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Paese Basco, ventimila in piazza per la liberazione di Arnaldo Otegi

Nelle carceri spagnole non sono rinchiusi solo i militanti dell’Eta, ma anche molti dirigenti politici e sindacali arrestati e incarcerati per reati d’opinione. Non è un caso che pochi anni fa, quando l’Unione Europea protestò – non troppo vivacemente, ovvio – con la Turchia per gli arresti di alcuni parlamentari curdi, il governo di Ankara rispose che applicava misure che alcuni paesi avevano già applicato, citando appunto il caso di Madrid.

Nella lunga lista di attivisti e dirigenti politici detenuti a Madrid per soli reati d’opinione spiccano Arnaldo Otegi, ex portavoce di Batasuna, e Rafa Diez Usubiaga, l’ex segretario generale del sindacato basco Lab.
Per chiederne la immediata liberazione sabato scorso a Donostia sono scese in piazza quasi 20 mila persone in una marcia che è partita alle 17,30 dal Boulevard della città sfilando dietro uno striscione che recitava in basco “Arnaldo eta Rafa Askatu. Politika Askatu”, cioè “Arnaldo e Rafa liberi. Liberate la politica”.
Subito dietro lo striscione di apertura del corteo c’erano i figli di Otegi e di Rafa Diez e poi Miren Zabaleta, Sonia Jacinto e Arkaitz Rodríguez, tre dirigenti della sinistra indipendentista basca arrestati anch’essi per un reato d’opinione all’interno del caso ‘Bateragune’ e scarcerati neanche una settimana prima dopo aver scontato ben sei anni di prigione a causa dell’accusa di far parte dell’ETA. Imputati e condannati nello stesso processo ma a pena detentive leggermente più lunghe, Otegi e Diez è previsto che vengano scarcerati il primo tra circa sei mesi e il secondo nel 2017.
I due massimi dirigenti della sinistra patriottica basca furono arrestati nel 2009 nel corso di una maxiretata scattata contro coloro che la magistratura accusò di voler ‘ricostituire’ il partito Batasuna, disciolto e posto fuori legge pochi anni prima dallo Stato Spagnolo con l’accusa di essere il braccio politico dell’organizzazione armata ETA. In primo grado la condanna fu a ben 10 anni di reclusione, poi ridotta in appello a sei anni e mezzo.
Naturalmente alla marcia hanno partecipato moltissimi esponenti delle varie anime della sinistra indipendentista – Eh Bildu, Amaiur, Sortu, Ea, Aralar, Alternatiba – e del movimento sindacale basco. Ma all’iniziativa hanno preso parte, seppur a titolo individuale, anche una ventina di esponenti istituzionali di Podemos, il cui segretario locale, Roberto Uriarte, aveva affermato che non avrebbe sostenuto la manifestazione ma che non ci sarebbe stato niente di male se altri esponenti del partito  avessero partecipato. Dentro Podemos il dibattito sull’adesione al corteo – che alla fine non c’è stata – è stato abbastanza infuocato, con alcuni settori del movimento, come quelli della Navarra, della Bizkaia e dell’Araba che nei giorni precedenti avevano già firmato un appello che chiede il rispetto dei diritti umani per gli arrestati.
Presenti nelle prime file anche numerosi componenti della delegazione catalana e addirittura alcuni dirigenti del Partito Socialista del Paese Basco.
Arkaitz Rodríguez, uno dei tre condannati nel caso Bateragune appena uscito di prigione, nell’intervento finale ha assicurato che lo “Stato Spagnolo non vuole la pace e preferisce la guerra perché non ha alcuna offerta politica da fare a questo paese”. “Lo Stato può lasciar cadere il ramoscello d’olivo tutte le volte che vuole ma in nessun caso potrà impedire a Euskal Herria di conquistare l’indipendenza” ha aggiunto.
Sulla stampa basca e spagnola in questi giorni sono stati pubblicati alcuni interventi di analisti e commentatori secondo i quali Arnaldo Otegi, una volta uscito dal carcere nella primavera del prossimo anno, potrebbe essere candidato a lehendakari (presidente della Comunità Autonoma Basca) alle prossime elezioni regionali. Otegi è considerato il principale artefice della svolta che portò alla fine del decennio scorso alla fine della lotta armata da parte dell’Eta e alla rifondazione del partito della sinistra indipendentista basca su nuove basi contrarie all’uso della violenza politica.
Per la sua scarcerazione si sono mobilitati in questi anni esponenti politici, intellettuali e premi Nobel di diversi paesi – tanto che Otegi è stato ribattezzato “il Mandela basco” – nella quasi completa indifferenza, come capita spesso, della grande stampa italiana.

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