegamento sarebbe da giustificare con la necessità di aumentare il contrasto nei confronti del narcotraffico. Oltretutto la decisione cozza con quanto affermato a marzo dal segretario generale dell’Unione delle Nazioni Sudamericane, Ernesto Samper, il quale ha proposto l’eliminazione di tutte le basi militari degli Stati Uniti ancora presenti nel territorio del subcontinente, affermando che si tratta ormai di un retaggio “dell’epoca della guerra fredda”.
Ma è evidente che dopo l’affrancamento di Venezuela, Ecuador e Bolivia dal tradizionale asservimento agli interessi economici e militari di Washington, e dopo l’allentamento seppur parziale dei rapporti tra Pentagono e governo colombiano, gli Stati Uniti cercano disperatamente un appiglio in Sud America per la propria presenza militare. Ed infatti proprio in questi mesi Washington ha ampliato la presenza militare in una base dell’Honduras inviando 250 marines.
Esponenti di diverse organizzazioni politiche, sociali e sindacali di sinistra ma anche civiche e religiose hanno chiesto l’annullamento della decisione autorizzata dal parlamento di Lima, con l’opposizione della sola sinistra, e il rispetto pieno della sovranità e della sicurezza nazionale, annunciando che quella del 19 agosto sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di mobilitazioni popolari contro “l’invasione della soldataglia nordamericana”. “Rigettiamo questa presenza e chi l’ha autorizzata come il governo traditore e il Congresso che attualmente non rappresenta nessuna; che si sappia che questa lotta per il rispetto della nostra sovranità comincia solo ora” ha tuonato Guillermo Bermejo, a nome del coordinamento Agorà Popular. La prossima manifestazione è stata già convocata per il Primo Settembre, giorno dello sbarco delle truppe nordamericane sul suolo peruviano.

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