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Syriza e Anel obbediscono alla troika. E perdono altri pezzi

La nuova Syriza depurata dei settori critici che non hanno accettato la firma del terzo memorandum a luglio e l’adozione di un nuovo piano lacrime e sangue scritto a Bruxelles e a Berlino perde di nuovo alcuni pezzi. Non consistenti, per ora, ma certo significativi, considerando ad esempio che le liste del partito presentate per le elezioni anticipate del 20 settembre scorso erano state completamente blindate per evitare che fossero eletti, come era accaduto alla tornata precedente, candidati critici con la linea dei sacrifici e della soggezione alla Troika. 
Eppure nei giorni scorsi, quando il governo Tsipras è andato in parlamento ad Atene per ottenere dalla sua maggioranza l’approvazione delle nuove, pesanti misure imposte al paese dalla Troika in cambio dello sblocco di una nuova tranche di prestiti, sia Syriza sia Anel hanno dovuto fare i conti con una piccola ma imbarazzante fronda interna che ha portato all’espulsione dai due rispettivi gruppi parlamentari di tre parlamentari che non hanno accettato di votare le privatizzazioni, l’aumento dell’età pensionabile e quello delle tasse per gli agricoltori.
Alla fine le misure imposte da Bruxelles e Berlino sono passate, ma la maggioranza ha perso tre dei suoi componenti, riducentosi da 155 a 153 su un totale di 300. Un vantaggio sulle opposizioni davvero esiguo, che aumenta ulteriormente il potere di ricatto da parte dei partiti centristi – socialisti, il Fiume, liberali – che Tsipras sarà costretto a imbarcare di nuovo per reggere eventuali nuove defezioni. 
Al termine del dibattito parlamentare sull’approvazione delle più pesanti misure previste dal memorandum firmato a luglio dal primo ministro tre deputati non hanno accettato di chinare la testa. Tra questi c’è Gavriìl Sakellarìdis, giovane ex portavoce del governo che aveva già informato i colleghi della propria intenzione di non votare le nuove misure capestro. La decisione è diventata definitiva dopo che l’esecutivo di Atene ha accettato di obbedire almeno in parte agli ordini della Troika, abbassando significativamente le protezioni per i cittadini indebitati con le banche, il che rende più facile l’esproprio e la messa all’asta anche della prima casa, a esclusivo beneficio degli istituti finanziari. Se Syriza in campagna elettorale aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per escludere la prima casa dalle pretese delle banche, la norma approvata mette al riparo solo il 30-40% delle prime abitazioni. Visto il suo ‘no’ al pacchetto lacrime e sangue il trentacinquenne economista è stato invitato da Tsipras a dimettersi ed a lasciare il seggio al primo dei non eletti, che lo stato maggiore dell’ex sinistra radicale spera sia più fedele dell’ex portavoce di Syriza.
Il ‘no’ forse più significativo alle misure di implementazione del memorandum è venuto da Stathis Panagoulis, fratello di Alekos, l’eroe della resistenza contro la dittatura fascista dei colonnelli e compagno di Oriana Fallaci. Dopo aver deciso di non votare a favore delle «precondizioni agli aiuti» imposte dalla Troika in versione quartetto Panagoulis è stato espulso dal gruppo parlamentare di Syriza.
Come già detto una defezione ha indebolito anche il gruppo parlamentare dei Greci Indipendenti, forza di destra nazionalista nata pochi anni fa da una scissione ‘antiausterity’ del partito conservatore Nuova Democrazia e partner del governo insieme a Syriza. Il ribelle è Nikos Nikolopoulos che ha detto no ai nuovi sacrifici affermando di «voler rispettare il proprio mandato, basato sulla promessa di proteggere la prima casa, gli stipendi e le pensioni». Al contrario di Sakellarìdis, malgrado l’invito del leader di Anel a dimettersi, Nikolopoulos ha deciso di tenere il seggio.
Intanto nei giorni scorsi nuove grane per Syriza sono arrivate dal parlamento europeo, dove l’ex europarlamentare Sofia Sakorafa (indipendente dal settembre scorso) si è unita al coro di critiche nei confronti dell’esecutivo di Atene denunciando lo scioglimento della Commissione per la Verità sul Debito Greco. La deputata europea ha indirizzato al Presidente del Parlamento Greco, Nikos Voutsis, una lettera aperta dopo che questi ha annunciato la chiusura della commmissione invisa all’esecutivo e naturalmente alla Troika, dopo che i parlamentari e i tecnici che vi avevano preso parte erano giunti alla conclusione che una grossa fetta del debito di Atene era da considerarsi illegale e quindi inesigibile. Ma le conclusioni della Commissione, alla quale avevano partecipato anche esperti di altri paesi, sono state di fatto completamente ignorate sia dal governo che dal parlamento di Atene, fino alla decisione di porre fine ai suoi lavori.

Di seguito il testo dell’eurodeputata: 

Signor Presidente,

Con lettera raccomandata firmata da Lei il 12 novembre, ricevuta il 17 novembre 2015, Lei mi annuncia la soppressione della Commissione per la Verità sul Debito pubblico greco.
Nella Sua lettera, Lei non osa nemmeno fare il nome della Commissione. Questo si capisce. Dato che si cerca di fare in modo che il popolo greco «dimentichi» la questione della legittimità del debito, e che gli si vuole far credere che il terzo memorandum, il più duro, è la sola soluzione possibile, è vero che la verità può fare paura, anche se si tratta solo della parola «verità».
Signor Presidente, è inconcepibile che il Presidente del Parlamento ellenico, e ancor meno qualcuno che è stato di sinistra, sopprima la Commissione per la Verità sul Debito pubblico.
È offensivo che il Parlamento diventi nuovamente il luogo della legittimazione degli scandali, delle irregolarità, delle scelte politiche barbariche, degli accordi di sottomissione, dei contratti leonini, e che tutto questo sia accettato e ratificato dal Presidente della Camera.
Signor Presidente, penso che non ci sia niente da aggiungere. Lei non ha fatto che eseguire gli ordini. D’altra parte è la ragione per la quale Lei è stato scelto come Presidente della Camera in questo periodo cruciale.
La responsabilità politica di questa decisione appartiene interamente al Primo ministro, Alexis Tsipras.
Il Sig. Tsipras che, assieme al Presidente della Repubblica, ha assistito all’apertura dei lavori della Commissione il 4 aprile 2015.
Il Sig. Tsipras che mi ha personalmente assicurato con fermezza che la Commissione avrebbe funzionato senza ostacoli fino alla conclusione dei suoi lavori.
Il Sig. Tsipras porta l’intera responsabilità politica del rifiuto di fare luce sulle politiche imposte con l’aiuto della corruzione, e dei contratti leonini che ci hanno portati in un vicolo cieco.
Il Sig. Tsipras porta l’intera responsabilità politica della rinuncia a utilizzare uno strumento di rinegoziazione del debito che pure è accettato, approvato e legittimato da un regolamento dell’Unione Europea.
È certo che la Sua decisione di sopprimere la Commissione per la Verità sul debito non influirà per niente sulla determinazione e l’efficienza di tutti noi che continuiamo a lottare e restiamo convinti che la verità sarà il catalizzatore di cambiamenti politici profondi.

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