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Russia-Turchia: due incidenti mancati, Erdogan cerca di coinvolgere la Nato

Due mancati “incidenti” nel giro di due giorni tra vascelli russi e turchi, in questo momento, in questa situazione, non sono certo fatti che passano inosservati, né tantomeno possono ritenersi casuali.
Ieri era stato l’Egeo, il bacino di un mancato scontro tra un peschereccio turco e il cacciatorpediniere di pattugliamento russo “Smetlivy”. Oggi ci si è spostati nel mar Nero, protagonisti un naviglio turco e le piattaforme di trivellazione russe. In tutti e due i casi lo speronamento, forse cercato, è stato evitato per poco, ma è stato sufficiente a far sì che Mosca parlasse di provocazione.
Domenica mattina, a meno di 20 miglia dall’isola di Lemno, intorno alle 8 ora locale, con visibilità ottima e mare quasi piatto, le vedette russe hanno avvistato un peschereccio turco che, a una distanza di meno di un miglio, dirigeva a tribordo della loro nave, all’ancora in acque internazionali a poche miglia dall’isola greca dell’Egeo. Ai diversi tentativi di mettersi in contatto radio, non si è avuta risposta da parte del peschereccio, così come ai segnali luminosi e al lancio di razzi di segnalazione. Quando ormai la distanza tra i due natanti si era ridotta a poche centinaia di metri, il vascello russo è stato costretto a ricorrere all’ultima risorsa: aprire fuoco di avvertimento con armi leggere di fronte alla prora del peschereccio. Solo a questo punto i turchi hanno deviato la rotta, passando a meno di 600 metri dalla fiancata dello “Smetlivy”. Immediatamente, il vice Ministro della difesa russo Anatolij Antonov, ha convocato l’addetto militare dell’ambasciata turca a Mosca. A detta dell’osservatore militare Viktor Baranets, si è trattato di un’aperta provocazione, dato che l’equipaggio turco non può non aver notato la nave militare – il caccia russo stazza quasi 4.400 tonnellate lorde, per 144 metri di lunghezza e 16 di larghezza – e tutto lascia pensare a un tentativo di raccogliere “prove a testimonianza dell’aggressività russa”.

Oggi invece, una nave battente bandiera turca è andata a disturbare il posizionamento di apparecchiature di trivellazione russe nel mar Nero. L’intervento di mezzi navali della guardia costiera e di un vascello lanciamissili russo della flotta del mar Nero hanno costretto la nave turca a cambiare rotta. Il convoglio russo era in trasferimento dal precedente stazionamento a largo di Odessa verso acque territoriali russe. Anche in questo caso, contravvenendo alle regole di navigazione, il natante (non identificato, ma con bandiera turca) stava per incrociare una rotta perpendicolare a quella del convoglio, senza rispondere a nessun segnale di avvertimento. Solo l’intervento dei mezzi militari russi lo ha convinto a deviare dalla rotta di collisione.
Su Moskovskij komsomolets, esperti russi hanno valutato i due incidenti sfiorati. Anatolij Tsiganok, direttore del Centro di rilevazione militare, afferma che “dal momento che Erdogan non desidera apparire come colpevole dell’attuale situazione, fa di tutto affinché altri, di secondo rango, cerchino di acuire la tensione. Tutto questo è una provocazione, affinché si accrescano sempre più i pericoli e la Nato intervenga a sostenere la Turchia. Le provocazioni dunque continueranno”. Dello stesso parere il politologo militare Aleksandr Perendžiev: “Sono tutte azioni provocatorie; non c’è alcuna casualità. L’obiettivo è quello di costringerci ad aprire il fuoco su obiettivi civili turchi, per presentare la Russia quale aggressore di pescatori indifesi e poter poi adottare tutte le misure del caso in loro difesa, coinvolgendo magari anche la Nato. E magari arrivando anche alla chiusura di Bosforo e Dardanelli”. Secondo il turcologo Ilšat Saetov, gli incidenti in mare sono “quantomeno il segno che né Mosca, né Ankara, per ora, intraprendono seri passi per l’avvicinamento delle posizioni. Erdogan ha capito che la campagna antirussa gli sta portando punti; nelle ultime settimane, il numero di coloro che appoggiano il suo progetto di regime presidenziale è aumentato del 20%. Credo che i sociologi suggeriscano a Erdogan che il conflitto lavora a suo favore e la nostra leadership non è disposta a fare il primo passo per la descalation del conflitto, dato che è stato un nostro aereo a essere abbattuto. Non penso che i pescatori turchi siano stati mandati di proposito contro le navi russe. Ma non è stato nemmeno detto loro di non dirigersi in quella direzione… Se tutto ciò fosse avvenuto in tempi normali, nel periodo dell’amicizia, nessuno avrebbe dato importanza a tali incidenti. Ma ora, il più piccolo scontro lavora a favore di Erdogan”. Nato compresa.

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