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“In Medio Oriente l’attore principale adesso è la Russia”. L’Isis creatura sfuggita ai suoi creatori

Intervista a Nawar El Sahili. A Roma per il convegno su “La Causa. Il Medio Oriente tra resistenza alla guerra imperialista, caos, migrazioni”, il deputato di Hezbollah Nawar El Sahili ha risposto alle domande poste da alcuni giornalisti tra cui la nostra redazione.

I ripetuti interventi degli Usa o delle potenze europee in Medio Oriente in un prima fase hanno mirato al cambiamento dei regimi politici (vedi Iraq, Libia, Siria ma anche Egitto, Tunisia), adesso sembrano puntare ad una modifica dei confini dei vari stati mediorientali, cioè a riscrivere la mappa del Medio Oriente. E’ così?

I due obiettivi in realtà sono gli stessi. Come libanesi riteniamo che questo progetto sia nato nel 2006 quando Condoleeza Rice, allora segretario di stato  nell’amministrazione Bush, affermò che quello che stava accadendo in Libano (l’invasione israeliana) erano le doglie del travaglio del Nuovo Medio Oriente, parlò di un “disordine creativo” che in realtà era distruttivo. Dopo la sconfitta dell’invasione israeliana in Libano nel luglio 2006, sono state incubate le Primavere Arabe, i cui presupposti erano giusti ma che sono state strumentalizzate. L’obiettivo era dividere gli Stati in Stati ancora più piccoli, una sorta di nuovo accordo Seys-Piquot. Ma è lo Stato islamico quello che vuole l’occidente? Spesso gli obiettivi ai quali si ambisce falliscono. Vediamo quanto è accaduto in Egitto e Tunisia.

In Egitto ci sono state due rivoluzioni. La prima è stata quella che ha portato al potere i Fratelli Musulmani, la seconda quella che è stata chiamata rivoluzione della rivoluzione, ha rovesciato il nuovo regime riportando al potere un regime che somiglia molto a quello che era stato abbattuto dalla prima rivoluzione. In Tunisia l’attuale presidente è un uomo molto vicino alle posizioni del vecchio regime. In Siria domina ormai il terrorismo. I cosiddetti movimenti politici contro Assad sul terreno non contano nulla, comandano l’Isis e al Nusra e altri movimenti islamisti.

Quali ripercussioni della guerra in Siria ci sono state in Libano?

In Libano siamo riusciti a tenere il “fuoco lontano dal vulcano”. Abbiamo combattuto il terrorismo sul confine e poi anche in Siria, con una sorta di guerra preventiva. Se non fosse stato per la Resistenza e per l’Esercito Libanese, l’Isis avrebbe occupato anche il Libano. Il Libano per ora è salvo ma rimane vittime di azioni terroristiche come quella avvenuta il 12 novembre a Beirut.

Oggi un analista italiano del Medio Oriente (Ugo Tramballi, ndr) ha scritto che per stabilizzare la situazione in Siria e nella regione mediorientale servirebbe un nuovo accordo di Yalta tra Stati Uniti e Russia. Un dirigente del suo partito ha sostenuto invece che in Medio Oriente servirebbe una sorta di pace di Westfalia, come quella che in Europa mise fine alla Guerra dei Trent’anni e fece nascere gli stati europei moderni. Quindi una sorta di accordo tra le tre maggiori potenze regionali: Turchia, Iran, Arabia Saudita. Lei cosa ne pensa?

Adesso l’attore principale nella regione è la Russia. Anche la Turchia e l’Arabia Saudita hanno un ruolo importante ma è un ruolo negativo contro la Siria, poi contro Al Maliki in Iraq ed infine sostengono l’Isis che ha occupato gran parte dell’Iraq. Adesso la situazione è diversa perché è fallito il tentativo di scatenare una guerra etnica in Iraq tra sciiti e sunniti. Il piano di Kissinger che puntava alla divisione è fallito. Se ci fosse un accordo regionale che comprenda Usa, Russia e le tre potenze della regione, il problema si risolverebbe in modo molto veloce.

Quando Hillary Clinton ha affermato che l’Isis gli è sfuggita dalle mani che cosa avete pensato?

Il progetto e il pensiero estremista e terrorista, è di origine wahabita, creato dall’Arabia Saudita e sostenuto dagli USA. E’ nato in Afghanistan contro l’Unione Sovietica. Quella dichiarazione della Clinton per noi non è stata una sorpresa. Hanno cercato di alimentare una divisione e un conflitto tra sciiti e sunniti, ma la “creatura” qualche volta sfugge dalle mani dei suoi creatori.

In Libano pesano ancora le divisioni confessionali tra sunniti, sciiti, cristiani che determinano gli equilibri politici del paese. A che punto è la proposta di riforma elettorale che dovrebbe porre fine a questo sistema?

 A breve termine in Libano non riusciremo ad uscire dal sistema confessionale. Possiamo migliorare la legge elettorale ma senza modificare questa composizione. Possiamo modificare le percentuali rendendole più aderenti alla realtà. La legge elettorale che potrebbe uscire fuori sarà una via di mezzo tra proporzionale e maggioritario, con i candidati eletti metà e metà.

Qual è l’importanza di questo convegno a Roma?

L’importanza è nel suo titolo, “La Causa”, che poi è quella palestinese soprattutto. Eppure non sentiamo più parlare di Palestina nonostante i tanti morti negli ultimi due mesi. Parlano di barbarie ma si tratta di disperazione, vanno con un coltello contro mitra e carri armati. Questo convegno a Roma è significativo perché siamo nel cuore dell’Europa.

Dopo l’attentato avvenuto a Beirut cosa state facendo in Parlamento?

La mia partecipazione a questo convegno qui a Roma è parte di questo lavoro, ossia far arrivare le parole della resistenza anche al di fuori del Libano. Il messaggio che il mondo occidentale deve sapere è che questo terrorismo è nemico dell’umanità. Negli Stati Uniti ancora classificano come terroristi i movimenti di resistenza palestinesi o Hezbollah che invece il terrorismo lo stanno combattendo.

Ma può un paese essere immune dal terrorismo?

Questo terrorismo può colpire in qualsiasi paese del mondo come avvenuto a Parigi o la scorsa settimana negli stessi  Stati Uniti. E’ inaccettabile che vengano dichiarati nemici persone che hanno una convinzione religiosa diversa dalla propria.

La Russia ha proposto una alleanza per combattere il terrorismo. Cosa risponderanno le potenze del Consiglio di Sicurezza dell’Onu?

Siamo convinti che fino a quando nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu ci saranno gli Usa occorrerà rivolgere a loro questa domanda. In un anno e tre mesi di esistenza della coalizione anti Isis non gli hanno fatto neanche un graffio. La Russia in soli due mesi ha fatto quello che andava fatto seriamente ed ha mandato un messaggio: o si fa una vera coalizione eppure facciamo da soli. Oggi sono in campo due forze: l’asse della Resistenza appoggiato dalla Russia e l’asse sostenuto da Usa, Arabia Saudita, Qatar che vogliono rovesciare il governo siriano. Oggi i rapporti di forza sono tornati a favore dell’asse della Resistenza.

Qual è il ruolo dei mass media?

I media sono importanti quanto le armi. Lo abbiamo imparato nel 2006 durante l’aggressione israeliana. Adesso i mass media non sono più totalmente controllabili. L’Isis ad esempio è diventato una forza grazie ai suoi video e ai social network.

 

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