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La Cina costruirà una base navale a Gibuti, nel Corno d’Africa

La Repubblica Popolare Cinese costruirà la sua prima base navale a Gibuti. A confermare l’indiscrezione diffusa nei giorni scorsi è stato il ministro degli Esteri del Paese africano, a margine del Forum sulla cooperazione tra Cina e Africa (FOCAC) in corso a Johannesburg, in Sud Africa. Nel piccolo ma strategico paese del Corno d’Africa, affacciato sullo stretto di Bab el-Mandeb che collega il Mar Rosso all’Oceano Indiano, sono da tempo già presenti ingenti truppe e basi di Stati Uniti, Francia e Giappone.
“I negoziati sono finiti e la base navale sarà costruita a Gibuti – ha detto Mahamoud Ali Youssouf alla France presse – obiettivo di questa base è contrastare i pirati e soprattutto garantire la sicurezza alle navi cinesi che usano questo stretto strategico, importante per tutti i Paesi del mondo. Per Gibuti è un altro alleato strategico”.
Lo scorso maggio era stato lo stesso presidente gibutino, Ismail Omar Guelleh, a riferire alla France presse di negoziati in corso con la Cina su una base militare. La scorsa settimana i negoziati erano stati confermati per la prima volta dalle autorità cinesi, precisando che si tratta di strutture militari logistiche nel porto di Gibuti a sostegno dei peacekeeper cinesi e per le missioni anti-pirateria.
Secondo quanto riferito dal China Daily, oggi il presidente cinese Xi Jinping ha incontrato Guelleh a margine del vertice di Johannesburg, accogliendo con favore la partecipazione del Paese africano al progetto cinese per una Via della seta del XXI secolo, lanciato dallo stesso Xi nel 2013, volto a portare le merci cinesi nel Medio Oriente e da qui in Africa e in Europa.
In occasione del vertice in corso in Sud Africa, il governo della Cina si è impegnato a finanziare nei prossimi tre anni 10 diversi programmi di cooperazione con il continente africano per un valore complessivo di 60 miliardi di dollari. Un impegno definito “storico” dal capo di Stato dello Zimbabwe, Robert Mugabe, attuale presidente dell’Unione africana.
Intervenendo al Forum sulla cooperazione tra Cina e Africa (FOCAC) il leader cinese ha precisato che i 10 piani di sviluppo riguarderanno agricoltura, industrializzazione, infrastrutture, servizi finanziari, tutela ambientale, sostegno a commerci e investimenti, riduzione della povertà e welfare, scambi tra popoli, sanità, pace e sicurezza. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa cinese Xinhua, Xi ha rimarcato che si tratterà di programmi volti ad aiutare i Paesi africani a superare i principali ostacoli al loro sviluppo, ossia carenza di infrastrutture, mancanza di competenze e fondi inadeguati, accelerando l’industrializzazione e la modernizzazione del settore agricolo con l’obiettivo di sostenere uno sviluppo indipendente e sostenibile.
“La Cina ha deciso di fornire complessivamente 60 miliardi di dollari di aiuto”, ha annunciato Xi, precisando che 5 miliardi saranno prestiti a tasso zero e altri 35 miliardi prestiti a tasso preferenziale. Pechino ha anche promesso un miliardo di yuan (156 milioni di dollari) sotto forma di aiuti alimentari di emergenza ai Paesi che hanno avuto cattivi raccolti a causa di El Nino e “un aiuto senza contropartite all’Unione africana di 60 milioni di dollari” per finanziare in particolare le operazioni di peacekeeping.
“I rapporti tra Cina e Africa hanno raggiunto oggi un livello di crescita mai registrato nella storia – ha quindi concluso Xi – uniamo le forze e lanciamo una nuova era di cooperazione tra Cina e Africa che faccia l’interesse di entrambe e di sviluppo comune”.
Gli impegni annunciati da Pechino sono stati subito definiti “storici” dal presidente di turno dell’Ua che, rivolgendosi ai leader africani presenti al vertice, ha invitato a rivolgere un “fragoroso applauso” a Xi. “Colgo l’occasione – ha quindi detto Mugabe – per esprimere la mia sincera e profonda gratitudine. Ecco un uomo che rappresenta un Paese un tempo definito povero, un Paese che non è mai stato nostro colonizzatore. E che fa quello che noi ci aspettavamo da coloro che ci hanno colonizzato”.
Da parte sua, l’ospite del summit, il presidente sudafricano Jacob Zuma, ha sottolineato le potenzialità economiche del partenariato sino-africano: “La Cina è il principale partner commerciale dell’Africa e l’Africa rappresenta uno dei principali mercati per le esportazioni cinesi e il quarto per gli investimenti cinesi. Questo partenariato può solo portare risultati positivi all’Africa. Insieme noi rappresentiamo un terzo della popolazione mondiale… questo indica un immenso potenziale”.
Nell’arco di un decennio, gli scambi commerciali tra Cina e Africa si sono “moltiplicati di circa dieci volte” per toccare i 300 miliardi di dollari nell’anno in corso, stando alle stime rese note dal FOCAC. La Cina conta più di un milione di lavoratori e oltre 2.000 aziende in Africa. Ma gli investimenti cinesi sono crollati del 40% nei primi sei mesi del 2015, su base annuale, a causa del forte rallentamento della crescita cinese. Zhong Jinahua, un diplomatico cinese presente al forum, ha ridimensionato i timori diffusi su un ulteriore calo degli investimenti: “Non credo ci sia da spaventarsi per le fluttuazioni dei volumi di scambi commerciali. E’ normale per il mercato registrare up e down”.
Nel suo intervento Zuma ha anche rimarcato la necessità di garantire la pace per favorire la crescita economica: “Dobbiamo dare ai nostri popoli la speranza che le armi tacciano. La pace crea condizioni migliori per lo sviluppo economico”. Sono almeno una ventina i leader africani presenti a Johannesburg: Salva Kiir (Sud Sudan), Muhammadu Buhari (Nigeria), Uhuru Kenyatta (Kenya), Macky Sall (Senegal), Idriss Deby (Ciad), Joseph Kabila (Repubblica democratica del Congo).

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