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E’ morta anche la madre del piccolo Alì. I palestinesi annunciano giornata di protesta per venerdi

Non ce l’ha fatta neanche Reham, la madre del piccolo Ali’ morto bruciato in una incursione di coloni israeliani il 31 luglio scorso nel villaggio palestinese di Kfar Douma. La famiglia Dewabsheh non esiste più, uno dopo l’altro, Al’, il padre ed ora la madre sono morti. Sopravvive solo il fratellino di 5 anni ancora ricoverato in gravissime condizioni.

Ad annunciare la morte della donna, avvenuta nelle prime ore di oggi, è stato Hatem Dawabsheh, lo zio del piccolo Alì che era già morto fra le fiamme il 31 luglio. Il padre era deceduto l’8 agosto nell’ospedale israeliano di Soroka. A rimanere gravemente ustionato era stato anche l’altro figlio, di 4 anni.
Una ‘Giornata di collera’ è stata indetta per venerdi’ prossimo in Cisgiordania e a Gerusalemme est in seguito alla morte di Reham Dewabsheh (27 anni). Nelle reti sociali palestinesi si anticipa per venerdi’ “un giorno di lotta popolare contro la occupazione” israeliana.
Già domenica era stato segnalato un peggioramento delle condizioni della Dawabsheh nonostante cinque settimane di cure nell’unità di terapia intensiva dell’ospedale Tel Hashomer a Tel Aviv: la donna soffriva di ustioni di terzo grado sul 90% del corpo causate dall’incendio appiccato con bottiglie molotov prima dell’alba nella camera da letto della famiglia nel villaggio di Kfar Douma.
Le autorità israeliane avevano annunciato e minacciato indagini severe e punizioni esemplari contro il terrorismo dei coloni. Ma ad oltre un  mese di distanza dall’attacco, gli assassini della famiglia Dawabsheh restano ancora a piede libero. Nonostante i proclami delle autorità israeliane – in primis del premier Benjamin Netanyahu – sulla “tolleranza zero” nei confronti dell’ “estremismo ebraico”, è stato spiccato solo un ordine di detenzione amministrativa (carcere senza processo) per sei mesi nei confronti di tre militanti di destra e provvedimenti restrittivi nei confronti di una decina di coloni ed estremisti. L’agenzia Nena News ricorda che, secondo i dati forniti dall’ufficio dell’Onu per la Coordinazione degli Affari Umanitari, dall’inizio del 2015 sono stati 142 gli attacchi di coloni israeliani a residenti palestinesi e alle loro proprietà. Come sottolineato dal portale Middle East Eye, secondo uno studio pubblicato dall’associazione per i diritti umani Yesh Din, su mille denunce da parte palestinese, solo il 7.4 per cento ha prodotto un capo d’accusa negli ultimi dieci anni.

 

 

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