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Egitto: “Regeni fu torturato”. Migliaia di medici in piazza contro il regime

Nuove rivelazioni sul caso di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato morto al Cairo con segni di evidente tortura sul suo corpo. Stando a quanto hanno riferito al New York Times tre fonti locali coinvolte nelle indagini sull’omicidio, Regeni sarebbe stato “preso” da alcuni agenti di polizia al Cairo lo scorso 25 gennaio perchè pensavano fosse “una spia”.

Una di queste fonti in particolare afferma che il giovane ricercatore sarebbe stato portato via perché avrebbe reagito in modo brusco agli agenti che lo avevano fermato. “Era stato molto scortese ed aveva agito da duro”, ha dichiarato la fonte, che come le altre due ha parlato in condizioni di anonimato.

Il Nyt riferisce di aver intervistato le sue tre fonti separatamente. Tutti i tre hanno spiegato che il giovane ricercatore aveva sollevato i sospetti degli agenti perche sul suo cellulare avevano trovato contatti con alcune persone legate ai Fratelli Musulmani, gruppo islamico messo al bando dal governo egiziano, e al “Movimento 6 aprile”, coalizione progressista protagonista della sollevazione popolare contro il regime di Mubarak di cui quello attuale è erede diretto. Secondo una delle fonti del Nyt, “gli agenti pensavano che fosse una spia. Dopo tutto chi viene in Egitto a studiare i sindacati?”.

Secondo altre fonti invece il ragazzo sarebbe stato pedinato e intercettato fin dal suo arrivo al Cairo visto il suo lavoro di indagine sulle attività dei sindacati indipendenti e dei movimenti sociali egiziani divenuti target della repressione selvaggia del regime che avrebbe deciso di togliere di mezzo lo scomodo giornalista.
A proposito del clima asfissiante che si respira nel paese nei giorni scorsi migliaia di medici hanno protestato davanti alla sede dell’ordine dei medici al Cairo per chiedere giustizia nei confronti di due loro colleghi picchiati dalla polizia.

Nove agenti sono sospettati di aver minacciato e picchiato dei medici in un ospedale pubblico del quartiere settentrionale Matareya al Cairo, lo scorso 28 gennaio, dopo che questi si erano rifiutati di contraffare un referto medico. I nove poliziotti sono stati convocati dal pubblico ministero per essere interrogati e sono stati immediatamente rilasciati.

“Le nostre richieste sono molto semplici: garanzie per la sicurezza dei medici nello svolgimento della loro professione e il processo ai responsabili delle intimidazioni e pestaggio”, ha spiegato il leader del sindacato di categoria, Hussein Khairi.

“Al ministero degli Interni ci sono criminali”, hanno scandito i manifestanti, a mezzo chilometro di distanza da quattro blindati della polizia. “Sono venuto per inviare un messaggio: che la dignità dei medici e di tutto il popolo egiziano non può essere violata”, ha detto Ahmad Sweif, cardiologo 35enne, in piazza con la moglie. 

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