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Madrid esulta: “ETA decapitata”. Arresti a orologeria per minare la trattativa

«L’atto di morte dell’Eta». Così il mini­stro degli Interni spa­gnolo Jorge Fer­nán­dez Díaz ha defi­nito ieri l’arresto, da parte dei membri della Direction Générale de la Sécurité Intérieure (DGSI), di due presunti massimi dirigenti dell’apparato politico dell’organizzazione armata indipendentista basca ETA, David Pla e Iratxe Sorzabal. Il ‘colpaccio’ delle forze di sicurezza di Parigi in collaborazione con la Guardia Civil di Madrid è avvenuto a Saint-Etienne-de-Baigorry, località di Iparralde (il Paese Basco francese), dove Pla e Sorzabal sono stati sorpresi all’interno di una casa rurale dove – sostiene la polizia – avrebbe dovuto riunirsi la ‘cupola’ dell’organizzazione. Nel corso dell’operazione, ribattezzata Pardines in onore del poliziotto Josè Antonio Pardines giustiziato dagli indipendentisti nel 1968 (in pieno franchismo) e scattata intorno alle 12.30, sono stati detenuti anche il proprietario della casa e una quarta persona, mentre è stato invece smentito l’arresto di Josu Urrutikoetxea, altro importante dirigente dell’ETA.
Come detto, il governo spagnolo esulta per la ‘decapitazione’ del movimento basco, con il quale il Partito Popolare guidato da Mariano Rajoy non ha mai voluto intavolare alcuna trattativa nonostante la manifesta disponibilità dell’ETA a chiudere per sempre la lunga stagione della lotta armata. La “organizzazione socialista rivoluzionaria basca di liberazione nazionale” (così si autodefinisce l’ETA) ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale e definitivo nel 2011 e dal 2014 ha cominciato le operazioni di smantellamento del suo arsenale sotto la supervisione di un team di esperti internazionali che Madrid ha sempre trattato a pesci in faccia. Di fatto il PP, insieme agli apparati trasversali di potere spagnoli, mira a sconfiggere militarmente un’organizzazione che non combatte più da anni, mantenendo in piedi una guerra e una campagna repressiva che hanno il solo obiettivo di legittimare la propaganda sciovinista e securitaria di un nazionalismo spagnolo che non vuole rinunciare ad uno dei suoi argomenti tradizionali.

Tra l’altro sia Pla sia Sorzabal sarebbero stati tra i principali promotori del cessate il fuoco prima e del processo di smantellamento dell’apparato militare dell’ETA, e sarebbero due dei tre incappucciati che nel 2011 comparvero in un video annunciando la fine definitiva della lotta armata.

Portavoce per anni di Gestoras Pro Amnistia, Iratxe Sorzabal è stata deputata di Herri Batasuna. Nel 2001 fu arrestata perché accusata di far parte del “Commando Galizia” dell’ETA e pesantamente torturata dalla polizia spagnola. Ma due anni dopo, dopo un periodo passato in un carcere di massima sicurezza e agli arresti domiciliari, fu completamente scagionata per mancanza di prove. Ora è accusata di essere personalmente responsabile di tre omicidi e di aver partecipato a varie azioni dell’organizzazione indipendentista basca.

David Pla è stato a lungo uno degli avvocati di punta del collettivo dei prigionieri politici baschi. Nel 2010 venne arrestato nel corso di una retata condotta congiuntamente dalle forze di sicurezza di Madrid e Parigi contro un team di legali accusati di lavorare per l’ETA ed entrò in clandestinità dopo la sua liberazione da parte della magistratura francese giustificata, anche in questo caso, dalla assoluta mancanza di prove. In precedenza, nel 2000, era già stato arrestato dalla polizia spagnola e condannato a sei anni di reclusione, pena che scontò integralmente.

Gli arresti di ieri hanno causato un notevole scompiglio all’interno del panorama politico basco e soprattutto tra gli esperti del team internazionale che vigila un processo di pace in realtà mai partito veramente per mancanza di volontà da parte del governo spagnolo. Del gruppo fanno parte, tra gli altri, l’avvocato Brian Currin, già attivo nella mediazione che portò ai processi di pace in Irlanda del Nord e in Sudafrica, o l’israeliano Alberto Spektorowski, protagonista dell’accordo di Camp David. Le detenzioni sono avvenute meno di 24 ore prima che i mediatori internazionali iniziassero un giro di riunioni e di incontri – in calendario da tempo – con esponenti del governo basco, del partito della sinistra indipendentista basca Sortu e con altre parti per cercare di sbloccare il processo di pace ormai esistente solo sulla carta. Lo stesso Currin, portavoce del Gruppo Internazionale di Contatto (GIC) ha affermato che il team di mediatori ha accolto con estrema preoccupazione l’operazione “Pardines” in quanto gli arresti avranno delle ripercussioni assai negative sulla trattativa in corso. “E’ estremamente complicato affiancare un processo di pace se esiste in continuazione il rischio che vengano arrestati coloro che stanno promuovendo il processo stesso” hanno fatto sapere gli esperti internazionali. Ed è probabilmente proprio per minare la trattativa (ammesso che ne esista una) che le autorità spagnole e francesi sono impegnate in una serie di arresti che già a luglio condusse alla detenzione, nella località basca francese di Osses, di Xabier Goienetxe e Inaki Reta, considerati i capi dell’apparato logistico dell’ETA.
E’ da considerare una semplice coincidenza che l’operazione Pardines sia scattata esattamente alla vigilia dell’arrivo in terra basca dei mediatori del Gruppo Internazionale di Contatto?

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